BB

image È normale che in un mondaccio e in un’epoca come i nostri – dove la gente vive su Whatsapp e Facebook e si dimentica di scopare, la sa tutta sempre e solo lei, si indigna e grida allo scandalo ogni due per tre (senza saperne una cippa, in realtà), non legge, non ama, non si rilassa e in sostanza non è serena per niente – sono sempre più diffusi e popolari concetti e pratiche fisiche e spirituali provenienti da lontano, da Oriente.

Non che lì sia tutto splendido, eh? Tutt’altro. Ma la loro storia è così diversa dalla nostra, il loro approccio alla vita, l’attitudine agli impevisti, alle avversità. Sono di certo meno sboroni e più umili di noi da quelle parti (mediamente). Meno ossessionati da sé stessi. Meno importanti.

Bello. Mi piace.

Per cui da anni ormai il vostro amato Truck Driver, accanto alle usuali lunghe sessioni di Schiaffo del Soldato, agli spalti delle gare di lotta tra galli cedroni (con scommessa) e al lapdancing estremo, si ritrova sempre più spesso solo e volutamente isolato, in penombra, nel silenzio, a osservare estasiato la rugiada scivolare su tenere foglie d’erba di campo, in posizione del loto, e a sentire rimbombare nella testa in continuazione il conteggio in sanscrito delle lunghe respirazioni… chatuari…. pancha….

Sì ma, che vi credete, che mi sia quindi rammollito del tutto? Che abbia assorbito anche pari pari la dolce arrendevolezza di yogi e santoni e il loro perenne sorriso ebete, con i quali rispondono a qualsivoglia provocazione o asperità?

Giammai. Sono sempre quello del Pan per focaccia, dopo tutto.

Ispirato dal Dudeismo del Grandissimo Lebowski e dal modesto ma scalpitante vissuto personale, ho pensato bene di adattare alcune pratiche vicine a India e Buddismo alla mia occidentale, sgradevole persona. Una sorta di personalizzazione della fede. Un incontro di visioni del mondo. Un’accozzaglia indegna, diranno a ragione i detrattori. Embè? Cosa volete che mi interessi dei loro commenti velenosi, ora che penso solo all’amore per l’Universo e la sua complessità? Certo, ho forse ancora qualche piccolo problema con alcune delle cose del quotidiano, tipo le auto in sosta sulle strisce o la merda non raccolta dei cani, ma l’Universo lo amo tutto indistintamente, potete scommetterci.

Buddismo Bastardo. BB. L’ho chiamato così. Quello che ci vuole.

Voi kaizenauti leggetene. Interessatevi. Iscrivetevi. Mandate pure 500 euro al sottoscritto: servono per marijuana e frutta fresca a chilometro zero, lo dico a scanso di equivoci. Trasparenza, cazzo, e non solo per i vestiti delle giovani adepte del Buddismo Bastardo.

Qui di seguito nel frattempo alcuni spunti sulle principali differenze tra Buddismo Classico e Bastardo:

Vi aspetto tutti, respirando ujjayi.

  • Sii gentile con gli umili e bastardo con gli stronzi. Basterebbe questa massima. Il Buddismo Bastardo è tutto qui. Perchè? Perchè gli stronzi devono soffrire in qualche modo, eh che cazzo… Ma fallo sempre con gioia. Mica devi essere stronzo con quella faccia lunga, quella sicumera… quel fastidioso cattivo umore. No. Fallo con gioia. Sereno. Paffuto. Manda affanculo con gioia. E poi vai a dormire il sonno dei giusti, come un bambino.
  • Puoi anche vestirti normale e non come un Hare Krishna.
  • La maggior parte della gente non capisce niente di ‘ste cose e ti prende per il culo: se c’è una discussione e tu sostieni la tua con decisione, dicono: ma come, non eri mica tutto yoga e positività, tu? No, sono curcuma, incenso e TANTI SCHIAFFI, se interessa.
  • Brava persona il Dalai Lama, ma puoi anche non spararti sei ore di fila davanti al Forum al 14 agosto per salutarlo insieme ai compagni di Ayurveda. Non è che se ti vede, tu sei salvo. Non è Padre Pio. Non esiste Padre Pio. Esisti tu e la tua inadeguatezza. Live with it.
  • Prendi tutto con misura. Le costine di maiale te le puoi anche mangiare, una volta. Anche la Pepsi la puoi bere (se proprio proprio). Puoi anche canticchiare Taylor Swift. Cioè, funziona come con tutto il resto: più esageri, più ti invasi, peggio è. Sarai inverosimile e ridicolo. Sii te stesso invece, che a ridicolo sei già a posto.
  • Prendi buddismo, yoga, ayurveda e sfruttale, cazzo! Come con tutto il resto, prendi, assorbi, rielabora, sfrutta, non diventare un invasato. Prendi quello che ti serve e butta via il resto. Non appartenere. E passa ‘sto cilum, cos’hai mangiato, il pollo?
  • Se non conosci il Mantra della tua lezione a memoria, impara solo l’ultima parola per ciascun verso e cantala forte, per il resto mormora indistintamente, che è come respirare ujiayi: vuol dire impegno e concentrazione. Qualcuno del gruppo lo saprà pur tutto per bene, ‘sto Mantra. Lascialo perdersi nella corretta (impossibile) pronuncia sanscrita. Sandarashita swatma sukhava bhode. Nishreyase Jangalikaya Mane Samsara halahala mohashantiye. Abahu Purushakaram Shankachakra..  Tu accodati. Ritagliati un posticino. Imboscati e fai comunque bella figura. Sì, proprio all’italiana.
  • Ancora con ‘sto cattolicesimo? Va bene che se vogliamo è la religione perfetta: fai tutti i peccati che vuoi, gola, avidità, adulterio, trans, bamba a colline, e poi due Padre Nostro e tre Ave Maria e sei a posto! Grandioso… Però che noia, che stress, che pancetta che ti viene! Cambia tutto invece, dì no alla zia e alla nonna, disiscrviti dalla Castagnata col Don. Vieni con me nel Buddismo Bastardo. BB è pace. BB è libertà. Con noi puoi continuare a bestemmiare qualsiasi Dio senza limiti, bere birra e ascoltare musicassette della tua musica preferita di trent’anni fa. Nessuno se la caca. Nessuno TI caca. questo è il bello. Non sei importante. Fai quello che vuoi.

Tanto poi raccogli quel che semini, fratella/o. Sempre e comunque.

Namaste.

 

 

Com’è che ti chiami?

christopherwalkencolkoonzOh, ‘mbè?

Se non vi scrivo io voi un cazzo, eh?

Begli amici di merda…

😀

Sentite questa, bastardi – anche se non ve la meritate: se volete trattare male qualcuno così, per scherzo, per ridere, per sdrammatizzare, per vivere un pò alla Truck Driver, alla Pulp Fiction, alla i Cesaroni, ma allo stesso tempo per ribadire con chiarezza come stanno le cose, chi porta i pantaloni, chi comanda, insomma chi setta il trend 😀 fate come me, dite alla vostra compagna, al marito, alla figlia, all’amico, al fratello, al collega:

‘Coso… com’è che ti chiami? Dove hai messo l’accendino?’

‘Senti, scusa, ehm… come ti chiami? Hai fatto tu ‘sto casino?’

Esilarante.

C’è anche la versione di sbagliare apposta il nome, tipo: ‘Coso, Alessandro (ma si chiama Vito), mi aiuti per favore?’ oppure quella con grandiosi, grezzi appellativi da bar, tipo: ‘Zio, mi fai un caffè?’, ‘Giovane, la gazza per favore’, ‘Ragazzo, vado a prendere le pizze, tu prepara la tavola.’ ‘Biondo’ è perfetto, anche ‘Capo’. ‘Fratello’ non va bene invece, è troppo figo. Qui si tratta invece di prendere per il culo, smontare un personaggio partendo dal dimenticarsi il suo nome. Mica figaggini.

Un vero e proprio affronto in un tempo come il nostro, non trovate? Dimenticarsi l’identità di qualcuno. Spersonalizzare. Confondere. Dopo tutti gli sbattimenti per mangiare sano, fare sport, evitare lo stress, nutrire l’ego, cibare l’anima, aggiornare Twitter e bla bla bla questo manco si ricorda come mi chiamo… Ecco perchè lo adoro. Adoro le disfunzioni di carattere relazionale e sociale. Sono così cariiine. Come quando incroci qualcuno per strada che ti saluta per nome e tu non sai come si chiama, e sprofonderesti dalla vergogna, una sorta di incontrollabile vergogna relazionale, nel rispondere con finta nonchalance e sorriso poco convinto:

‘Uèèè… bello (anche se è un cesso), come va?’ A quel punto però dovresti fare una domanda di tipo personale, per compensare il fatto che questo ti sta allisciando manco tu fossi che ne so, Fedez o Corona, chiamandoti per nome, sorridendoti, pacche sulla spalla, domande sui figli eccetera, e tu manco sai chi cazzo è! Domanda personale, certo, ma quale, dato che ti è quasi uno sconosciuto? Allora ascolta un cretino, stai sul generico che va sempre bene per tutte le stagioni:

‘Quindi poi tutto a posto con quella storia là?’

(lui di certo sa quale storia, un pò come arrivare a casa e picchiare la moglie senza motivo: lei sa perchè :D)

‘Che storia, la moto distrutta dici?’

(E ‘sti cazzi, sei ricoperto di bende e cerotti, vedi tu…)

‘Ecco, esatto’ Con quella impagabile faccia da schiaffi.

E via, la connessione sociale è riavviata senza traumi, il fatto che non sai come si chiama ‘sto stronzo è pressoché compensato: sei a posto.

Cose così, amici. Magari adesso non vi dicono un cazzo, ma fumatevi un cannone e poi tornare qui a rileggere. C’è da pisciarsi addosso, o sbaglio? E non siamo incontinenti in famiglia. Perlomeno, non ancora… anche se il pannolone ha il suo fascino perverso, dai.

A proposito, non vorremo mica restare indietro anche rispetto al Colorado, all’Uruguay, alle ASL della Toscana? L’erba non solo non fa male, amici, ma fa bene. Io lo dico da quasi trent’anni. All’inizio mi prendevano per malato. Adesso qualcuno che non sia un rasta o uno della buka, dopo le parole di Veronesi e qualche altro illuminato cannaiolo, comincia ad ascoltarmi (e a voler far due tiri, e poi altri due, e poi altri due- che sia maledetto…). Tra qualche anno sta’ a vedere che sarò anch’io un fottuto guru come Steve Jobs o Jovanotti.

Oh cazzo, no.

Come che ti chiami…. Dio, ti prego, scampamene.

Fatti strani

  • 640px-Bancomat_vaticanoDecathlon e compagnia bella ci ringraziano col cuore in mano per la ridicola tendenza che abbiamo a comprare equipaggiamento e abbigliamento giusti (o meglio inutili) prima ancora di iniziare qualsiasi minima, quasi inesistente attività fisica. Come se non avessimo tutti a casa una cazzo di maglietta e un paio di scarpe sportive… No invece, prima di tutto lo sportwear giusto (e Nike ringrazia), poi vediamo se mai lo andremo a fare, ‘sto esercizio fisico…
  • Ma il codice bancomat è un’informazione che si può o non si può mostrare – anche involontariamente – a un amico? Perchè ancora non è chiaro, socialmente parlando: non appena ci apprestiamo a prelevare da una maledetta banca per strada, l’amico che è con noi d’un tratto si allontana allarmato, fa finta di niente, sembra quasi scusarsi quando è il momento di digitare il codice. Continua a leggere

Invecchiare

old-driverL’altro giorno, di soppiatto, la mia signorina mi ha chiesto (sì, sono del nord, non uso il passato remoto):

‘Ma secondo te invecchiare è acquisire serenità e saggezza, e dunque stringersi al proprio compagno perchè lo sia ama di più e meglio, oppure è un semplice calcolo opportunistico – magari anche involontario – che ci fa accontentare di quello che c’è già, valorizzandolo, dato che in fondo vecchi e imbruttiti ormai chi cazzo mai ci darebbe retta in giro?’

L’ho osservata per un paio di minuti buoni, in silenzio, grattandomi l’addome sotto la canotta nera bucherellata dei Napalm Death.

“La seconTa che hai detto.”

Lei ha riso come una matta, io no. Perchè si stava chiedendo se mi amava ancora perchè bello, selvaggio, impavido, fuori dagli schemi, oppure solo perchè invecchiando e non avendo più voglia di fare pub (o club) crawl in cerca di compagnia alla fine era più comodo e rassicurante amarmi.

Bella riflessione del cazzo, ho pensato. D’altronde, sono verità che è inutile nasconderci. Lo sappiamo tutti, o sbaglio? E cosa possiamo fare, allora? Poca roba, giusto pensarci su un pò e stilare un paio di merdosi elenchi bullet point per riepilogare le nostre più brillanti e profonde riflessioni sulle due opzioni menzionate sopra: siamo più vecchi dunque più saggi, più profondi, intellettualmente migliori? Oppure siamo ormai in pieno declino e – fatto due più due – ci teniamo stretti quello che abbiamo, prima che scappi via anch’esso e si rimanga cul culo per terra?

Vediamo un pò. Forse invecchiando sono migliore perchè:

  • piango spesso al cinema
  • uso qualche vezzegiativo in più nella relazione amorosa (lasciamo stare il tono ironico di talvolta, per favore)
  • la combinazione risotto + film sul divano + baci e carezze è migliore del lambrusco a canna + concerto hardcore punk + spintoni sotto il palco. Dal punto di vista della relazione, dico
  • (per chi ha figli) mi rendo conto di non essere poi così importante
  • faccio scelte ponderate
  • non dico sì a tutto e a tutti
  • essendo la quota di nausea individuale nei confronti del mondo intero arrivata a livelli preoccupanti, scelgo con coscienza di dedicarmi a casa, famiglia e relazione
  • la libido scende, trascinando la probabilità di combinare guai a livelli irrisori. Attenzione però, se scende troppo o se si diventa dei veri a propri babbi di minchia, la compagna non apprezza più ma anzi diventa ella stessa pericolosa nel suo reiterato silenzio. Uomo avvisato…

O forse sto solo diventando un vecchio rammollito in una situazione di comodo perchè:

  • faccio finta che non mi interessano più concerti, aperitivi e feste varie
  • addito sempre scuse ridicole per non uscire, tipo: non c’è parcheggio, si fa poi troppo tardi, sono stato male tre settimane fa, meglio evitare ecc. 
  • liquido tutto e tutti con sufficienza, mostrando i sintomi della temibile sindrome dei fossi per il lungo
  • mi spavento per le storie di separazioni, divorzi, litigi, e susseguenti riduzioni sul lastrico di amici e conoscenti, e mi cago addosso pensando a me in situzioni simili
  • mangio bene, dormo tanto e fumo marijuana (a pensarci bene però questo è il paradiso! Andrebbe in un bullet point specifico)
  • dico che le donne in giro sono tutte brutte
  • dico che la crisi economica mi attanaglia e da qualche parte devo pur tagliare: taglio col mondo
  • mi impallo davanti agli spot tv come un idiota, poi di colpo spengo, nauseato

Ai posteri l’ardua sentenza.

I migliori e i peggiori

Ce n’è di gente in giro, vero? Di ogni tipo, e per ogni necessità. Sembra fatta apposta. Vuoi incazzarti? Prego, ecco un impiegato di sportello imbranato, fresco fresco per il tuo sfogo. Vuoi darti arie da fighetto creativo all’ora dell’aperitivo? Pronti, per te un gruppetto di cross media expert residenti a Barcellona e Berlino, alti, sottili, scarpe lunghe, jeans attillati e corti e t-shirt nera senza niente. Ah, barba, ovviamente, e occhiali giganteschi con montatura scura. Vuoi invece una bella rissa da Far West? Eccoti maghrebini e ecuadoregni: distribuisci birre, semina zizzania e scegli poi da che parte stare (o scappa). Vuoi tirare i capelli a una vecchia insolente? Vai alle casse dell’Unes vicino a casa mia, la becchi sicuro. Vuoi indignarti senza timore di offendere nessuno? Ci sono i pedofili. Vuoi provare ribrezzo condiviso? Gli zingari. Protestare a più non posso? C’è la ‘casta’ (come se il problema non fossero gli italiani e il loro atteggiamento del cazzo, ma solo qualche centinaio di loro degni rappresentanti… mah). Vuoi far sesso? Le mogli! 🙂

Io non credo in niente, amici, o meglio credo nella gente e nella natura (sì, la marijuana era ottima, grazie per l’interesse). In ogni cosa c’è una via naturale e una che non lo è: credo che vada sempre imboccata la prima. E credo che nulla, e ribadisco NULLA al mondo sia assoluto e definitivo. Nulla che valga la pena di imporre a qualcun altro. La verità, la ragione non sono mai solo da una parte sola in una contesa, e il concetto stesso di ragione è tutto da vedere, talvolta. Ma non è questo il punto. Ci sono comunque fatti e dati inconfutabili, al mondo. Pochi, ma ci sono. Tipo, che Biagio Antonacci fa cacare e che i due litigiosi dei Soliti Idioti fanno morir dal ridere, cazzo. Che le lasagne al forno fanno sbavare da quanto sono buone e che i mocassini – ricordate? Quelli col penny incastrato in mezzo – sono scarpe ridicole. Fatti. Certezze.

Tra questi, tra le poche inconfutabilità umane, ci sono le due liste sotto: le persone migliori del mondo (in senso generico, come categoria) e quelle più merdose. Estremi speculari, nitidi e innegabili. Se non siete d’accordo, vi caccio da kaizenology e vi spedisco in uno di quei blog letterari in posizione migliore della nostra, nella classifica stilata non si sa bene da chi e come. Ma tant’è.

Dunque, le persone migliori del mondo:

  • quelle che ti salutano e ringraziano (o rimpregano)
  • quelle che ti si rivolgono con cordialità nelle cose di ogni giorno, tipo comprare un biglietto o una brioche, o nell’imbarazzo di volersi entrambi sedere nell’unico posto libero sui mezzi. Un sorriso cordiale, un prego cortese, anche se magari sei incazzato nero. Non serve di più, mica ti si chiede di fare il buon samaritano con gli estranei. Basta essere predisposti alla cortesia, all’empatia, perlomeno al primo contatto. Poi invece, in caso di problemi, come dico da sempre, pan per focaccia a profusione. E senza remore
  • quelli che sorridono si bambini, perchè hanno capito tutto della vita
  • quelli che stanno in fila senza cercare di fottere gli altri, perchè sereni e intelligenti: chi raccoglie semina, e chi vuole fottere sarà a sua volta fottuto senza pietà. E con immensa gioia
  • quelli ironici, perchè contiamo singolarmente molto meno di quello che ci piace pensare, e perchè sarcasmo e scetticismo, conditi di humor, sono un cibo più sano di permalosità e troppa autostima
  • quelli umili,  perchè troppo spesso si confonde dignità con benestare, che sono invece concetti diversi. Talvolta opposti, di fatto.

Le persone peggiori:

  • chi lascia la macchina in posti di merda, intralciando gli altri
  • chi guida come un criminale e poi va a finire che a schiattare ci finiscono gli altri, le vittime, e non lui, il maiale impunito
  • chi parla sempre e solo di se stesso, cos’ha fatto, cos’ha comprato, come si sente, cosa dicono gli altri di lui/lei… non gliene frega un cazzo della tua presenza, in quel momento, ha solo bisogno di audience. Ma chi se ne frega: nessuno lo ascolterà mai davvero e per giunta manco ti interesserebbe davvero raccontare a un tipo così qualcosa di tuo
  • chi tratta male qualcuno per pregiudizio o per pessima abitudine. Non fraintendetemi: trattare male ha il suo perchè, ma mai come primo approccio e senza motivazione. Allora è solo attitudine di merda, che va curata a pugni in faccia (metaforici). Sono convinto che se tal arrogante ricevesse – per esempio – dieci risposte di molto più offensive dei suoi approcci nei primi dieci contatti della giornata, giorno dopo giorno,  fanculo dopo fanculo, cambierebbe un pochino il suo modo di fare
  • quelli che si piazzano davanti alla porta scorrevole della metrò, appena fatto un passo dentro (e magari con zaino da giro del mondo sulle spalle) e non capiscono CAZZO che se entri adesso e devi uscire tra quindici fermati forse è davvero meglio che ti levi dai coglioni e ti vai a spalmare sul lato opposto, buono buono
  • chi butta rifiuti per strada, o nei boschi o sulle spiagge. O meglio, chi li butta dove non vanno buttati
  • chi alza le mani
  • chi fa cacare il suo maledetto cane di merda sul marciapiede e non raccoglie la produzione
  • chi evade le tasse

Segni inconfondibili di italico

Di sicuro pensate tutti di essere dei grandi osservatori, degli spiriti indipendenti, dei viaggiatori del mondo e della rete. Critici instancabili che sanno parlare e scrivere del nostro paese e della fauna ivi abitante con occhio attento e ironico, tagliente, sarcastico ecc. ecc.

Balle, amici. Tutte balle. Non siete male, lo ammetto, ma per essere massimi esperti nel riconoscimento di fauna italica tra la moltitudine, ipotetici finalisti del gioco virtuale su scala mondiale ‘Spot the Italian’ (‘and shoot him’, aggiungerebbe un annoiato teenager texano a caso, confondendoci per messicani… qualcuno per favore gli spieghi la geografia) sono necessari anni, ma che dico, lustri di esperienza sul campo, di sudata gavetta empirica, di continui spostamenti di chiappe Andata & Ritorno verso luoghi molto differenti dal nostro, e la conseguente frantumazione di ogni assunto collegato all’italianità, in qualsiasi settore. Dall’alimentazione al territorio, dal senso civico – questo sconosciuto… – al vestiario, dai comportamenti sociali allo sport, dalla casa all’istruzione e via dicendo. Fino a rischiare di ritrovarsi in uno stato di perenne inibizione dei processi decisionali: sarà giusto così? Faranno così anche in Nord Europa? E come fanno in Corea, invece, per esempio? Sto perdendo tempo? Soldi? Opportunità?

E la risposta, l’unica risposta possibile a quel filotto di domande disperate è solo un grande, colossale BOH che campeggia a tutto screen nel cielo screziato di un caldo pomeriggio di fine primavera (sì, è marijuana… incredibile, no? :D)

Non vi racconto frottole. Bello essere bi-nazionali, tipo la mia camionistica famiglia italo-olandese, o tri-nazionali, o multinazionali, tipo Nestlè o Danone. Bello essere aggiornati, globali, obiettivi, scettici. Bello, ma tanto faticoso a livello psicologico, logorante. A tratti insostenibile. Non so se lo sceglierei ancora, a posteriori. Non so. Però mi permette di stilare quanto sotto. E solo per voi, amici. E gratis, cazzo! Sarebbe ora di mettere ‘sta rubrica a pagamento, a proposito. Cominciate col mandarmi della moneta in buste chiuse per favore:

Truck Driver – via le dita dal naso, Nebraska.

O a pagarmi le ricariche alla Platinum Card di Youporn. Fatelo per me, ma soprattutto per voi. Per la conoscenza. Per il mondo intero.

Ecco alcuni segni inconfondibili di italico:

  • se la coppia ha occhiali da sole anche in metropolitana, sneaker e cappellini uguali sono fottuti italiani del Veneto o di Roma, non si scappa
  • se sono vestiti troppo, tipo tutti in maglietta e questi in maglioncino e giubbotto da vela sono siciliani o di Napoli. Questi si credono che la bella vita sia solo qualche grado atmosferico in più. Non servizi, scuole, ospedali e senso civico: qualche grado in più
  • se un gruppo è fermo a ogni angolo di strada, nei pressi dei nomi delle vie, vestiti di bianco come gli americani ma non obesi come gli americani, o non proprio, mani appese alle giunture delle spalline dei loro zainetti con simbologia cattolica, allora sono ciellini di Milano che aspettano pazientemente che il capocomitiva se la cavi con quella cazzo di mappa, ma che in realtà lo manderebbero affanculo per buttarsi nel Red Light district, anche se non sono ad Amsterdam
  • se nei pressi di Press Agent o negozi di chincaglierie assumono posizioni ridicole, tipo busto piegato in avanti, gambe divaricate, testa ciondolante ecc. sono patiti di calcio timidi che vogliono sbirciare la maledetta Gazzetta dello Sport in esposizione, piegata, insieme ad altri importanti giornali internazionali (e te credo, di polli italiani da spennare a 4 o 5 euro a copia ne è piena Trafalgar Square). Se invece non sono timidi, la aprono e se la leggono senza ritegno, anzi chiamano SALVO! ad alta voce per attirare l’attenzione del compare dall’altra parte del negozio e comunicargli che Cavani forse è già quasi un pezzo del Manchester City
  • se una manciata di individui parla fitto, si tocca l’addome e mima mal di testa o sedute sulla tazza del cesso, allora sono italiani di qualsiasi latitudine che – come sempre – non fanno altro che raccontare a tutti quanto il loro cacare sia diverso da quando hanno lasciato Fiumicino
  • se al botteghino del teatro o dello zoo ci sono individui che urlano, litigano o vogliono fregare il posto agli altri, essi sono molto probabilmente slavi (vi ho fregato, eh?), perchè gli italiani hanno già trovato un’entrata a sbafo allargando le maglie del recinto metallico, poche centinaia di metri più avanti
  • se il tipo che vi sconvolge è abbronzatissimo, bassetto, stempiato, ha gli occhiali da sole con montatura bianca, tatuaggetto ridicolo sul collo e t.shirt D&G allora è pugliese, se non è stempiato ma ricoperto di gel è calabrese
  • se la tipa strafiga sculetta è emiliana, se è tettona è romagnola, se guarda solo l’iPhone lombarda e se prova a nascondere l’accento probabilmente toscana: i maschi toscani ci rompono il cazzo da secoli con ‘sto accento che li farebbe simpatici (e Pieraccioni? E Panariello?), le femmine invece vogliono sembrare più parigine di quello che sono

Basta, me ne vado.

Portrait-robot

Crediateci o no, in francese significa identikit (e fatemela dire ‘sta chicca di quarta mano!). E proprio stamane, o stamani, pensando a me, a voi, a questo blog e a più di due anni di articoli che vi tocca di sorbirvi con cadenza settimanale, tra la vecchia rubrica Vista dal basso e la recente, sensazionale Truck Driver, ragionavo su qual’è alla fine l’identikit del personaggio che leggete tra queste righe. Quali sono le tematiche più ricorrenti, le linee guida. Qual’è il famoso ‘paniere degli argomenti’. Sì, perchè ogni blog che si rispetti, amici – come qualsiasi altro ‘progetto’ – ha un’idea di fondo, un inquadramento, un immaginario dal quale pesca idee, proposte e suggestioni. Insomma, stronzate di questo tipo 😀 Continua a leggere

Bike Smut

Bicicletta e sesso spinto.

Può esistere un binomio più incredibilmente attraente alle orecchie di questo poco di buono, che sarei io – Truck Driver – in questo preciso frangente della mia sprecata, ma succosissima esistenza?

Risposta: no.

Dunque Bike Smut tutta la vita! Bike Smut: porno in bici. Oscenità a due ruote (ecologiche). Anime bollenti, carne e telaio in mille combinazioni possibili. Continua a leggere

Truck driver al multisala

In effetti erano un pò di anni che non bazzicavo cinemI diversi da quello oratoriale di paese, vicino a casa (che per la cronaca fa le scarpe alla maggior parte delle sale sparse per lo Stivale, tanto per fare un pò di pubblicità). Che trauma: tutto è cambiato così tanto in pochi anni, amici, senza che me ne accorgessi. E non ridete di me, mealedetti! Preso tra cambi di pannolini e trasferte in Lusitania per ritirare partite di Lancers, risse per futili motivi con guidatori di SUV e sbaciucchiamenti languidi con la mia signorina, Continua a leggere

Pulp

Prendete Quentin Tarantino. I dialoghi dei suoi personaggi, l’enfasi, le parolacce. La tamarraggine che regna. Ecco, per qualche strano motivo che non mi so ancora spiegare – e che la mia signorina cameriera  in un Highway Restaurant costretta a cavarsela a  mance odia a più non posso – mi sento molto vicino a quel maledetto figlio di puttana. O forse è lui che è vicino a me? C’è chi mi giura di averlo beccato più volte seguire il mio Scania a distanza di sicurezza per le arterie d’asfalto di mezza Europa… Mi piace, e non in qualità di genio del cinema. Ci mancherebbe. Non direi proprio: al massimo scoreggione del cinema.  Pagliaccio. Giullare. Sono gli altri che gridano al fenomeno, mica lui. Lui si strafa di bong di marijuana con i Cypress Hill in sottofondo (l’ho beccato) e se la ride di grosso. E incassa. Chiamalo scemo.

Mi sento vicino a lui per il suo gusto popolare, dal basso, la linearità (leggi banalità, spesso) delle sue storie, il focus che non molla mai sui personaggi, sui loro dialoghi, la cialtroneria latente. Mi sembra che il suo raccontare sia molto simile al mondo reale: guardate cosa succede per strada quando passa una ragazza con un bel culo; notate le varie strategie maschili per girarsi ad ammirare senza dare troppo nell’occhio. Mi piace l’esagerazione di Tarantino, la verve, il non prendere mai nulla sul serio. Mi piace. E mi piace il femminismo che domina in qualche suo film recente. Femminismo Truck Driver, ovvio. Politicamente disdicevole. Quindi per me perfetto 🙂 Donna non vuol mica sempre dire precisa, perfetta, romantica, dolce, raffinata. Fanculo. Per prendere a calci in culo gli stronzi macho che ci sono in giro (tipo me) ci vogliono donne con le palle. Dunque contradditorie. E così mi sento anch’io, che cazzo. Scoreggione. Contradditorio. Insolente. Venale. Cheap as fuck.

Buongiorno, sono il vostro Truck Driver. Fate una richiesta, Signori, e io umilmente vi servirò. Volete parolacce? Risse a bottigliate? Saloon messi a ferro e fuoco? Musica satanica ad alto volume? Sesso? Sangue/Ketchup? Ci penso io. E – badate bene – non sarò il vostro uomo pulp, molto pulp, pure troppo (IMMENSO Thomas Prostata) così, perchè va di moda e voglio saltare sul solito fottuto carro dei vincenti. Mi pare ci siano oggi altre mode più glam di quella dei cattivoni che sproloquiano. Prego, servitevene pure. Io rimango del mio partito. Mi riempio la bocca di parolacce. Proprio, mi piacciono, che vi devo dire? Se un giorno mi conoscerete, anche se non ve lo auguro, capirete in un istante. Con ogni probabilità a ‘sto punto della discussione vi avrò già mandato a fare in culo, oppure voi mi avrete messo le mani addosso. Forse ci staremo spingendo come galletti brufolosi fuori dalla disco, il sabato pomeriggio. O vi avrò già chiesto – con Vasco Rossi in sottofondo – quando mettono un pò di musica decente in ‘sto posto di merda. E poi, quando attacca Prince, avrò già fatto i segni delle corna con entrambe le braccia tese, sculettando come un finocchio, ma controllando minuzioso le cosce delle avventrici.

Lo so, sono sbagliato. Ma essere sboccati è una figata, no? Provate a pensarci. Altro che: Tesoro, sorseggia questo Teroldego Rotaliano. Superlativo, non trovi? Piuttosto: Cazzo, sorella ‘sta vinaccia spacca il culo, riempimene un pò la pinta, và.

Sapete quante ne ho viste di coppiette di innamorati sdolcinati sfilarmi davanti, tutte carine e dolci e premurose e romantiche? Alla volta dopo erano già leggermente più irrigidite nella relazione. Tempo un annetto – massimo – e si tiravano i capelli a vicenda. Fino a lasciarsi in modo brusco e odiarsi a distanza per tutta la vita. Datemi retta: non recitate in un rapporto con qualcuno. Non sempre, perlomeno. Siate reali, realisti, realistici. Senti un sassolino nella scarpa che ti dà fastidio? Estrailo subito e buttalo in faccia a chi te l’ha messo lì. Magari con fare un pò gentile, e comunque è ancora solo un sassolino: non farà male. E valuta poi la reazione. Ma non lasciare stare. Non accumulare. Non lasciar fermentare astio dentro di te. Esprimiti. Riempiti pure la bocca.

Già ti vedo, con la tua gonnellina a fiori e i sandaletti senza tacco e le unghie pittate di rosso da brava ragazza a fare le prove della camionista sboccata col tuo fidanza. Bene, bene… ti sta piacendo, vedo. Brava. Occhio però, il tuo rammollito ha lo stesso diritto. Non fare la troietta in giro o ti strizzerà le palle.

Truck Driver avvisata…