Se non vi scrivo io voi un cazzo, eh?
Begli amici di merda…
😀
Sentite questa, bastardi – anche se non ve la meritate: se volete trattare male qualcuno così, per scherzo, per ridere, per sdrammatizzare, per vivere un pò alla Truck Driver, alla Pulp Fiction, alla i Cesaroni, ma allo stesso tempo per ribadire con chiarezza come stanno le cose, chi porta i pantaloni, chi comanda, insomma chi setta il trend 😀 fate come me, dite alla vostra compagna, al marito, alla figlia, all’amico, al fratello, al collega:
‘Coso… com’è che ti chiami? Dove hai messo l’accendino?’
‘Senti, scusa, ehm… come ti chiami? Hai fatto tu ‘sto casino?’
Esilarante.
C’è anche la versione di sbagliare apposta il nome, tipo: ‘Coso, Alessandro (ma si chiama Vito), mi aiuti per favore?’ oppure quella con grandiosi, grezzi appellativi da bar, tipo: ‘Zio, mi fai un caffè?’, ‘Giovane, la gazza per favore’, ‘Ragazzo, vado a prendere le pizze, tu prepara la tavola.’ ‘Biondo’ è perfetto, anche ‘Capo’. ‘Fratello’ non va bene invece, è troppo figo. Qui si tratta invece di prendere per il culo, smontare un personaggio partendo dal dimenticarsi il suo nome. Mica figaggini.
Un vero e proprio affronto in un tempo come il nostro, non trovate? Dimenticarsi l’identità di qualcuno. Spersonalizzare. Confondere. Dopo tutti gli sbattimenti per mangiare sano, fare sport, evitare lo stress, nutrire l’ego, cibare l’anima, aggiornare Twitter e bla bla bla questo manco si ricorda come mi chiamo… Ecco perchè lo adoro. Adoro le disfunzioni di carattere relazionale e sociale. Sono così cariiine. Come quando incroci qualcuno per strada che ti saluta per nome e tu non sai come si chiama, e sprofonderesti dalla vergogna, una sorta di incontrollabile vergogna relazionale, nel rispondere con finta nonchalance e sorriso poco convinto:
‘Uèèè… bello (anche se è un cesso), come va?’ A quel punto però dovresti fare una domanda di tipo personale, per compensare il fatto che questo ti sta allisciando manco tu fossi che ne so, Fedez o Corona, chiamandoti per nome, sorridendoti, pacche sulla spalla, domande sui figli eccetera, e tu manco sai chi cazzo è! Domanda personale, certo, ma quale, dato che ti è quasi uno sconosciuto? Allora ascolta un cretino, stai sul generico che va sempre bene per tutte le stagioni:
‘Quindi poi tutto a posto con quella storia là?’
(lui di certo sa quale storia, un pò come arrivare a casa e picchiare la moglie senza motivo: lei sa perchè :D)
‘Che storia, la moto distrutta dici?’
(E ‘sti cazzi, sei ricoperto di bende e cerotti, vedi tu…)
‘Ecco, esatto’ Con quella impagabile faccia da schiaffi.
E via, la connessione sociale è riavviata senza traumi, il fatto che non sai come si chiama ‘sto stronzo è pressoché compensato: sei a posto.
Cose così, amici. Magari adesso non vi dicono un cazzo, ma fumatevi un cannone e poi tornare qui a rileggere. C’è da pisciarsi addosso, o sbaglio? E non siamo incontinenti in famiglia. Perlomeno, non ancora… anche se il pannolone ha il suo fascino perverso, dai.
A proposito, non vorremo mica restare indietro anche rispetto al Colorado, all’Uruguay, alle ASL della Toscana? L’erba non solo non fa male, amici, ma fa bene. Io lo dico da quasi trent’anni. All’inizio mi prendevano per malato. Adesso qualcuno che non sia un rasta o uno della buka, dopo le parole di Veronesi e qualche altro illuminato cannaiolo, comincia ad ascoltarmi (e a voler far due tiri, e poi altri due, e poi altri due- che sia maledetto…). Tra qualche anno sta’ a vedere che sarò anch’io un fottuto guru come Steve Jobs o Jovanotti.
Oh cazzo, no.
Come che ti chiami…. Dio, ti prego, scampamene.