Eine Anime für Alle und Keinen (3 di x)

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L’altro

Il problema dell’altro, per esempio in Heidegger, ha a che fare con la riflessione sul linguaggio quale sede dell’intersoggettività:

Il discorso è esistenzialmente coorigianrio alla situazione emotiva e alla comprensione […] La comunicazione non è il trasferimento di esperienze vissute, di opinioni o di desideri, dall’interno di un soggetto all’interno di un altro. il con-Esserci è già essenzialmente rivelato nella situazione emotiva comune e nelle comprensione comune. Nel discorso il con-essere viene viene partecipato ‘espressamente’; dunque esso è già, ma non è ancora partecipato perché non è ancora afferrato e appropriato

e ancora: “[…] l’aprimento essenziale dell’Esserci al con-essere con gli altri. Il sentire è l’apertura primaria e autentica dell’Esserci al suo poter-essere più proprio, come ascolto della voce dell’amico che ogni Esserci porta con sé.”

Emmanuel Lévinas obietterebbe che in questo modo si privilegerebbe solo l’interesse gnoseologico, fraintendendo il ruolo filosofico del concetto stesso dell’altro. Insomma il darsi come oggetto per un soggetto dell’altro non può partire solipsisticamente dal pensiero, ma dovrebbe trovare il cominciamento stesso della filosofia nell’altro stesso. Più che una questione teoretica, quindi si tratterebbe di una questione etica.

Il darsi di un oggetto per un soggetto… e se l’oggetto, l’altro, fossi io? L’intersoggettività, l’aprimento essenziale dell’Esserci al con-essere cosa sarebbe?

Gli Angeli hanno varie forme, alcuni sono umanoidi, altri sono creature mostruose a forma di ragno o di animale abissale, altri ancora sono virus informatici, batteri o semplicemente dei poligoni fluttuanti. Uno di questi, Leliel, nel sedicesimo episodio, è una sfera. Si tratta di un’entità quadridimensionale, la cui quarta dimensione è il Mare di Dirac: la zona dei numeri immaginari, un modello teorico del vuoto visto come un mare infinito di particelle di energia negativa. La sfera è solo l’ombra di Leliel, l’Angelo vero e proprio è il “buio” sotto la sfera. L’Eva 01 affronta la sfera senza successo e viene inghiottito dal vuoto. Shinji rimane ore all’interno del nulla. Il supporto vitale si va spegnendo e il ragazzo comincia a delirare. Si troverà a fare i conti con la sua vita ma soprattutto con se stesso (un se stesso bambino) all’interno di un vagone di treno deserto.

Shinji: Chi sei? Chi sei?

Shinji: Shinji Ikari

Shinji: Quello sono io.

Shinji: Io sono te. Ciascun individuo ha dentro se stesso un altro se stesso; ogni individuo è in effetti costituito da due diversi se stessi.

Shinji: Due se stessi?

Shinji: Il se stesso che è soggetto osservante e il se stesso che è oggetto osservato Ogni oggetto d’osservazione ha però natura molteplice ed esistono quindi molteplici Shinji Ikari: lo Shinji Ikari che è dentro il tuo animo, lo Shinji Ikari che è nell’animo di Misato Katsuragi, lo Shinji Ikari dentro Asuka Soryu, lo Shinji Ikari dentro Rei Ayanami, lo Shinji Ikari dentro Gendo Ikari. Ognuno di essi è un diverso Shinji Ikari, ma sono tutti il vero Shinji Ikari. Tu hai paura degli Shinji Ikari contenuti nelle altre persone. (16 – Malattia mortale, e poi…)

Al termine dell’ossigeno, del riscaldamento e delle funzioni minime di sopravvivenza, Shinji è arrivato al limite della sopportazione psicofisica. Rannicchiato, infreddolito, non ha più forza. L’unica cosa che vuole è essere da un’altra parte. Il suo istinto di autoconservazione si trasforma in volontà. Una richiesta di aiuto. Una scelta di vita. Al ragazzo, avvolto dal liquido LCL come dal liquido amniotico (ormai torbido), affiorano i ricordi della madre, e all’improvviso l’EVA 01 si risveglia, anche se dovrebbe essere senza energia. Si risveglia, squarta l’Angelo in un tripudio di sangue e ne esce come un feto dal grembo, rivelando tutta la sua spaventosa potenza.

Qualcosa di perturbante

Il se stesso che è oggetto per un soggetto e soggetto per un oggetto. C’è qualcosa di perturbante nelle macchine multi-funzione umanoidi Evangelion. Sono, ovviamente, un oggetto per un soggetto. Ma non sempre, o meglio non solo. Normalmente i “robot” sono immobili nei loro hangar (immersi fino alle spalle in un liquido rossastro); senza pilota non si muovono, di più, anche con il pilota a bordo, nel caso venga staccata loro la “corrente”, fornita da un lunghissimo cavo, l’umibilical cable, che li collega a vari punti della città, dopo cinque minuti si spengono. Eppure sia l’EVA 00, il prototipo, sia l’EVA 01 si sono mossi di propria volontà. Lo 00, durante un test di attivazione, all’interno dell’hangar, come impazzito ha preso a pugni la cabina da cui i suoi creatori e alcuni tecnici lo osservavano, causando danni fisici al suo pilota, Rei. L’EVA 01 invece, sembra agire di propria volontà in diverse occasioni, già prima dello scontro con Leliel, come nel secondo episodio, quello durante lo scontro con Sachiel. Come già visto, Shinji è appena salito a bordo, non sa pilotare l’EVA e quest’ultimo viene massacrato dall’Angelo. Nel momento in cui si interrompe ogni contatto tra la cabina di pilotaggio e il quartier generale, il ragazzo sembra spacciato ma con un urlo ferino l’EVA si ridesta in preda a quello che viene definito berserk, una furia cieca che lo spinge a combattere, fino alla distruzione del nemico.

L’EVA 01 si rianima anche durante un attacco al quartier generale. Shinji si trova su una passerella che corre proprio davanti alla testa del robot, crollano alcune parti sopra di lui, e l’EVA lo ripara con la mano gigantesca dai detriti. Durante un’altra disperata battaglia, l’EVA va in berserk ed è senza alcun controllo, la corazza (che non è protettiva ma costrittiva come dice la dottoressa Akagi) si sfalda e l’EVA si rivela per quello che è: una temibile creatura fatta di carne, dagli istinti primordiali che si avventa, avanzando a quattro zampe, sull’Angelo e lo divora in un bagno di sangue. (19 – Battaglia da uomo).

Nella seconda parte dell’anime scopriamo che Gli EVA sono umani. Sono una specie di clone di essere umani in cui è stata “inserita” l’anima di una persona. Nel caso dell’EVA 01 si tratta dell’anima primigenia della madre di Shinji. Ed è per questo che in pratica solo Shinji può pilotarlo. Il tasso di sincronia tra pilota e robot è alto perché, quando il ragazzo sale a bordo è come se tornasse nel grembo materno, lo stesso vale per Asuka e l’EVA 02, ma non per Rei. L’EVA protegge il suo passeggero come una madre proteggerebbe i cuccioli.

Tutti i compagni di classe di Shinji sono orfani di madre e potenziali piloti di EVA (radunati apposta nella scuola semideserta di Neo Tokyo 3 dall’istituto Marduk, l’istituzione addetta alla ricerca e alla selezione dei piloti), e infatti vedremo uno di loro salire a bordo dell’EVA 03 nel diciassettesimo episodio. (17 – Il quarto soggetto qualificato). Le unità Evangelion rappresentano l’istinto materno allo stadio primitivo. Con tutta la furia e la violenza che questo comporta.

Si potrebbe forse azzardare che l’EVA sia, in senso nietzschiano un superuomo, un evoluzione dell’umano? No. L’uomo, per Nietzsche, è il ponte tra la bestia e il superuomo. E l’Evangelion è decisamente bestiale. Eppure già dalla prima puntata viene detto chiaramente; da Misato, da Ritsuko, dal padre di Shinji, Gendo e dal suo vice, Fuyutsuki; che l’Evangelion è l’unica arma che l’umanità ha per sopravvivere agli attacchi degli Angeli, anzi per sopravvivere in assoluto. Perché? Qui l’intreccio narrativo si complica parecchio, una parte interessante potrebbe essere quella che a che fare con il Progetto per il perfezionamento dell’uomo e La SEELE.

M. Heidegger, Essere e Tempo, pp. 204 – 206

Quello che ha fatto Levi Strauss, in antropologia, valorizzando etnologicamente l’alterità culturale, o Michel Foucault nella ricerca di un altro rispetto alla razionalità con la sua Storia della follia.

La modalità berserk è uno stato di furia non prevedibile dell’attività di un EVA. L’unità si attiva nonostante l’assenza di alimentazione e si comporta come avesse vita propria.

Rei è un clone della madre di Shinji. Potrebbe pilotare anche lo 01 e viene usata come base per il cosiddetto dummy plug. Una sorta di pilota virtuale che possa funzionare negli EVA senza bisogno del pilota in carne e ossa. Nell’EVA 00 c’è l’anima della madre di Ritsuko, che aveva una relazione con il padre di Shinji e che ha strangolato Rei, una delle Rei, da bambina. Per questo l’EVA 00 tenta di distruggere Gendo ed è in conflitto con Rei.

5 thoughts on “Eine Anime für Alle und Keinen (3 di x)

  1. L’altro da sé che Shinji incontra nel mare di Dirac da voce a una delle ossessioni più importanti del ragazzo. “Esistono molteplici Shinji Ikari: lo Shinji Ikari che è dentro il tuo animo, lo Shinji Ikari che è nell’animo di Misato Katsuragi… Ognuno di essi è un diverso Shinji Ikari, ma sono tutti il vero Shinji Ikari – gli dice l’altro da sé -. Tu hai paura degli Shinji Ikari contenuti nelle altre persone”. E’ vero, Shinji si forza costantemente di essere gentile, accomodante e servizievole con le persone perché vuole essere ricambiato con la stima e con l’affetto: vuole inculcare nelle altre persone un’immagine precisa di se stesso. Ha bisogno di sentirsi amato e stimato perché si ritiene degno (molto più di suo padre, per esempio) di amore e stima. Dimostra così di avere, perlomeno a livello inconscio, una personalità che vuole attenzione, pretende maggiore potenza e controllo sugli altri ed è disposta a tutto (sotterfugi compresi) per ottenere quel che vuole. Ma forse gli altri lo stanno ingannando, forse lo stanno tradendo esattamente come ha fatto suo padre. I due Shinji si incontrano su un treno: un mezzo di trasporto che li sta portando da qualche parte ma li sta anche allontanando da qualcosa. Ma da cosa sta fuggendo Shinji? Dalla consapevolezza di non potere, coi suoi soli mezzi, ottenere il riconoscimento, l’amore e la stima che vorrebbe. Il corpo di un ragazzo, il suo corpo, non è adatto a contenere una personalità come la sua, così affamata di potenza, ma quello di un Eva forse sì. Sua madre (la cui identità è confusa con quella dell’Eva 01) sa tutto: assecondando il ragazzo, fondendosi nuovamente in un corpo solo, lo avvicinerà ancora di più, lo accontenterà (“Sei soddisfatto così – dice Yui Ikari a suo figlio Shinji -, bene sono contenta per te”). Tra sangue e urla, una nuova creature – che ha caratteristiche che trascendono l’umano – esce dal ventre dell’angelo Leliel: quello è il vero volto di Shinji, l’immagine di se stesso che inculcherà in tutti quelli che ama. Quando si risveglierà, all’ospedale, troverà (non a caso) al suo fianco Rei Ayanami.

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  2. Il vagone è un simbolo curioso. E’ verissimo, il treno appare fermo (non ci sono riferimenti esterni che suggeriscano il movimento, anzi l’esterno del vagone sembra quasi non esistere) ma è anche antiquato: un mezzo di trasporto estraneo all’esperienza personale di Shinji abituato a muoversi in un mondo in cui i treni sono ad alta velocità (ne vediamo diversi nella serie). Eppure il ragazzo è a suo agio su quel treno, perché? Ma se ipotizziamo che questo simbolo non proviene da Shinji, da chi proviene allora? Chi l’ha generato? E’ un ipotesi che va contro le leggi naturali, ma forse possiamo pensare che quel treno sia un simbolo creato da Yui Ikari. Madre e figlio, all’interno dell’Eva-01, condividono mente e corpo, e forse possono anche incontrarsi sul terreno comune di un inconscio condiviso. Poi, seduti in disparte su quel treno, ci saremmo noi, gli spettatori…

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