Eine Anime für Alle und Keinen (7 – the end of Evangelion)


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Gnoseologia e libertà si intersecano negli ultimi due episodi. Ed è qui che Evangelion diventa opera metafisica, è qui che rompe definitivamente gli argini del pop – molti fan hanno storto il naso e chiesto a viva voce un nuovo finale -.
Shinji Ikari, come tutti gli esseri umani, è stato assorbito dall’anima collettiva, si è evoluto. L’altro lo ha assorbito, l’altro non c’è più, o meglio l’altro coincide perfettamente con il sé, l’AT-Field è stato invertito e i confini dell’individualità sono stati aboliti.
Shinji si trova su un palcoscenico – “lo Shinji Ikari che è nell’animo di Misato Katsuragi, lo Shinji Ikari dentro Asuka Soryu, lo Shinji Ikari dentro Rei Ayanami, lo Shinji Ikari dentro Gendo Ikari. Ognuno di essi è un diverso Shinji Ikari, ma sono tutti il vero Shinji Ikari.” – La sfida sembra vinta, il progetto per il perfezionamento dell’uomo ha fatto in modo che il pilota dell’EVA non abbia più paura degli Shinji Ikari contenuti nelle altre persone. Non ci sono barriere, non c’è AT-Field, tra sé e gli altri. Cosa sono gli altri allora? Sono me? E io cosa sono? Un oggetto per quale soggetto? Se non c’è il soggetto, l’oggetto che fine fa? Come conosco il mondo?

Shinji: Che cosa sono io? Questo sono io… Una forma che mi mostra agli altri. Un simbolo di me stesso. Anche questo (un disegno ben delineato N.d.A.) e questo (uno scarabocchio con i tratti di Shinji N.d.A.) e questo (un ideogramma N.d.A.). Sono tutte mie rappresentazioni. Sono tutte immagini che danno agli altri coscienza di me. Ma allora cosa sono io? Questo sono io? Il mio vero io. Il mio falso io.
Rei: Tu sei tu. In questo però, possiedi un tuo proprio confine e una tua propria dimensione. (26 – La bestia che gridò AMore nel cuore del mondo)

Il darsi di un oggetto per un soggetto. Il “darsi” avviene attraverso il principio di individuazione, spazio – tempo – causalità, attraverso la rappresentazione quindi. Diventando un’unica cosa, il genere umano si è affermato fuggendo da se stesso, dalla sua stessa natura, da ciò che lo rende umano: la singolarità. La fine di Evangelion sembrerebbe raccontare che la fuga (che sia quella di Shinji o del genere umano) sia inevitabile – o si fugge verso l’annientamento o si fugge verso l’evoluzione, siamo obbligati ad affermare noi stessi scappando (non riuscendo a vivere con noi stessi.) Non si può evitare di farlo, perché la paura è così grande che non si può farne a meno se si vuole compiere anche la più piccola delle azioni. E la fuga è l’azione più istintiva e razionale allo stesso tempo, davanti al terrore (lo stesso terrore da cui protegge l’AT-Field). È proprio Shinji a rivelare a se stesso di aver scelto la fuga. La volontà lo ha spinto all’azione.

Shinji: Io ho paura di essere odiato dagli altri.
Shinji: Tu hai paura di venire ferito e di soffrire.
Shinji: Di chi è la colpa?
Shinji: La colpa è di mio padre. Mio padre, che mi ha abbandonato.
Shinji: La colpa è mia.
(un flashback ricorda l’occasione in cui Gendo ha lodato Shinji per una missione riuscita.)
Shinji: da allora hai continuato a vivere rimuginando su quella gioia?
Shinji: Seguitando a credere in quelle parole, potrò continuare a vivere.
Shinji: Continuando a ingannare te stesso?
Shinji: È quello che fanno tutti. È così che le persone riescono a vivere.
Shinji: Senza l’autoconvinzione di essere nel giusto, vivere non sarebbe possibile.
Shinji: In questo mondo ci sono troppi motivi di sofferenza perché io vi possa vivere.
[…]
Shinji: Hai sempre chiuso gli occhi e tappato le orecchie di fronte alle cose spiacevoli.
Shinji: No. Non voglio ascoltare.
Shinji: Vedi? Stai fuggendo di nuovo. Nessuno può riuscire a vivere raccogliendo come biglie soltanto le cose piacevoli. Soprattutto, io non posso.
Shinji: Se ho trovato qualcosa di piacevole, se si trova qualcosa di piacevole, che c’è di male nel dedicarsi solo a quella? Che male c’è?
[…] Shinji: Sei stato tu a scegliere di fuggire. (16 – Malattia mortale, e poi…)
Solo chi si è allontanato dall’agire, chi ha negato la volontà come direbbe Schopenhauer54 (o Buddha), può essere spettatore di un duplice vittoria: su di essa e su di sé “[…] perché ha rinunciato alla propria qualità e al proprio compito di uomo, e non partecipa più a questa durata gonfia di terrore, a questa galoppata attraverso i secoli impostaci da una forma di spavento di cui non siamo, in definitiva l’oggetto e la causa.”55

Ne il Mondo come volontà e rappresentazione la volontà è un’essenza unica, inaccessibile, posta oltre il velo di Maya, di cui possiamo avere una rappresentazione adeguata solo andando al di là del fenomenico per attingere al mondo delle idee oltre il principio di individuazione. La sfida per Schopenhauer era negare la volontà stessa per via mistica o estetica (soluzione di breve durata). Il Progetto per il perfezionamento dell’uomo, sembra negare la volontà di vivere degli individui, affermando però allo stesso tempo quella delle specie, e infatti Shinji, e tutti gli esseri umani, sembrano all’improvviso proiettati oltre il velo di Maya, sembrano poter finalmente vedere con chiarezza oltre l’imbocco della Caverna di Platone. Lo sguardo non ha bisogno di rappresentazione: spazio, tempo, causa vengono meno. Non c’è oggetto per soggetto. Non c’è altro per altro. Sono la stessa cosa. Ma allora cosa ci fa Shinji su un palcoscenico? e soprattutto cosa si innesca quando, i disegni stessi dell’anime cominciano a mutare forma, tratto, colore… ma soprattutto cosa succede quando al posto della rappresentazione per disegni sullo schermo appiano le pagine stesse della sceneggiatura di ciò che dovremmo vedere?

Cosa è reale e cosa non lo è? È reale lo Shinji Ikari sul palcoscenico alle prese con se stesso e quindi con gli altri che sono lui stesso? È reale il palcoscenico? La sceneggiatura? Evangelion? Io che lo guardo? Quale di queste realtà è vera? O meglio quale rappresentazione del reale lo è? Tutte? Nessuna?

Torniamo all’inizio quindi: “Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere,” rimanere nel vago, nell’indicibile, nel soggetto a dubbio. Senza la ricerca dell’improbabile, in qualche modo vitale, il dubitatore, lo scettico “non sarebbe che uno spettro.”56Anche se chi dubita non sembra comunque molto lontano da questa condizione fantasmatica: deve dubitare fino al punto in cui non sussista più alcuna materia di cui dubitare, laddove tutto scompare, spezzando i divieti delle certezze. E Shinji, inconsapevolmente o no, dubita. Dubita perché è tutto scomparso, anche la sua silhouette. Di lui rimane un tratto rapido degli occhi, una linea che vibra al suono della voce, un disegno infantile che lo ritrae nel vuoto. Lo schermo bianco. Un soggetto senza oggetto e viceversa.

L’istinto di conservazione, la volontà di vivere, non sono una mera questione di specie, ma sono il fulcro stesso, dell’individualità e Shinji fa un passo, questo sì da superuomo: sceglie. Innesca la volontà di potenza. Non ha importanza il fatto che il reale sia illusorio o che il libero arbitrio sia una menzogna. Il corpo appena abbozzato del ragazzo fluttua nel vuoto, un tratto disegna una linea che fa da terreno e le voci dei vari personaggi della serie arrivano da fuori, “da dietro le quinte”:

Voce off: Guarda, con questo sono nati il sopra e il sotto.
Voce off: Però, con questo è sparita una libertà.
Voce off: Ora sei costretto a stare in piedi sul sotto.
Voce off: Però, questo ti tranquillizza. Perché il tuo stesso animo ha ottenuto un po’ di semplificazione.
Voce off: E così puoi camminare.
Voce off: Tale è una tua volontà.
Shinji: La mia volontà, sarebbe questa?
Voce off: Il mondo che ti circonda è il mondo in cui esistono il sopra e il sotto.
Voce off: Ma in questo modo tu puoi camminare liberamente.
Voce off: E se lo volessi, potresti anche cambiare la posizione del mondo.
Voce off: Quindi anche la posizione del mondo non resta sempre la stessa.
Voce off: È qualcosa che muta nello scorrere del tempo
Voce off: E anche tu stesso puoi cambiare.
Voce off: Poiché a dare forma a te stesso sono il tuo stesso animo e il mondo che lo circonda.
Voce off: D’altronde, questo è il tuo mondo.
Voce off: È la forma della realtà che tu percepisci.
Didascalia: “Tale è la realtà.”
[…]
Voce off: Senza un altro essere distinto da te stesso, tu non puoi comprendere la tua stessa forma.
[…]
Voce off: … È nel guardare la forma delle altre persone, che si conosce la propria forma.
Voce off: È nel guardare le mura tra sé e le altre persone, che si conosce l’immagine della propria forma.
Voce off: Senza l’esistenza delle altre persone, tu stesso sei invisibile a te stesso.
Shinji: Io posso esistere finché esistono le altre persone, non è così? Da solo, io non sarei che ovunque comunque solo. L’intero mondo sarebbe soltanto me!
Voce off : Prendendo coscienza delle differenze tra te e gli altri, dai forma a te stesso.
[…]
Shinji: Ma certo, io sono io. Solo, però, è altrettanto vero che le altre persone creano la forma del mio animo.
Voce off: Proprio così, Shinji Ikari.
Voce off: Alla fine lo hai capito Stupishinji.
Asuka: Finalmente ti sei svegliato Stupishinji. (26 – La bestia che gridò AMore nel cuore del mondo)
Shinji, risvegliato da Asuka, apre gli occhi e ritrova sé stesso alle prese con una vita da quindicenne, la scuola, gli amici, la quotidianità e non come pilota dell’Evangelion. Che sia una fantasia o meno, che si tratti di stato di veglia mentre le vicende narrate in Evangelion fin qui siano solo un sogno e non viceversa non importa. Shinji, individuo, sceglie. Sceglie di vivere, di affermare la sua particolarità, nonostante l’assurdo, nonostante l’illusione, e manda in frantumi il Progetto per il perfezionamento dell’uomo.57

Shinji insomma scambia un’illusione per un’altra, ma lo fa scegliendo. In questo è sartriano. Allo stesso modo, la scelta di Shinji è una rivolta, e in questo è camusiano. Tornando alla sua individualità, scegliendo di vivere, esercita la volontà di vivere, quella che agli Angeli è sconosciuta e si ritrova proprio nella condizione di Sisifo, in lotta ma felice.58
La questione è morale perché la rivolta di Shinji ha un valore individuale e al contempo universale: mi rivolto dunque siamo.59 È un percorso inverso rispetto a quello del progetto della SEELE: Non mi rivolto dunque non siamo. Una risposta a un imperativo categorico. Il dovere morale della rivolta nonostante l’assurdo. L’Esserci dell’Essere, anche se l’Esserci e l’Essere sono solo un incidente di percorso del Nulla, un inconveniente.
Il Nulla è come il buco di una ciambella, è pensabile solo grazie alla ciambella, ma in fondo anche la ciambella è pensabile solo grazie al buco.

note

52 Rei Ayanami, o meglio la sua terza incarnazione / clonazione, per salvare gli altri, a bordo dello 00 incorpora il penultimo Angelo Armisael – sviluppando un AT-Field inverso. Nel farlo perde la vita; quindi mentre l’AT-Field preserva l’individualità, quello inverso la elimina e tende alla creazione dell’entità collettiva alla base del Progetto del perfezionamento dell’uomo. (23 – Lacrime / Rei III)

53 o un uomo esteticamente educato, come direbbe Schiller o un uomo nuovo, come direbbe Marx.

54 Cfr. A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione.

55 E.M. Cioran, La caduta nel tempo, p. 18.

56 Ivi, p. 50.

57 Nel film Evangelion Death and Rebirth, Shinji non viene assorbito dall’anima collettiva perché, come Asuka, si trovava a bordo dell’EVA e quindi quando viene innescato il third impact e il genere umano si fonde in un’unica entità collettiva, l’AT-Field del “robot” lo protegge. Si ritroverà così solo con Asuka. Il pianeta un nuovo Eden e loro due novelli Adamo ed Eva, pronti a cogliere il frutto della conoscenza e far partire tutto da capo: ecco perché Neon Genesis Evangelion, il vangelo, la novella, delle nuova nascita.

58 Cfr. A. Camus, Il mito di Sisifo.

59 Cfr. A. Camus, Mi rivolto dunque siamo.

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Bibliografia

Agostino d’Ippona, Confessioni, Mondadori, Milano, 1989.
Blanqui, L.A., L’eternità attraverso gli astri, Roma – Napoli, Theoria, 1983.
Borges J.L., Storia dell’eternità, trad. it. di G. Guadalupi, Milano, Adelphi, 1997.
Camus, A., Il mito di Sisifo, trad. it. di A. Borrelli, Milano, Bompiani, 2001.
Camus, A., L’Uomo in rivolta, trad. it. di L. Magrini , Milano, Bompiani. 2005.
Camus, A., Mi rivolto dunque siamo, trad. it. di G. Lagomarsino, Elèuthera 2008.
Caraco, A., Breviario del caos, trad. it. di T. Turolla, Milano, Adelphi, 1998.
Ceronetti, G. (a cura di), Qohélet o l’Ecclesiaste, Torino, Einaudi, 1998.
Cioran, E.M., La caduta nel tempo, trad. it. di T. Turolla, Milano, Adelphi, 1999.
Cioran, E.M., L’inconveniente di essere nati, trad. it. di L. Zilli, Milano, Adelphi, 1999.
Dagerman, S., Il nostro bisogno di consolazione, trad. it. di F. Ferrari, Milano, Iperborea, 1991.
Heidegger, M., Che cosa significa pensare? trad. it. di U. Ugazio e G. Vattimo, Milano, Sugarco, 1996.
Heidegger, M., Essere e Tempo, trad. it. di P. Chiodi, Milano, Longanesi, 1976.
Hume, D., Dialoghi sulla religione naturale, trad. it. di A. Attanasio, Torino, Einaudi, 1997.
Kant, I., Critica della ragion pratica, trad. it. di F. Capra, Bari, Laterza, 1997.
Marco Aurelio, Pensieri, trad. it di M.Ceva, Mondadori, Milano, 1996.
Nietzsche, F., Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno, trad. it. di M. Montinari, Milano, Adelphi, 1992.
Platone, Opere complete. Timeo, trad. it. C. Giarratano, Bari, LaTerza, 1988.
Russell, B., An inquiry into meaning and truth, London, G. Allen and Unwin LTD, 1951.
Sartre, J-P., L’Essere e il Nulla, trad. it. di G. Del Bo , Milano, Il Saggiatore, 1967.
Savter F., Cioran, un angelo sterminatore, trad. it. di C.M. Valentinetti, Piacenza, Frassinelli, 1998.
Schopenhauer, A., Il mondo come volontà e rappresentazione, trad. it. di N. Palanga, Milano, Mursia, 1969.
Schopenhauer, A, Parerga e paralipomena, trad. it. di G. Colli, Milano, Adelphi, 1999.
Vico, G.B., La scienza nuova, Milano, Rizzoli BUR, 1996.
Wittgenstein, L., Tractatus logico – philosophicus, trad. it. di A.G. Conte, Torino, Einaudi, 1995.

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L’altro

Il problema dell’altro, per esempio in Heidegger, ha a che fare con la riflessione sul linguaggio quale sede dell’intersoggettività:

Il discorso è esistenzialmente coorigianrio alla situazione emotiva e alla comprensione […] La comunicazione non è il trasferimento di esperienze vissute, di opinioni o di desideri, dall’interno di un soggetto all’interno di un altro. il con-Esserci è già essenzialmente rivelato nella situazione emotiva comune e nelle comprensione comune. Nel discorso il con-essere viene viene partecipato ‘espressamente’; dunque esso è già, ma non è ancora partecipato perché non è ancora afferrato e appropriato

e ancora: “[…] l’aprimento essenziale dell’Esserci al con-essere con gli altri. Il sentire è l’apertura primaria e autentica dell’Esserci al suo poter-essere più proprio, come ascolto della voce dell’amico che ogni Esserci porta con sé.”

Emmanuel Lévinas obietterebbe che in questo modo si privilegerebbe solo l’interesse gnoseologico, fraintendendo il ruolo filosofico del concetto stesso dell’altro. Insomma il darsi come oggetto per un soggetto dell’altro non può partire solipsisticamente dal pensiero, ma dovrebbe trovare il cominciamento stesso della filosofia nell’altro stesso. Più che una questione teoretica, quindi si tratterebbe di una questione etica.

Il darsi di un oggetto per un soggetto… e se l’oggetto, l’altro, fossi io? L’intersoggettività, l’aprimento essenziale dell’Esserci al con-essere cosa sarebbe?

Gli Angeli hanno varie forme, alcuni sono umanoidi, altri sono creature mostruose a forma di ragno o di animale abissale, altri ancora sono virus informatici, batteri o semplicemente dei poligoni fluttuanti. Uno di questi, Leliel, nel sedicesimo episodio, è una sfera. Si tratta di un’entità quadridimensionale, la cui quarta dimensione è il Mare di Dirac: la zona dei numeri immaginari, un modello teorico del vuoto visto come un mare infinito di particelle di energia negativa. La sfera è solo l’ombra di Leliel, l’Angelo vero e proprio è il “buio” sotto la sfera. L’Eva 01 affronta la sfera senza successo e viene inghiottito dal vuoto. Shinji rimane ore all’interno del nulla. Il supporto vitale si va spegnendo e il ragazzo comincia a delirare. Si troverà a fare i conti con la sua vita ma soprattutto con se stesso (un se stesso bambino) all’interno di un vagone di treno deserto.

Shinji: Chi sei? Chi sei?

Shinji: Shinji Ikari

Shinji: Quello sono io.

Shinji: Io sono te. Ciascun individuo ha dentro se stesso un altro se stesso; ogni individuo è in effetti costituito da due diversi se stessi.

Shinji: Due se stessi?

Shinji: Il se stesso che è soggetto osservante e il se stesso che è oggetto osservato Ogni oggetto d’osservazione ha però natura molteplice ed esistono quindi molteplici Shinji Ikari: lo Shinji Ikari che è dentro il tuo animo, lo Shinji Ikari che è nell’animo di Misato Katsuragi, lo Shinji Ikari dentro Asuka Soryu, lo Shinji Ikari dentro Rei Ayanami, lo Shinji Ikari dentro Gendo Ikari. Ognuno di essi è un diverso Shinji Ikari, ma sono tutti il vero Shinji Ikari. Tu hai paura degli Shinji Ikari contenuti nelle altre persone. (16 – Malattia mortale, e poi…)

Al termine dell’ossigeno, del riscaldamento e delle funzioni minime di sopravvivenza, Shinji è arrivato al limite della sopportazione psicofisica. Rannicchiato, infreddolito, non ha più forza. L’unica cosa che vuole è essere da un’altra parte. Il suo istinto di autoconservazione si trasforma in volontà. Una richiesta di aiuto. Una scelta di vita. Al ragazzo, avvolto dal liquido LCL come dal liquido amniotico (ormai torbido), affiorano i ricordi della madre, e all’improvviso l’EVA 01 si risveglia, anche se dovrebbe essere senza energia. Si risveglia, squarta l’Angelo in un tripudio di sangue e ne esce come un feto dal grembo, rivelando tutta la sua spaventosa potenza.

Qualcosa di perturbante

Il se stesso che è oggetto per un soggetto e soggetto per un oggetto. C’è qualcosa di perturbante nelle macchine multi-funzione umanoidi Evangelion. Sono, ovviamente, un oggetto per un soggetto. Ma non sempre, o meglio non solo. Normalmente i “robot” sono immobili nei loro hangar (immersi fino alle spalle in un liquido rossastro); senza pilota non si muovono, di più, anche con il pilota a bordo, nel caso venga staccata loro la “corrente”, fornita da un lunghissimo cavo, l’umibilical cable, che li collega a vari punti della città, dopo cinque minuti si spengono. Eppure sia l’EVA 00, il prototipo, sia l’EVA 01 si sono mossi di propria volontà. Lo 00, durante un test di attivazione, all’interno dell’hangar, come impazzito ha preso a pugni la cabina da cui i suoi creatori e alcuni tecnici lo osservavano, causando danni fisici al suo pilota, Rei. L’EVA 01 invece, sembra agire di propria volontà in diverse occasioni, già prima dello scontro con Leliel, come nel secondo episodio, quello durante lo scontro con Sachiel. Come già visto, Shinji è appena salito a bordo, non sa pilotare l’EVA e quest’ultimo viene massacrato dall’Angelo. Nel momento in cui si interrompe ogni contatto tra la cabina di pilotaggio e il quartier generale, il ragazzo sembra spacciato ma con un urlo ferino l’EVA si ridesta in preda a quello che viene definito berserk, una furia cieca che lo spinge a combattere, fino alla distruzione del nemico.

L’EVA 01 si rianima anche durante un attacco al quartier generale. Shinji si trova su una passerella che corre proprio davanti alla testa del robot, crollano alcune parti sopra di lui, e l’EVA lo ripara con la mano gigantesca dai detriti. Durante un’altra disperata battaglia, l’EVA va in berserk ed è senza alcun controllo, la corazza (che non è protettiva ma costrittiva come dice la dottoressa Akagi) si sfalda e l’EVA si rivela per quello che è: una temibile creatura fatta di carne, dagli istinti primordiali che si avventa, avanzando a quattro zampe, sull’Angelo e lo divora in un bagno di sangue. (19 – Battaglia da uomo).

Nella seconda parte dell’anime scopriamo che Gli EVA sono umani. Sono una specie di clone di essere umani in cui è stata “inserita” l’anima di una persona. Nel caso dell’EVA 01 si tratta dell’anima primigenia della madre di Shinji. Ed è per questo che in pratica solo Shinji può pilotarlo. Il tasso di sincronia tra pilota e robot è alto perché, quando il ragazzo sale a bordo è come se tornasse nel grembo materno, lo stesso vale per Asuka e l’EVA 02, ma non per Rei. L’EVA protegge il suo passeggero come una madre proteggerebbe i cuccioli.

Tutti i compagni di classe di Shinji sono orfani di madre e potenziali piloti di EVA (radunati apposta nella scuola semideserta di Neo Tokyo 3 dall’istituto Marduk, l’istituzione addetta alla ricerca e alla selezione dei piloti), e infatti vedremo uno di loro salire a bordo dell’EVA 03 nel diciassettesimo episodio. (17 – Il quarto soggetto qualificato). Le unità Evangelion rappresentano l’istinto materno allo stadio primitivo. Con tutta la furia e la violenza che questo comporta.

Si potrebbe forse azzardare che l’EVA sia, in senso nietzschiano un superuomo, un evoluzione dell’umano? No. L’uomo, per Nietzsche, è il ponte tra la bestia e il superuomo. E l’Evangelion è decisamente bestiale. Eppure già dalla prima puntata viene detto chiaramente; da Misato, da Ritsuko, dal padre di Shinji, Gendo e dal suo vice, Fuyutsuki; che l’Evangelion è l’unica arma che l’umanità ha per sopravvivere agli attacchi degli Angeli, anzi per sopravvivere in assoluto. Perché? Qui l’intreccio narrativo si complica parecchio, una parte interessante potrebbe essere quella che a che fare con il Progetto per il perfezionamento dell’uomo e La SEELE.

M. Heidegger, Essere e Tempo, pp. 204 – 206

Quello che ha fatto Levi Strauss, in antropologia, valorizzando etnologicamente l’alterità culturale, o Michel Foucault nella ricerca di un altro rispetto alla razionalità con la sua Storia della follia.

La modalità berserk è uno stato di furia non prevedibile dell’attività di un EVA. L’unità si attiva nonostante l’assenza di alimentazione e si comporta come avesse vita propria.

Rei è un clone della madre di Shinji. Potrebbe pilotare anche lo 01 e viene usata come base per il cosiddetto dummy plug. Una sorta di pilota virtuale che possa funzionare negli EVA senza bisogno del pilota in carne e ossa. Nell’EVA 00 c’è l’anima della madre di Ritsuko, che aveva una relazione con il padre di Shinji e che ha strangolato Rei, una delle Rei, da bambina. Per questo l’EVA 00 tenta di distruggere Gendo ed è in conflitto con Rei.