Eine Anime für Alle und Keinen (6 di x)


More about Pop filosofiaInterludio: Scelte impossibili

Con l’arrivo del tredicesimo Angelo, Bardiel,45 Shinji deve confrontarsi, non solo con l’assurdità ma anche con l’impossibilità della scelta. Bardiel contamina l’unità 03. Un EVA nuovo di zecca, aerotrasportato dagli Stati Uniti. Durante l’esperimento di attivazione, l’Angelo prende possesso della macchina umanoide e marcia verso Neo Tokyo 3. Né lo 00, né lo 02 riescono a fermare la sua avanzata. Shinji si rifiuta di affrontare lo 03, consapevole che al suo interno c’è un pilota. Nessuno ha avuto modo, o coraggio, di rivelare l’identità del ragazzo a bordo del nuovo, potentissimo, EVA. Il comandante in capo della NERV, il padre di Shinji, ordina di escludere il figlio dalla guida dello 01 e fa inserire il dummy plug, una sorta di autopilota creato a partire dal DNA e dall’anima di Rei. Lo scontro è molto duro, L’EVA 01 non va in berserk ma scatena una furia gelida e inumana, e alla fine ha il sopravvento sull’avversario. Shinji non può fare altro che restare a guardare impotente il massacro, cruentissimo, compiuto sotto i suoi occhi, fino a quando l’EVA 01 spezza la schiena allo 03 e ne estrae la capsula di pilotaggio. Shinji urla e impreca contro il padre, tentando con tutte le sue forze di fermare, senza successo, il suo Evangelion. L’EVA 01 frantuma l’entry plug con a bordo il fourth children. Solo quando tutto è finito e arrivano i primi soccorsi, Shinji riesce a scorgere il corpo del pilota mentre viene portato via da alcuni paramedici. È uno dei suoi compagni di classe, un amico, Toji Suzuhara. (18 – Selezione di vita).

Shinji non ha potuto fare nulla, eppure, oltre all’odio verso il padre (un odio che cova fin da quando Gendo lo ha abbandonato in tenera età) prova un terribile senso di colpa e si sente tradito da chi credeva essergli vicino. Il maggiore Misato Katsuragi, che già dal primo episodio si è presa cura di lui, infatti non gli ha mai rivelato l’identità del fourth children per paura di ferirlo. Così facendo, nascondendo la verità, però non ha fatto altro che ferirlo ancor di più, alimentando a dismisura il dramma del porcospino. La colpa, se di colpa si può parlare, di chi è? Non è forse tutto riconducibile a Shinji e a Shinji solamente. Non potremmo attribuire a lui, e alla sua paura di farsi male, di farsi ferire, di vivere e sopportare la realtà, di venire in contatto con l’altro, tutto questo dolore?

E ancora, l’immobilità di fronte a qualcosa di istintivamente sbagliato, anche se al di là delle nostre capacità, non richiederebbe un imperativo categorico degno di Don Chisciotte? Insomma l’assurdità della vita e l’altrettanto assurdità di quella finzione che chiamiamo male, non hanno modo di essere affrontate in chiave morale? Vale la pena lottare, anche quando spingere il masso su per la collina è impossibile? Davvero Sisifo è felice?46

Ontologie e alberi della vita

Shinji e Kaworu hanno una fondamentale differenza ontologica. Uno è umano, nato (dopo un disastro su scala globale), l’altro è angelico, né nato, né morto. Questione di lana caprina? Non proprio. Gli Angeli sono alimentati dall’elemento S2 o supersolenoide, contenuto in una nucleo a forma di frutto sferico. Per distruggere un angelo bisogna oltrepassare la barriera dell’AT-Field e rompere la sfera. Anche gli EVA hanno un nucleo ma, come già detto, non sono alimentati dal supersolenoide (L’EVA 01 in berserk divorerà letteralmente un angelo incorporando l’elemento), ma da una batteria a energia limitata. Nell’ottica del mito fondativo biblico, e dello Zohar, a cui l’anime fa spesso riferimento, l’elemento S2 potrebbe esser interpretato come una metafora del frutto dell’albero della vita, mentre il nucleo degli EVA, che potremmo anche far coincidere con il pilota, rappresenterebbe il frutto dell’albero della conoscenza. Uno immortale, l’altro mortale.

La differenza ontologica allora è quella che separa l’eternità dal tempo. La scena immobile “dell’inno alla gioia” si configura nell’economia della serie come una molecola temporale in cui il presente assume il carattere agostiniano di unico stato del fluire.47 Una zona in cui è possibile per Shinji e per Kaworu, fermarsi a osservare il tempo e la loro condizione in rapporto a esso.

La vita eterna è un nonsenso, l’eternità non è vita, la morte è la quiete a cui aspiriamo, vita e morte sono legate, chi reclama altro pretende l’impossibile e otterrà in ricompensa solo fumo. Noi che non ci contentiamo di parole, acconsentiamo a scomparire e siamo lieti di acconsentire, non abbiamo scelto di nascere e ci riteniamo fortunati a non sopravvivere in nessun luogo a questa vita, che ci fu imposta più che donata, vita piena di affanni e dolori, dalle gioie discutibili o mediocri. Che cosa prova mai che un uomo sia felice?48

Un animale storico

Secondo Emil Cioran, la storia non è che un processo messo in atto dalla volontà di vivere. La rinuncia volontaria all’eternità, in cambio del frutto della conoscenza, ha fatto cadere l’uomo nel tempo.49 Arrivati agli sgoccioli della vicenda umana, annunciata dall’arrivo degli Angeli, però sembrerebbe profilarsi all’orizzonte un’altra caduta.

Negli ultimi due, stranianti e pirandelliani, episodi (25 – Un mondo che finisce – 26 La bestia che gridò AMore nel cuore del mondo) l’uomo si appresterebbe a smettere di essere un animale storico. Quella che sembrava una crisi di Shinji, un’ipocalisse dell’individuo, diventa una crisi di portata globale, un’apocalisse, che va ad acquisire così, un significato storico e non più solo psicologico.

La trama parallela agli eventi principali di Neon Genesis Evangelion è quella che vede la SEELE, la società segreta a cui fa capo l’intera organizzazione che ruota attorno agli EVA, alle prese con un unico scopo ultimo: il Progetto per il perfezionamento dell’uomo. (I primi esperimenti in questa direzione hanno causato una catastrofe su scala mondiale (il second impact).50 La SEELE in possesso dei manoscritti del Mar Morto,51 si appresta ad affrontare l’Armageddon predetto dalle pergamene. L’unico modo che ha di scongiurare l’estinzione della razza umana è costringerla a evolvere, a uscire dal tempo e ricercare una nuova eternità. Per farlo cerca di far compiere al genere umano un salto evolutivo verso un unico essere di natura divina, un’unica forma di coscienza che elimini gli individui, che elimini l’altro.52 Un superuomo53 (un non individuo, un non altro da sé, un anima collettiva) caduto dal tempo.

Non è altro che un recita già inscenata però, una catena di nodi gordiani: l’uomo cade nel tempo, il superuomo cade dal tempo.

Dove sta la libertà di scelta? Anche noi come gli Angeli siamo costretti al nulla, alla vita per la morte, all’assurdo?

Pensare di oltrepassare la condizione umana accedendo a quella di “Übermensch” significa dimenticare il fatto, che sia già spossante reggere quella di “Mensch”, e che questo sia possibile solo sottoponendo a tensione massima la molla della volontà. E proprio la volontà si rivolta contro chi ne abusa. Volere non è una condizione naturale quando supera ciò che basterebbe a vivere. Superata questa esile linea ci si deteriora e si finisce per cadere. Ogni catastrofe umana procede dai suoi eccessi (da Adamo in poi) si legge ne La caduta nel tempo. Già come uomini vogliamo troppo, ben oltre la volontà di autoconservarci, come superuomo cosa ne sarebbe di noi? Collasseremmo su noi stessi; sul nostro io, per quanto illusorio; riducendoci in macerie. Eppure la SEELE confida di salvare l’umanità innescando il third impact e dando il via al progetto.

45 http://it.wikipedia.org/wiki/Angelo_(Neon_Genesis_Evangelion)#Bardiel
46 Cfr. A. Camus, Il mito di Sisifo: “Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo”
47 Cfr. Agostino d’Ippona, Confessioni.
48 A. Caraco, Breviario del caos, p. 9.
49 Cfr. E.M. Cioran, La caduta nel tempo.

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Eine Anime für Alle und Keinen (3 di x)

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L’altro

Il problema dell’altro, per esempio in Heidegger, ha a che fare con la riflessione sul linguaggio quale sede dell’intersoggettività:

Il discorso è esistenzialmente coorigianrio alla situazione emotiva e alla comprensione […] La comunicazione non è il trasferimento di esperienze vissute, di opinioni o di desideri, dall’interno di un soggetto all’interno di un altro. il con-Esserci è già essenzialmente rivelato nella situazione emotiva comune e nelle comprensione comune. Nel discorso il con-essere viene viene partecipato ‘espressamente’; dunque esso è già, ma non è ancora partecipato perché non è ancora afferrato e appropriato

e ancora: “[…] l’aprimento essenziale dell’Esserci al con-essere con gli altri. Il sentire è l’apertura primaria e autentica dell’Esserci al suo poter-essere più proprio, come ascolto della voce dell’amico che ogni Esserci porta con sé.”

Emmanuel Lévinas obietterebbe che in questo modo si privilegerebbe solo l’interesse gnoseologico, fraintendendo il ruolo filosofico del concetto stesso dell’altro. Insomma il darsi come oggetto per un soggetto dell’altro non può partire solipsisticamente dal pensiero, ma dovrebbe trovare il cominciamento stesso della filosofia nell’altro stesso. Più che una questione teoretica, quindi si tratterebbe di una questione etica.

Il darsi di un oggetto per un soggetto… e se l’oggetto, l’altro, fossi io? L’intersoggettività, l’aprimento essenziale dell’Esserci al con-essere cosa sarebbe?

Gli Angeli hanno varie forme, alcuni sono umanoidi, altri sono creature mostruose a forma di ragno o di animale abissale, altri ancora sono virus informatici, batteri o semplicemente dei poligoni fluttuanti. Uno di questi, Leliel, nel sedicesimo episodio, è una sfera. Si tratta di un’entità quadridimensionale, la cui quarta dimensione è il Mare di Dirac: la zona dei numeri immaginari, un modello teorico del vuoto visto come un mare infinito di particelle di energia negativa. La sfera è solo l’ombra di Leliel, l’Angelo vero e proprio è il “buio” sotto la sfera. L’Eva 01 affronta la sfera senza successo e viene inghiottito dal vuoto. Shinji rimane ore all’interno del nulla. Il supporto vitale si va spegnendo e il ragazzo comincia a delirare. Si troverà a fare i conti con la sua vita ma soprattutto con se stesso (un se stesso bambino) all’interno di un vagone di treno deserto.

Shinji: Chi sei? Chi sei?

Shinji: Shinji Ikari

Shinji: Quello sono io.

Shinji: Io sono te. Ciascun individuo ha dentro se stesso un altro se stesso; ogni individuo è in effetti costituito da due diversi se stessi.

Shinji: Due se stessi?

Shinji: Il se stesso che è soggetto osservante e il se stesso che è oggetto osservato Ogni oggetto d’osservazione ha però natura molteplice ed esistono quindi molteplici Shinji Ikari: lo Shinji Ikari che è dentro il tuo animo, lo Shinji Ikari che è nell’animo di Misato Katsuragi, lo Shinji Ikari dentro Asuka Soryu, lo Shinji Ikari dentro Rei Ayanami, lo Shinji Ikari dentro Gendo Ikari. Ognuno di essi è un diverso Shinji Ikari, ma sono tutti il vero Shinji Ikari. Tu hai paura degli Shinji Ikari contenuti nelle altre persone. (16 – Malattia mortale, e poi…)

Al termine dell’ossigeno, del riscaldamento e delle funzioni minime di sopravvivenza, Shinji è arrivato al limite della sopportazione psicofisica. Rannicchiato, infreddolito, non ha più forza. L’unica cosa che vuole è essere da un’altra parte. Il suo istinto di autoconservazione si trasforma in volontà. Una richiesta di aiuto. Una scelta di vita. Al ragazzo, avvolto dal liquido LCL come dal liquido amniotico (ormai torbido), affiorano i ricordi della madre, e all’improvviso l’EVA 01 si risveglia, anche se dovrebbe essere senza energia. Si risveglia, squarta l’Angelo in un tripudio di sangue e ne esce come un feto dal grembo, rivelando tutta la sua spaventosa potenza.

Qualcosa di perturbante

Il se stesso che è oggetto per un soggetto e soggetto per un oggetto. C’è qualcosa di perturbante nelle macchine multi-funzione umanoidi Evangelion. Sono, ovviamente, un oggetto per un soggetto. Ma non sempre, o meglio non solo. Normalmente i “robot” sono immobili nei loro hangar (immersi fino alle spalle in un liquido rossastro); senza pilota non si muovono, di più, anche con il pilota a bordo, nel caso venga staccata loro la “corrente”, fornita da un lunghissimo cavo, l’umibilical cable, che li collega a vari punti della città, dopo cinque minuti si spengono. Eppure sia l’EVA 00, il prototipo, sia l’EVA 01 si sono mossi di propria volontà. Lo 00, durante un test di attivazione, all’interno dell’hangar, come impazzito ha preso a pugni la cabina da cui i suoi creatori e alcuni tecnici lo osservavano, causando danni fisici al suo pilota, Rei. L’EVA 01 invece, sembra agire di propria volontà in diverse occasioni, già prima dello scontro con Leliel, come nel secondo episodio, quello durante lo scontro con Sachiel. Come già visto, Shinji è appena salito a bordo, non sa pilotare l’EVA e quest’ultimo viene massacrato dall’Angelo. Nel momento in cui si interrompe ogni contatto tra la cabina di pilotaggio e il quartier generale, il ragazzo sembra spacciato ma con un urlo ferino l’EVA si ridesta in preda a quello che viene definito berserk, una furia cieca che lo spinge a combattere, fino alla distruzione del nemico.

L’EVA 01 si rianima anche durante un attacco al quartier generale. Shinji si trova su una passerella che corre proprio davanti alla testa del robot, crollano alcune parti sopra di lui, e l’EVA lo ripara con la mano gigantesca dai detriti. Durante un’altra disperata battaglia, l’EVA va in berserk ed è senza alcun controllo, la corazza (che non è protettiva ma costrittiva come dice la dottoressa Akagi) si sfalda e l’EVA si rivela per quello che è: una temibile creatura fatta di carne, dagli istinti primordiali che si avventa, avanzando a quattro zampe, sull’Angelo e lo divora in un bagno di sangue. (19 – Battaglia da uomo).

Nella seconda parte dell’anime scopriamo che Gli EVA sono umani. Sono una specie di clone di essere umani in cui è stata “inserita” l’anima di una persona. Nel caso dell’EVA 01 si tratta dell’anima primigenia della madre di Shinji. Ed è per questo che in pratica solo Shinji può pilotarlo. Il tasso di sincronia tra pilota e robot è alto perché, quando il ragazzo sale a bordo è come se tornasse nel grembo materno, lo stesso vale per Asuka e l’EVA 02, ma non per Rei. L’EVA protegge il suo passeggero come una madre proteggerebbe i cuccioli.

Tutti i compagni di classe di Shinji sono orfani di madre e potenziali piloti di EVA (radunati apposta nella scuola semideserta di Neo Tokyo 3 dall’istituto Marduk, l’istituzione addetta alla ricerca e alla selezione dei piloti), e infatti vedremo uno di loro salire a bordo dell’EVA 03 nel diciassettesimo episodio. (17 – Il quarto soggetto qualificato). Le unità Evangelion rappresentano l’istinto materno allo stadio primitivo. Con tutta la furia e la violenza che questo comporta.

Si potrebbe forse azzardare che l’EVA sia, in senso nietzschiano un superuomo, un evoluzione dell’umano? No. L’uomo, per Nietzsche, è il ponte tra la bestia e il superuomo. E l’Evangelion è decisamente bestiale. Eppure già dalla prima puntata viene detto chiaramente; da Misato, da Ritsuko, dal padre di Shinji, Gendo e dal suo vice, Fuyutsuki; che l’Evangelion è l’unica arma che l’umanità ha per sopravvivere agli attacchi degli Angeli, anzi per sopravvivere in assoluto. Perché? Qui l’intreccio narrativo si complica parecchio, una parte interessante potrebbe essere quella che a che fare con il Progetto per il perfezionamento dell’uomo e La SEELE.

M. Heidegger, Essere e Tempo, pp. 204 – 206

Quello che ha fatto Levi Strauss, in antropologia, valorizzando etnologicamente l’alterità culturale, o Michel Foucault nella ricerca di un altro rispetto alla razionalità con la sua Storia della follia.

La modalità berserk è uno stato di furia non prevedibile dell’attività di un EVA. L’unità si attiva nonostante l’assenza di alimentazione e si comporta come avesse vita propria.

Rei è un clone della madre di Shinji. Potrebbe pilotare anche lo 01 e viene usata come base per il cosiddetto dummy plug. Una sorta di pilota virtuale che possa funzionare negli EVA senza bisogno del pilota in carne e ossa. Nell’EVA 00 c’è l’anima della madre di Ritsuko, che aveva una relazione con il padre di Shinji e che ha strangolato Rei, una delle Rei, da bambina. Per questo l’EVA 00 tenta di distruggere Gendo ed è in conflitto con Rei.

Eine Anime für Alle und Keinen (1 di x)

More about Pop filosofiaComincio oggi il primo feuilleton saggistico filosofico della storia umana (me le dico e me le canto da solo)… Dicevo, comincio oggi a pubblicare a puntate il mio saggio in creative commons, “Neon Genesis Evangelion – Un anime per tutti e per nessuno”, contenuto in Pop Filosofia, il volume a cura di Simone Regazzoni, fresco di stampa e uscito per i tipi de Il Nuovo Melangolo.

Non possiedo una filosofia in cui potermi muovere come l’uccello nell’aria o un pesce nell’acqua. Tutto quello che possiedo è un duello, e questo duello viene combattuto in ogni istante della mia vita tra le false consolazioni, che solo accrescono l’impotenza e rendono più profonda la mia disperazione, e le vere consolazioni, che mi guidano a una temporanea liberazione. Dovrei forse dire: la vera consolazione, perché a rigore non c’è per me che una sola vera consolazione, e questa mi dice che sono un uomo libero, un individuo inviolabile, una persona sovrana entro i miei limiti.

(Stig Dagerman, Il nostro bisogno di consolazione)

La speranza esiste in tante forme quanto è il numero degli uomini.

(SEELE)

AD 2015

Anno Domini 2000. Le fonti ufficiali ONU rilasciano una dichiarazione sull’origine del second impact, il cataclisma che ha sconvolto la Terra: un asteroide è precipitato in Antartide. L’impatto ha causato una leggera inclinazione dell’asse del pianeta, lo scioglimento dei ghiacci e i conseguenti sconvolgimenti climatici, dando il via a una guerra per la conquista dei territori non sommersi. La popolazione mondiale viene dimezzata. La verità è un’altra. Il cataclisma è stato causato da una spedizione al Polo Sud, che è venuta in contatto con un’entità “aliena”.
Quindici anni dopo, faticosamente, l’equilibrio geopolitico viene ristabilito sotto l’egida delle Nazioni Unite. Quindici anni dopo, come predetto dalla Pergamene del Mar Morto, l’apocalisse sembra prossima, annunciata dall’arrivo degli Angeli. Il primo di essi, Sachiel, è una creatura gigantesca che compare a Neo Tokyo 3, con l’intenzione di radere al suolo la città e penetrare nel sottosuolo. L’esercito, nonostante l’uso di armi nucleari, non riesce ad abbattere il messaggero divino. Nello stesso momento, il quattordicenne Shinji Ikari viene preso in custodia dal capitano Misato Katsuragi su ordine del comandante dell’agenzia speciale NERV, Gendo Ikari.
Nonostante l’attacco dell’Angelo, Misato riesce a portare Shinji nel sottosuolo della città, il geofront, dove si trova il quartier generale della NERV.
Gendo ha fatto chiamare il figlio, dopo averlo affidato a un tutore per dieci anni, con uno scopo preciso: farlo salire a bordo dell’unica chance che la razza umana ha per combattere gli Angeli: la macchina multi-funzione umanoide Evangelion, l’EVA 01, poiché il pilota ufficiale del prototipo, Rei Ayanami, è ferita gravemente.

Shinji non ha idea di come si possa manovrare un EVA e non sembra intenzionato a farlo. L’alternativa è fare salire a bordo Rei nonostante la sue condizioni critiche. Quando Shinji la vede arrivare spinta da alcuni medici su una barella, bendata e sofferente, si sente costretto a entrare nella “cabina di pilotaggio” e affrontare il nemico.

Il ragazzo si troverà coinvolto in una trama complessa e articolata, che metterà a dura prova la sua salute psicofisica, facendogli gravare sulle spalle il peso di ogni decisione e di ogni indecisione.

L’avvento di Sachiel non è che la prima prova che dovrà affrontare. Altri sedici angeli tenteranno di arrivare al cuore sotterraneo di Neo Tokyo 3, il terminal dogma, il luogo in cui è imprigionata la madre ancestrale del genere umano, Lilith, recuperata assieme al primo Angelo, Adam, nei ghiacci del polo e vera causa del cataclisma. Il contatto tra gli Angeli e Adam scatenerebbe il third impact, un altro, questa volta decisivo, disastro che spazzerebbe via per sempre la razza umana.
Qualcuno trama nell’ombra, si tratta della SEELE , un’organizzazione segreta che si cela dietro la NERV, che per portare a compimento il Progetto per il perfezionamento dell’uomo, cerca di provocare ciò che apertamente vuole impedire. Sarà proprio la SEELE a giocare un ruolo decisivo, quando invierà un nuovo pilota per affiancare Shinji e gli altri ragazzi che sono saliti a bordo degli EVA nel corso della serie (i children). Kaworu Nagisa, il quinto soggetto qualificato, si rivelerà essere non solo un adolescente, e unico vero amico di Shinji, ma anche il diciassettesimo Angelo. Lo scontro sarà inevitabile.

Questa a grandi linee la trama di Neon Genesis Evangelion, o meglio uno dei tanti fili, quello più superficiale, che compongono l’intreccio complesso e stratificato dell’anime. Quello che segue è una delle possibili ma parziali riflessioni che sono scaturite dalla visione dell’opera di Hideaki Anno e dello studio Gainax.

Fenomenologia della narrazione

Dal punto di vista narratologico, già a partire dal secondo episodio, se la fabula si fa progressivamente nebulosa, l’intreccio è un continuo susseguirsi di implosioni, frammentazioni, analessi. Il punto di vista si moltiplica, l’introspezione e il soliloquio si sostituiscono all’azione, anche sul versante della fotografia e della regia siamo più vicini al cinema d’autore che alle pellicole d’azione o fantascienza e tanto meno d’animazione.
Per l’anime firmato da Anno, si potrebbe parafrasare il sottotitolo di Così parlò Zarathustra: Neon Genesis Evangelion – un anime per tutti e per nessuno. Un sottotitolo che evidenzia il carattere fenomenologico dell’ermeneutica applicata a questo testo e che può dare spazio a un altro tipo di constatazione. Al di là delle chiavi interpretative del pensiero nietzschiano si può supporre che la lettura dello Zarathustra trovi in chiunque vi si approcci, addetti ai lavori e non, un riscontro simile. Dopo aver sfogliato l’ultima pagina ci si sente spaesati, non è un trattato filosofico che dispiega il sistema mondo in modo razionale, passo a passo, preciso e distante dalla vita come Plutone dal Sole. Nonostante “l’attentato” alla comprensione però qualcosa si muove nelle viscere, qualcosa rimane. Allo stesso modo, dopo la sigla di chiusura dell’ultimo episodio di Evangelion, qualcosa “sconquassa le budella”, qualcosa che ha a che fare con la Verità e le verità. Qualcosa che mina il reale stesso. A cosa ho assistito? Cosa ho visto, cosa mi ha affrontato?

Lo spaesamento non è dovuto però alla cripticità della trama, o ai vari passaggi al limite del comprensibile, c’è dell’altro. Qualcosa di forte, di emozionalmente intenso e di metafisicamente rilevante.

Shinji fissa il soffitto. Un soffitto sconosciuto. Come si è trovato lì? È solo la seconda puntata. Nella prima è andato in scena un classico dell’animazione giapponese, o almeno per tre quarti della puntata, si tratta di un classico, anche se rivisto e corretto nella grafica, nello stile e nel mecha design, in base a gusti più contemporanei. Un adolescente, sale per la prima volta a bordo di un robot sofisticato per affrontare un mostro alieno che minaccia la terra o più nello specifico Tokyo e il Giappone. Una storia vista diverse volte negli anni d’oro dei robot giganti, dallo scanzonato Trider G7 al realistico Gundam.

L’attacco alieno proprio al paese del sol levante è un topos dell’immaginario dei “cartoni animati” ed è forse collegabile al trauma collettivo della nazione dovuto allo sgancio della bomba atomica sul suolo patrio. La narrazione avrebbe per così dire interiorizzato la Storia, facendo di Hiroshima e Nagasaki un endocetto, un archetipo, che volente o nolente si riverserebbe nelle trame di chi costruisce un certo tipo di storia. Ma se fino a qualche decennio fa, l’attacco geograficamente mirato non trovava spiegazioni nel copione (perché mai un invasore alieno, o chi per lui, dovrebbe conquistare o annientare la terra partendo dal Giappone?) e si adattava a intrecci, spesso inconsistenti e ripetitivi, nel caso di Neon Genesis Evangelion c’è un perché drammaturgico “logico”.

La spedizione al polo che scatena il second impact è nipponica, e fa capo alla SEELE. Nel 2015, quando i nati nell’anno del cataclisma, sono appena adolescenti, all’improvviso gli Angeli attaccano Neo Tokyo 3. L’assalto delle schiere angeliche è guidato dall’istinto, dall’attrazione verso Adam (e Lilith) che è rinchiuso nel terminal dogma.

Shinji si trova a fissare confuso il soffitto di una stanza d’ospedale a causa dello scontro con il nemico del primo episodio e di cui non conosciamo l’esito.

Lo spettatore non sa cosa sia successo. Come il ragazzo, si risveglia a sua volta dallo choc. L’analessi, nella seconda puntata, mostra tutta la brutalità del combattimento tra l’Evangelion e l’Angelo, e per chi è abituato a lame rotanti e compagnia bella è del tutto inaspettata.

Dopo che Shinji è salito a bordo del “robot”, viene scagliato nel mezzo della battaglia. Un elevatore lo porta dal quartier generale sotterraneo della NERV tra le strade della città evacuata. Shinji cerca di manovrare ma con scarsi risultati. Sachiel afferra l’EVA 01 per il collo e con una specie di lancia luminosa a percussione comincia a colpirlo con estrema violenza all’altezza dell’occhio. Se nei cartoni degli anni ‘70 c’era da chiedersi cosa diavolo avesse il pilota da urlare tanto, magari stringendosi l’arto corrispondente a quello del suo robot colpito dall’avversario di turno, in Evangelion viene messo in chiaro fin da subito che pilota e macchina sono in simbiosi e quello che prova la seconda, prova il primo. E Shinji urla, fino a perdere i sensi. Sotto i colpi della lancia dell’Angelo, la corazza dell’EVA cede e uno spruzzo enorme di sangue schizza dalla sua testa.

Cosa è successo dopo? Come ha fatto il pilota a salvarsi e risvegliarsi in ospedale? Che fine ha fatto l’Angelo? Ma soprattutto che cosa è l’EVA? Perché sanguina?

Quando a Shinji inizia a tornare la memoria, rammenta che alla fine della battaglia, l’EVA 01 si è fermato di fianco a un grattacielo di vetro e acciaio. Ricorda di aver osservato il riflesso dell’Evangelion, che ha perso il “casco”, e di aver visto in preda al terrore un’enorme occhio umanoide vibrare di vita.

Per salire a bordo il pilota deve entrare in una capsula oblunga, l’entry plug, una volta dentro, una specie di liquido amniotico sommerge l’abitacolo e “annega” senza troppi convenevoli il passeggero, fornendo ossigeno ai polmoni. L’entry plug viene inserito da una gru, tra il collo e la schiena, nel tronco dell’EVA. La strumentazione non è complicata, un paio di cloche legate al sedile, e la visuale è a 360°, come se uno schermo avvolgesse l’intero abitacolo rimandando le immagini esterne da telecamere omnidirezionali. Per manovrare una macchina così complicata però, lo spettatore più smaliziato, potrebbe obiettare che un paio di semplici leve non sono certo sufficienti. E infatti il pilota per poter muovere l’EVA deve avere un tasso di sincronia mentale adeguato. Il suo stato psicologico e neurologico è fondamentale. In sostanza per poter guidare l’Evangelion deve essere un tutt’uno con esso. La cloche diventa un accessorio a cui aggrapparsi o con cui gestire le comunicazioni con la base ecc. ecc. ma è la mente a dover fare tutto il lavoro. Banalmente si potrebbe dire che l’EVA cammina se il pilota pensa di camminare, ed è per questo che il dolore provato dalla macchina è quello che prova il pilota. La connessione può essere interrotta dal quartier generale in ogni momento se ritenuto necessario dal direttore delle operazioni il capitano (poi maggiore) Misato Katsuragi o dal comandante della NERV.

Per Rei, come per Asuka (il pilota dell’EVA 02), ci vorrebbe un intero scritto a parte.

Seele: anima in tedesco.
Moltissime inquadrature fisse in Evangelion hanno a che fare con la comunicazione, con i mezzi che collegano le persone tra loro e che sembrano tacere: un telefono, i cavi della luce, una segreteria che lampeggia. ecc. ecc. Una scena particolarmente efficace, nel terzo episodio, vede Shinji fuggire da Neo Tokyo 3 in treno. L’inquadratura è fissa sul ragazzo, piegato su se stesso, isolato dalle cuffie del walkman, mentre i passeggieri vanno via via scendendo fino a lasciarlo solo.
Nietzsche, F., Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno.

Cfr. M. Heidegger, Che cosa significa pensare?: Chi è lo Zarathustra di Nietzsche.