Eine Anime für Alle und Keinen (4 di x)


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L’EVA è a sua volta un soggetto per un oggetto e viceversa: Come dice Shinji a se stesso: “ogni oggetto d’osservazione ha però natura molteplice ed esistono quindi molteplici Shinji Ikari […]” Lo Shinji Ikari che è dentro l’Evangelion è però forse quello di cui aver più paura, perché è la summa dei molteplici Shinji Ikari. E lo Shinji Ikari che si confronta con gli altri, è lo Shinji che supere la propria barriera e quella degli altri (l’AT-Field).

L’unico altro momento in cui Shinji abbatte la barriera autistica è quando viene in contatto con il fifth children, il quinto pilota designato. Un ragazzo venuto da fuori, mandato dalla SEELE per sostituire Asuka ormai non più in grado di pilotare l’EVA 02. Il suo nome è Kaworu Nagisa (23 – Lacrime). Da subito stringe un rapporto d’amicizia ed empatia molto forte con Shinji. Il nuovo arrivato sembra l’unico con cui il protagonista si senta libero di parlare e di comunicare, come se non avesse più bisogno di corazze. Il tempo che trascorrono assieme è piacevole e Shinji si sente per la prima volta a suo agio, come se nel dilemma del porcospino avesse capito quale sia la distanza e la prossimità ideale nei riguardi dell’altro per stare assieme senza ferirsi. Con molta semplicità e delicatezza Kaworu dice a Shinji di volergli bene.

Kaworu: Senza conoscere altre persone non è possibile né tradirsi né ferirsi l’un l’altro, però… non è neanche possibile dimenticare la solitudine. Gli esseri umani non potranno mai affrancarsi dalla solitudine… del resto ogni uomo è comunque solo, ed è soltanto perché è possibile dimenticarlo che gli uomini riescono a vivere.

[…] Gli esseri umani provano continuamente dolore dell’animo… è perché l’animo soffre tanto facilmente che anche il vivere risulta doloroso… e in particolare il tuo animo è delicato come il vetro… meritevole d’affezione… cioè ti voglio bene. (24 – L’ultimo messaggero sacrificale)

Per dirla con Heidegger, Kaworu opera un aprimento essenziale dell’Esserci al con-essere. Il suo Esserci però ha una caratteristica che apre contemporaneamente al non-essere. Come già visto Angeli e umani, se pur simili, non possono convivere. Solo il più adatto alla vita può sopravvivere e Kaworu Nagisa è l’ultimo Angelo, il diciassettesimo, Tabris. La sua missione, come per i suoi simili, è arrivare nel cuore sotterrano di Neo Tokyo 3 per entrare in contatto con Adam. Facendo così, però, scatenerebbe la fine del mondo e l’estinzione definitiva della razza umana. Non ha scelta deve farlo, come hanno provato a farlo gli altri Angeli prima di lui. Per gli Angeli tornare al principio, ad Adam, significa sopravvivere, distruggere l’umano perché la convivenza non è possibile. Solo una delle due forme evolutive è adatta alla vita.

Imperativi

Per Kant, gli esseri umani occupano un posto particolare nella creazione, e la moralità è l’insieme dei comandamenti della ragione, o imperativi, da cui tutti derivano obbligazioni e doveri. Il dovere è la necessità di agire in rispetto della legge dettata dall’imperativo categorico, cioè il “modello” della razionalità da cui scaturiscono le esigenze morali. Un atto può avere un contenuto morale se, e solo se, è eseguito con riguardo verso il senso di dovere morale; non è sufficiente che l’atto sia consistente con il dovere, deve essere intrapreso in nome dell’adempimento del dovere. E gli Angeli a loro volta occupano un posto particolare nella creazione, per loro l’imperativo categorico è arrivare ad Adam, cancellando l’umano. Per loro, come per l’uomo, l’imperativo categorico quindi è sopravvivere. È razionale? È istintivo?

Il famoso epitaffio tratto dalla Critica della ragion pratica sulla tomba di Kant: Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me, verrebbe meno se l’imperativo categorico fosse puro e semplice istinto di sopravvivenza: l’unica morale possibile sarebbe infatti la dura legge dell’evoluzione, il cielo stellato incombe (spaventoso) su di me e l’istinto di conservazione è dentro di me. Mors tua vita mea.

Anche se troverà Lilith

4 thoughts on “Eine Anime für Alle und Keinen (4 di x)

  1. I miti di Lilith e Adam, così come l’albero della vita, sono tutti elementi dalla religione ebraica. E solo una coincidenza curiosa che questi miti (tutti in stretto legame con gli Angeli) sono, in qualche modo, controllati da società più o meno segrete che hanno nomi in tedesco (Seele, Gehirn…)? Qual’è la vera natura del misterioso legame tra NGE e la cultura ebraica?

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  2. Elémire Zolla lo dice molto meglio di come potrei fare io, quindi – chiedo scusa a quelli che come me storcono il naso di fronte alle citazioni -, ma sono costretto a citarlo alla lettera: «Quando la psiche che percepisce e le cose percepite, soggetto e oggetto, si fondono e assorbono a vicenda, avviene ciò che si può definire “esperienza metafisica”[…]». Questo passaggio di Zolla mi ha ricordato molto la “modalità Berserk” dell’Eva-01. E poi, sempre con Zolla riferendosi a Shinji e al suo dialogo con se stesso: «Samâdhi denota la mente quanto si sia sganciatta da tutto ciò che di norma la impegna[…]. La psiche in samâdhi, unificata, può affermare “Sono”, ma non più “Sono questo”, “Sono quello”. Non perché abbia subìto una perdita; al contrario, ha ottenuto un vertiginoso accrescimento[…]. “Sono” è anteriore, più vasto di “Sono questo” o “Sono quello”; indica l’essere nella sua massima potenzialità, non compromesso, non confinato da una denotazione limitativa e contrastiva[…]» Samâdhi, per quelli che come me non lo conoscono, è sanscrito: una lingua che, secondo Zolla, si adatta meglio e cono più precisione a spiegare questo genere di concetti. (Archetipi, E. Zolla – Marsilio ed.)

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