Korn – Life is peachy (Sony, 1996)

Proviamo per un attimo a non pensare all’ultima dozzina di anni. A tutta la robaccia che l’industria discografica ha siringato a noi poveri pazienti ‘musicali’, sulla scorta di una presunta prescrizione medi(ati)ca di forti dosi di nu metal, o qualsiasi altro brutto nome si sia utilizzato per tentare di definire il rock pesante, metallico riletto in chiave anni ’90.

Proviamo a dimenticare, o meglio a fare semplicemente rewind. C’era un gruppo che portò all’altare del mondo un suono nuovo, crudo, pesantissimo, irresistibile. Un gruppo di pseudo-macho californiani dall’attitudine parecchio oscura, un po’ troppo pompata forse, tuttavia sincera e musicalmente ben dotata. Con un leader d’eccezione, a metà tra lo psicopatico più sexy del mondo e l’ennesimo poeta maledetto. Incesto, abuso di minori, sezionamento di cadaveri, storie di violenza e atroce sofferenza messe in fila per due da brave bambine all’interno di potenti filastrocche psycho dall’impatto terribile, che colpiscono al basso ventre e lasciano per terra.

Erano i Korn, quelli dell’esordio omonimo del 1994, ma soprattutto la band che pubblicò Life is peachy per la Epic/Sony music nel 1996. Un album eccellente, sotto ogni punto di vista. Musicalmente arrivò dove la band, ahimè, non riuscirà più nei seppur prolifici anni successivi, fino ai giorni nostri. Colpa forse di un senso di marketing troppo sviluppato nelle teste dei membri stessi e del loro manager, che li porterà a firmare contratti molto impegnativi (come numero di album da pubblicare) per sfruttare il successo economico del nome. Non è detto che si riesca sempre a fare un buon disco, anzi. Una zappa sui piedi per i Korn, si direbbe, ma questo non toglie valore a un album e a un gruppo che hanno di certo lasciato il proprio segno nella storia del rock della nostra epoca.

Ascoltarlo anche a più di dieci anni dalla sua uscita è eccitante, dà una grandissima carica e lascia un po’ di nostalgia per le brutte cose che si sentono oggi. Un tappeto ritmico da urlo, con il famoso basso pulsante (vedi Lost) a combinarsi con la potenza e la precisione di una batteria scalpitante. Cambi di ritmo, intrecci, trame ricercate, ripartenze ed esplosioni di furia. Le chitarre: il loro suono unico, ribassato, abrasivo, soffocante. I riff brevi e tetrissimi, spaventosi, gli arpeggi sospesi, le combinazioni tra i due chitarristi che lasciano col fiato sospeso. E poi la voce, Jonathan Davis il perfetto: paranoico, duro, selvaggio e poi d’incanto dolcissimo, indifeso, persino raffreddato! Melodie prese di peso dagli anni ’80 squarciate da urlate degne del più violento singer straight-edge in giro, senza rispetto per la salute mentale dell’ascoltatore. Ma dal vivo erano poi così? La risposta è X. Si e no, un po’ e un po’. C’è chi dice sì e chi afferma che sono cazzate, chi, come me, c’era quel giorno di un milione di anni fa al Palalido di Milano a vedere Korn + Incubus e ha i suoi dubbi, e altra gente disposta a giurare che alcune loro gigs sono state memorabili.

Lost, Porno creep, Good god, la celeberrima A.D.I.D.A.S., simpatica trovata di arty business che però avrebbe dovuto fermarsi lì per rimanere tale (nei credits del disco, trovare KORNWEAR: con l’elenco degli sponsor per il loro abbigliamento trendy francamente non è mai bello), sono canzoni bellissime, violente e melodiche, cariche di emotività. Wicked, che ospita alla voce Chino Moreno dei Deftones, è un altro pezzo notevole. Ma è nel suo complesso – produzione e grafica inclusi -che Life is peachy si può valutare come un ottimo disco, in grado di rappresentare a pieno un suono e un’attitudine musicale precisi. (KZA)

3 thoughts on “Korn – Life is peachy (Sony, 1996)

  1. Tutto verissimo! Io l’ho conosciuto quando ero al militare, era già uscito da qualche anno, mi ha accompagnato nelle notte insonni, che con questo disco erano più insonni che mai! Poi ho comperato tutta la discografia, fino a Untouchables

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  2. grande! 🙂 l’immagine delle tue notti insonni in caserma al ritmo infernale di questo disco è da racconto… mumble mumble… potremmo utilizzarti 😉 grazie per il commento, kza

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  3. …utilizzarmi? Oddio, ho visto la mia immagine, legato alla spalliera del letto, al posto del mirino per le freccette…
    Gasp! Scherzi a parte, vuoi sapere qual era l’altro disco che non mi faceva dormire mai? Zen Arcade degli Husker Du… Niente a che vedere con i Korn, tutt’altro genere… Ma se non li conosci prova, poi non ti lasciano più!

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