
ATTENZIONE: SPOILER!
Iniziamo col dire che l’ultima fatica di Dario Argento, il suo nuovo film “Giallo” , era partito male fin da subito: nessuna distribuzione nei cinema e il povero Adrien Brody, che nel lungometraggio è un ispettore di polizia spaesato in quel di Torino, il povero Brody dicevo, che non percepisce il suo caché e fa causa alla produzione. Insomma, un inizio col botto, anzi, forse meglio dire col tonfo. Però io, Argentiano della prima ora, io che ho visto “Profondo Rosso” in VHS tante di quelle volte da aver consumato il nastro, io non ho dato retta a queste nefaste avvisaglie e mi sono detto: “Quanti film stupendi ho visto in dvd oppure downlodati dalla rete che al cinema non si erano mai visti?” Perché non potrebbe essere lo stesso per il maestro dell’Horror italiano, di cui da anni noi fan accaniti aspettiamo il risveglio creativo? Così mi sono armato di chiavetta e cerca e rumina nella rete, finalmente ho trovato una versione in Dvx di “Giallo” da scaricare. Pago il mio dazio al Dio del Sistema Binario e in un paio d’ore il film è bell’e pronto. Ed è qui che inizia il trauma, tanto per restare nelle atmosfere argentiane. Fin dai primi minuti si coglie una imbarazzante superficialità nei dialoghi tra i protagonisti e una grottesca artigianalità negli effetti speciali, ragazze pugnalate al volto che in un frame diventano fantocci di cartapesta inespressivi che neanche al carnevale di Pinerolo. E l’ispettore Avolfi/Brody che mantiene imperterrito un’espressione da cane bastonato, sia che abbia davanti un cadavere squartato oppure la bella Emmanuelle Seigner (che nel film è la sorella di una delle ragazze rapite dall’assassino). E poi dulcis in fundo, c’è lui, “Giallo”, il serial killer che ha quel soprannome (e qui scatta l’umorismo involontario) perché è il colore della sua pelle, dovuto a itterizia o epatite cronica probabilmente. Il “misterioso” killer dalla pelle ocra attira le sue vittime col trucco originalissimo (!!) del finto taxi, poi le stordisce con un’iniezione di tranquillanti (perché lui che soffre di fegato se ne intende di medicinali!!), le nasconde in un luogo buio e isolato e inizia a seviziarle. Qualcuno penserà subito: Ma se il misterioso assassino ha la pelle color limone rancido, si scoprirà subito chi è! E infatti non è un problema per Argento far vedere alla terza scena chi è l’assassino: brutto come la fame, mezzo zoppo ma furbo come una volpe! Perché tira scemi i poliziotti per tutto il film e ci vuole un colpo di genio di Linda/Seigner per fiutare la traccia giusta. E allora direte voi, “dove sta la suspence a cui Argento ci aveva abituati, il giochino che piace tanto agli amanti del thriller, quello di tirare a indovinare chi è l’assassino”? Infatti! Non c’è alcuna suspence, il film va dritto, anzi, forse sarebbe meglio dire piatto verso il suo epilogo. E i buoni restano buoni, i cattivi oltre che cattivi sono pure brutti, e la bella addormentata viene salvata da un principe azzurro, Tristezza-Brody, che non ha castelli dorati dove portarla perché ha lavorato gratis e adesso è povero in canna…
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