Sesso

Intanto come titolo funziona, no? Ma veniamo a noi. Il sesso è un tabù italico di portata nazionale. Inutile negarlo. E veline, hostess, escort, scosciate da telepromozione, tettone da programma calcistico, e ancora look aggressivi, vestiti sempre più sexy, stivali bondage da mistress disponibili ormai in ogni negozio non sono altro che la solita copertura. Can che abbaia non morde, dice il saggio, e mi permetto di concordare in questa circostanza. Non sono certo un bacchettone o un moralista, anzi di recente mi piace pensare di essere un camionista che flirta con la parola scritta (o uno scrivente che flirta con gli Scania, come preferite) ed è per questo che ho di che lamentarmi. A guardarmi attorno, sembrerebbe di vivere nell’epoca più sexy e spinta di tutti i tempi. Continua a leggere

Truck Driver alla mostra

In poche parole, la nonna si è offerta di tenere le bimbe a dormire sabato notte -pentendosene, si sarebbe detto dalla faccia sbattuta che ci ha proposta quando le abbiamo ritirate la mattina dopo, e io e la mia signorina (cameriera in un highway rest… vabbè, ormai la sapete) già ci stavamo fregando le mani pensando ognuno al materializzarsi dei propri sogni. Nella sua nuvoletta dei desideri – probabilmente – aperitivo con vino importante, cena a lume di candela, film strappalacrime, sospiri, gemiti e poi una GRAN dormita con il calorifero umano accanto a scaldarle i piedi. La mia nuvoletta: di passabile per questo post direi fiumi di birra, spiedini alla griglia a quintalate, revival riot grrrls con Bikini Kill e L7 a mille sullo stereo e sesso immediato, senza domande con t-shirt, cappellino da baseball e jeans addosso… fino alla GRAN dormita citata sopra. Vedete che in fondo uomo e donna condividono qualcosa?

Poi le nuvolette sono d’un tratto scoppiate, ci siamo ridestati e guardati in faccia come dire: ah, è vero che ci sei tu, non George (o Rosario) e abbiamo entrambi finto di volerci venire incontro, proponendo un programmino per la nostra serata da sposini che facesse piacere a entrambi. Cosa ovviamente impossibile, per cui abbiamo dovuto inventare. Fingere. Mediare. Venirsi incontro. Insomma, la solita insopportabile rottura di cazzo che contraddistingue ogni coppia della specie umana. Tanto che a volte mi viene da chiedere: ma chi l’ha detto che vivere da single è uno schifo? Io proporrei una singleship upgraded: si sta insieme a qualcuno per un massimo di 10 anni, e poi si cambia partner. Così, senza patemi e litigi, fino a schiattare. Volete mettere? Uno a 62 anni è innamorato come un teenager della sua nuova fiamma conosciuta in balera, tutta profumo francese e pizzo nero vedo/non vedo (che forse è meglio). Parentesi: un amico fidato dice che come si becca in balera, amiche e amici, non si becca in nessun altro posto del mondo. Altro che disco fighetta a Barcellona o Londra. tsè… principianti. Andassero in balera un sabato sera, andassero… ‘sti diggei o cosa…

Morale (odio chi lo dice, ma sta da dio in questo post da camionista)- decidiamo per un aperitivo e poi la mostra di Salvador Dalì a Palazzo Reale, a Milano. Ehi, chi sta già ridendo là dietro? Non è mica la prima mostra che vedo, che ti credi… sono un camionista moderno. Amo l’arte. Probabilmente sarei stato uno scultore, se non fossi nato per la cabina autocarro. O avrei scritto sceneggiature per film porno, ma roba di classe, tipo Andrew Blake.

Entriamo alla mostra e già in fila per pagare noto un coefficiente di glamour tra gli avventori che mi comincia a irritare le adenoidi e far produrre eccesso di muco salivare (che poi dovrò in qualche modo espellere 🙂 ). Trentenni vestite che manco alla notte dei Telegatti, con tacchi vertiginosi, scollature e pantaloni attilati e imbevute sino alla nausea di pozioni odorifere, elegantoni da blackberry e foulard al collo che richiama quello al taschino, creativi alti e dagli occhiali con montatura nera, donne di mezz’età con il look da cubiste griffate. Ma che è, penso, una mostra di quadri o un happening del jet set? Purtroppo entambi, siamo giunti a concludere io e la mia signorina mentre chidevamo permesso tra gli esponenti del fashion milanese per poter vedere i quadri. Così, giusto perchè ci sembrava carino farlo, essendo a una mostra. Rispettoso nei confronti di Salvador, più che altro. Nell’inanellare le sale della mostra (molto pomposa ma un pò scarsina, a mio modestissimo giudizio camionistico), abbiamo assistito a catwalk con stivali alti di pelle degni delle passerelle di Cavalli e compagnia puzzona, ad aperture di agende per controllare la disponibilità di bellocci figli di papà dalla BMW in doppia fila da qualche parte e zio che regolarmente toglie loro le multe all’ufficio preposto della polizia municipale, finti accenti inglesi e americani, interessanti dialoghi telefonici al cellulare in tutta libertà e senza vergogna, davanti alle opere del pazzo catalano.

Al che ho deciso di intervenire. Ho pizzicato il coglione maleducato con il telefono appiccicato all’orecchio, che blaterava di gite fuori porta, passare a prendere, farsi trovare fuori, puntuale, ecc. ecc. e l’ho trascinato per l’altro orecchio davanti a un addetto della mostra. L’ho invitato a portarlo fuori prima che l’avessi preso a calci in culo di persona (anche elegante, se vogliamo). Il tizio non ha nemmeno smesso di telefonare! Poi sono tornato verso la mia signorina, camminando spavaldo, un pò tamarro, e tutti i vip mi facevano largo. D’un tratto mi sono fermato, mi sono girato verso il pubblico che mi puntava gli occhi addosso e ho detto:

‘E adesso il primo che parla, telefona, si agita, si aggiusta il vestito, si atteggia da star e rompe il cazzo LO SPIEZZO con queste mani, intesi?’

Oh, c’erano in sala manzi grossi il doppio di ‘sto povero Truck Driver, eppure non è volata più mosca per tutta la nostra permanenza. Fico, no? Potete essere orgogliosi del vostro paladino contro la degenerazione dell’italianità. E non c’è bisogno di ringraziare. Piuttosto mandatemi soldi, cazzo.

‘Sono da Prada’

montenapoleoneMe lo chiedono sempre, amici e conoscenti stranieri quando per caso camminiamo da quelle parti: perchè via Montenapoleone non è pedonale? Una delle vie più conosciute al mondo per lo shopping di lusso (dove acquisto i capi che contraddistinguono la mia figura maschile, stagliandola dalla massa lavorativa standardizzata in sottofondo), indirizzo obbligato per i brand più famosi, impreziosita da boutique sontuose, eleganti e in perenne ristrutturazione -tanto per non pagare quei soldi al fisco, che come è noto non serve a nulla. Frequentatissima, invasa di giapponesi, coreani, arabi e nuovi ricchi russi e ucraini. E intasata di veicoli all’inverosimile.
È ridicolo osservarla a qualsiasi ora del giorno: auto ferme ovunque – anche se c’è il divieto di parcheggio in tutta la via, camioncini in sosta con motore acceso, strisce pedonali inaccessibili, quattro frecce inserite à go-go e biglietti appoggiati sul cruscotto: ‘Sono da Prada’. Adoro quei biglietti, sono la perfetta rappresentazione del nostro paese: è più importante l’eccezione della regola. Non si può parcheggiare? E allora? Mica parcheggio, ‘sono solo qui un attimo da Prada’. Il vigile capirà. Anche perchè – ci pensavo ieri – oggigiorno se un vigile dà una multa applicando la legge in modo rigido (altrove si direbbe applicandola e basta), credo rischi sulla propria pelle. Ormai il circolo è vizioso, qui da noi: le leggi si ignorano, chi applica le leggi è in errore. In un attimo, qualcuno arriverebbe a mettere le mani addosso al vigile intransigente. O ne annoterebbe il numero di matricola, minacciandolo con un stile a metà strada tra  ‘lei non sa chi sono io’ e ‘mio guggino è capo della mafia’. Poi i multati, riuniti, sciopererebbero, appoggiati dal partito populista di turno. Si sdraierebbero sulla strada, bloccherebbero il traffico. Alla fine la scamperebbero. E via Montenapoleone continua a essere vergognosa.
Non che mi interessi di questa via, anzi per me potrebbe ospitare il nuovo mercato della frutta e ancora avrebbe da recuperare in termini di utilità sociale. Ma trovo sia un esempio perfetto dell’incapacità di chi gestisce le nostre città: qui transita mezzo mondo, da Elton John in shopping compulsivo con cagnetta bianca al seguito a Madonna con la splendida collezione di figli. Qui passano le famiglie danesi o irlandesi in gita low cost, vestiti di bianco e con la pelle scottata dal sole. Greggi di asiatici a inseguire l’ombrello aperto del pastore/guida. Anche da qui hanno una percezione del nostro paese, del nostro mondo, e lo troveranno di sicuro un pò la Repubblica delle Banane, con tutto il rispetto per il delizioso frutto ricco di potassio. Un pò Mumbai, un pò Rio de Janeiro: cose bellissime accanto a vere porcherie.
E’ tanto difficile chiudere via Montenapoleone al traffico? Cosa c’è di negativo in una scelta simile, le consegne difficoltose per una manciata di poveri negozianti? Non è forse più importante l’immagine che ne scaturisce di Milano agli occhi del mondo? Vedete, non menziono nemmeno più la salute o la qualità della vita delle PERSONE. Sono già settato in modalità ‘expo 2015’ (e mi viene già da ridere). Sono sicuro che ci sono carrelli di trasporto o muletti molto fashion in giro, forse potrebbero progettarli Dolce&Gabbana o Roberto Cavalli stessi. Mica male no? Fattorini muscolosi in divise dal taglio e dal tessuto sexy che trasportano scatoloni di capi da 2.000 euro l’uno su carrelli griffati, scivolando rapidi e sorridenti sull’asfalto finalmente sgombro di autovetture.
Pedonalizzare. Scoraggiare l’utilizzo di automobili nel centro città. Non solo in Montenapoleone, ma in tutta la ragnatela di vie del centro. Anche in via Manzoni – inguardabile nel suo caos di auto blu ferme davanti a ristoranti di lusso e boutique, ad aspettare i comodi dei privilegiati di turno mentre i pedoni si accodano per passare uno per uno nel pertugio di marciapiede disponibile. O le irritanti auto costose dalla targa tedesca o svizzera, ferme in sosta vietata ovunque: gente che a casa loro non osa buttare un pezzetto di carta per terra, qui da noi fa quello che gli pare. Li prenderei a schiaffi, ma i cazzotti li tengo per chi negli anni ha fatto di tutto perchè ‘Italia’ sia diventato sinonimo di ‘Impunità’. Pedonalizzare. Lo farebbero ovunque, lo hanno fatto ovunque. Non da noi in Italia, o meglio a Milano. Figurati se si può andare contro la corporazione dei negozianti. Meglio lasciare tutto come è sempre stato. D’altronde piazza Duomo è già totalmente pedonale, no? Non lamentiamoci sempre.