Centro dell’universo

In questi giorni non abbiamo tempo: premi internazionali da ritirare, romanzi epocali in consegna, case editrici da rilanciare… e poi figli da allevare, lavare, mangiare, dormire (sì, proprio così: hai dormito le bimbe, caro? No, però le ho già mangiate. Bè, va bene così direi). Che ne sapete voi, ci chiediamo noi Kai Zen… che ne sapete voi?

Beata l’ignoranza, fatecelo dire. Beati voi.

Vogliamo premiarvi, e allo stesso tempo fare una pessima figura da paraculi. E allora? C’avete da dire? Chiamo Truck Driver? Attenzione, pivelli… attenzione. Ecco un racconto di Simon Rich del New Yorker (sì, quella rivista da quattro soldi… sapete che ci piace proporre roba alternativa, sconosciuta) in uscita su l’Internazionale.

Fa ridere, cazzo. Leggete. E silenzio!

😉

(è anche qui)

***

Il primo giorno Dio creò il cielo e la terra.
Dio disse: “Sia la luce”, e la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona. E fu sera: prima notte.
Il secondo giorno Dio separò le acque dal cielo. Egli disse: “Sia l’orizzonte”. Ed ecco: apparve un orizzonte e Dio vide che era cosa buona. E fu sera: seconda notte.
Il terzo giorno venne a trovarLo la sua ragazza e Gli fece notare che ultimamente era stato molto sulle Sue.
“Scusami”, rispose Dio. “Questa settimana al lavoro ho avuto un da fare pazzesco”.
Egli le sorrise ma lei non ricambiò il sorriso. E Dio vide che non era cosa buona.

“Non ci vediamo mai”, protestò lei.
“Non è vero”, obiettò Dio. “Proprio la settimana scorsa siamo andati al cinema”.
Lei precisò: “Guarda che era il mese scorso”.
E fu sera: una notte di tensione.

Il quarto giorno Dio creò le stelle, per separare la luce dalle tenebre. Quando aveva quasi finito, dette un’occhiata al cellulare e Si rese conto che erano quasi le nove e mezza.
“Merda”, Egli esclamò. “Stavolta Kate mi am­mazza”.
Terminò la stella cui stava lavorando e prese al volo un taxi per tornare a casa.
“Scusami, ho fatto tardi!”, Egli disse entrando.
Ed ecco: lei non Gli rispose nemmeno.
“Hai fame?”, Egli le chiese. “Sia lo yogurt!”. E fu quello strano yogurt ipocalorico che le piaceva tanto.
“Guarda che stavolta non attacca”, fece lei.
“Senti”, disse Dio, “lo so che adesso stiamo passando un periodo difficile. Però questo lavoro che sto facendo è solo temporaneo. Appena finisco di rimborsare i miei mutui a tasso agevolato per studenti, mi trovo qualcos’altro con degli orari più decenti”.

Ed ella Gli fece notare: “Io ho un lavoro a tempo pieno, eppure io ci sono sempre, per te”.
Ed Egli le rispose: “Sì, ma il lavoro che fai tu è di­verso”.
Ed ecco: Egli comprese all’istante di aver commesso un terribile errore.
“Allora tu pensi che il mio lavoro sia meno importante del tuo!”, fece lei.
“Ma no!”, esclamò Dio. “Figurati! So quant’è difficile il commercio al dettaglio, e mi tolgo tanto di cappello per quanto sei brava!”.
“Oggi ho dovuto parlare con quattordici clienti perché c’è la settimana della moda, e non ho neanche avuto il tempo di fare la pausa pranzo”.
“Bestiale”, disse Dio. “Lavori in un modo bestiale”.
“E tu come fai a saperlo, che non mi chiedi mai com’è andata la mia giornata? Ma se non fai altro che parlare del tuo lavoro per ore e ore, come se tu fossi il centro dell’universo!”.

Dio disse: “Sia un massaggio alla schiena”. E cominciò a massaggiarle la schiena.
Ed ella così Gli si rivolse: “Non è che domani ti puoi prendere un giorno di permesso?”.
Dio rispose: “Ma come, tu domani non devi andare al lavoro? Hai detto che c’è la settimana della moda…”.
“Posso darmi malata”.
E a Dio venne voglia di dirle: “Se il tuo lavoro è tanto importante, come mai ti puoi prendere una giornata ogni volta che ti salta il ghiribizzo?”. Ma Egli sapeva che non sarebbe stata una buona idea. Allora le disse: “Domenica ho la giornata libera. Possiamo prendercela un po’ comoda, domenica”.

Il quinto giorno Dio creò i pesci e gli uccelli affinché nuotassero nel mare e volassero in aria, ciascuno secondo la sua specie. Poi, per migliorare le Sue quotazioni, chiuse la porta del Suo ufficio e telefonò a Kate.
“Che bello sentire la tua voce!”, esclamò lei. “Oggi è una giornata bestiale”.
“Dài, raccontami tutto”, disse Dio.
“Allora: Caitlin ha deciso di dare una festa per Jenny la settimana prossima, ma Jenny l’ha presa in un modo talmente assurdo che non so nemmeno se alla fine la festa si farà”.
“Cose da pazzi”, commentò Dio.

E lei continuò a parlarGli delle sue amiche che si erano dette un sacco di cattiverie, ciascuna secondo la sua specie. E mentre Gli ripeteva qualcosa che Jenny aveva detto a Caitlin, a Dio venne l’idea di fare delle creature che camminano sulla terra. Però non poteva riattaccare il telefono, perché Kate stava ancora parlando. Allora coprì il ricevitore e bisbigliò: “Siano gli elefanti”. E gli elefanti furono, e Dio vide che era cosa buona.
Ma ecco: lei Lo aveva sentito creare gli elefanti.
“Oh mio Dio”, fece. “Ma non mi stai neanche a sentire?”.
“Kate…”.
“È chiarissimo!”, strillò lei. “Quello stupido pianeta t’interessa mille volte più di me!”.

Dio avrebbe voluto correggerla: non stava creando soltanto un pianeta, bensì un universo intero. Ma Egli sapeva che non sarebbe stata una buona idea dire una cosa del genere proprio in quel momento.
Invece Egli disse: “Sta’ a sentire: mi dispiace davvero, ok?”.
Ma ecco: lei Gli aveva già riattaccato il telefono in faccia.

Il sesto giorno, Dio si dette malato e per fare una sorpresa a Kate andò a trovarla nel suo negozio a Chelsea. Lei era nel retro che leggeva una rivista.
“E tu che ci fai qui?”, esclamò lei.
“Ho dato buca al lavoro”, Egli rispose. “Avevo voglia di passare la giornata insieme a te”.
“Davvero?”, fece lei.
“Davvero”, Egli rispose.
Ed ecco: lei Gli scoccò un sorriso talmente radioso che Egli capì di aver preso la decisione giusta.

Si fermarono a una bodega a comprare un po’ di birre e andarono a bersele su una panchina di Prospect park. E Kate Gli fece vedere un gioco che le aveva insegnato la sua amica Jenny e che si chiamava “Preferiresti?”.
“Mica lo so se mi va di fare un gioco”, disse Dio. Ma lei Lo fece giocare lo stesso, e dopo qualche mano Egli vide che era cosa buona. Continuarono a giocare per tutto il pomeriggio, ridendo l’una delle risposte dell’Altro. Quando calò il fresco della sera, Dio le stropicciò le spalle per riscaldarla e lei Gli dette un bacio sul collo.

“Lo sai che cos’è che mi andrebbe di fare adesso?”, disse Kate. Dio sentì montarGli la tensione.
“Che cosa?”.
“Andare al cinema”, disse lei.
E Dio rise, perché era esattamente la stessa cosa di cui aveva voglia Lui.
Decisero di andare a vedere I Muppet, perché avevano sentito dire che era un bel film. Si divertirono un mondo, e finito il film Dio fermò un taxi, così non dovevano stare lì tutta la notte ad aspettare il metrò.

“Ti amo”, disse Kate mentre si appisolava seduta sul sedile posteriore. “Ti amo tanto”.
“Anch’io ti amo”, disse Dio.
Ed entrambi videro che era cosa buona.

Il settimo giorno Dio mollò il lavoro, e la terra non la finì mai.

Traduzione di Marina Astrologo.

Illustrazione di Francesca Ghermandi

Internazionale, numero 941, 23 marzo 2012

3 thoughts on “Centro dell’universo

  1. A meno di non diventare ragazzi molto gai… ma pure lì mi sa che non c’è scampo.

    Forse Tiziano Terzani… mistero!

    Ma poi… siamo sicuri di volerla tutta sta libertà? E se poi di libertà ce ne fosse troppa? E dove potremmo inventare nuove barzellette sulle bionde e sulle donne in genere? Son problemi…

    C’è grossa grisi!

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