Dream Machine (L’unico capitalista buono è quello morto)

Il capitalista che più di ogni altro è riuscito a vendere un’immagine di sé lontana da quella “scroogesiana“, il capitalhippy che trasforma la tecnologia in felicità, l’uomo che si è smaterializzato, è diventato icona, è morto ed è tra le clouds.

Metto le mani avanti prima di essere frainteso. Non ho nulla contro Steve Jobs, l’uomo Steve Jobs. Non mi è simpatico né antipatico, non l’ho mai conosciuto e non mi permetto di giudicarlo nella sua umanità. E morire così e a quell’età è sempre una brutta cosa. Ma quello che Jobs rappresenta è un altro paio di maniche come lo è la sua capacità (non è il solo, ma forse è il caso più emblematico) alchemica di trasformare l’oro in piombo e venderlo come platino.  La trasformazione della macchina dei sogni in macchina e basta. Il contenitore in contenuto. Sarà che ormai sono vecchio anche io, i miei trenta stanno per scadere, sarà che sono cresciuto con il rock ‘n’ roll, i libri e il cinema e che con essi ho sognato (un sogno indotto, manipolato, capitalistico tutto quello che volete) ma assistere a un cambio generazionale e culturale che ha fatto del rock ‘n’ roll un iPod, del contenuto un contenitore mi avvilisce. Forse sono solo un conservatore ingenuo e romantico, ingenuo per ché in fondo anche il R’n’R è una merce e romantico perché mi emoziono alle prime note di Jane Says o di London Calling, fossero anche solo strimpellate da un barbone con l’ukulele per le strade di Caracas e non allo scorrere delle infinite playlist  della mia scatolina di vetro e metallo. Jobs è stato un venditore di sogni, ma non di quelli della cui materia siam fatti noi, se non di quelli della cui materia son fatti i soldi. Emozionarsi per l’apertura di uno store, per l’uscita del iPad 3, per le infinite applicazioni a cui ho accesso… una stordente, psichedelica, ipnotica dream machine, proprio come quella che probabilmente Jobs ha sperimentato negli anni ’60 e che, con tutta la cultura californiana del tempo, ha traghettato verso il business. Il concetto di guru, le porte delle percezione, il pensiero laterale, la comunanza di valori, il clan hippy, l’anticonformismo, l’approccio “arty” ecc. ecc. Il flower power condensato in un calcolatore, anzi nel marketing di vendita del calcolatore.

Steve Jobs, dicevo, è icona ma icona di cosa, però? Non è una rockstar, non è un attore, non è uno sportivo, è un tizio che è partito con una “start-up” in un garage e ha fondato un’azienda di computer. Un tizio in maglioncino e  occhialetti, che si è inventato un impero tecnologico, talmente bravo da riuscire a vendere degli strumenti di calcolo come piccole opere d’arte, degli strumenti che in qualche modo ci fanno sentire speciali, di cui ci innamoriamo. Un tizio insomma che è stato bravissimo a creare nuovi bisogni e a rendere indispensabile il superfluo (cambiare un iPhone l’anno perché è uscito il modello nuovo che fa anche il caffé…).

Andiamo oltre l’uomo (se proprio volete, potete guardarvi i Pirati di Silicon Valley) e pensiamo all’icona quindi. Rimettiamo in prospettiva. In questi giorni in molti lo ricordano come fosse John Lennon. Un capitano di industria viene pianto e celebrato dai consumatori come un musicista dai fan. Il feticismo della merce è stato superato a destra dalla venerazione per un nerd cinquantenne. E in questo, segno dei tempi, non ci sarebbe nulla di male se non fosse che il micro faccia sparire il macro. Alla notizia della scomparsa del guru le concatenazioni sono scomparse, il mondo è scomparso, come gli operai minorenni in condizione di schiavitù che assemblano gli iPad, iPod, iNonSoChe. D’improvviso, quello che comunque in pochi avevano visto o voluto vedere, non c’è più. E non solo tutto quello che riguarda l’azienda Apple, perché è di un’azienda che stiamo parlando. Certo, è un’azienda che ha contribuito allo sviluppo tecnologico del mondo, alla diffusione orizzontale del computer, e forse senza di essa, molte cose non sarebbero come sono. Ma si tratta anche di una multinazionale con molte macchie e lati oscuri, colpevole di sfruttamento della manodopera, violazione dei diritti umani, inquinamento ambientale ecc. ecc. La differenza è che la sua immagine è sempre stata quella di “azienda buona”. Il marketing e l’Icona Jobs hanno cancellato, o meglio non hanno nemmeno dato la possibilità al dubbio di insinuarsi nel consumatore medio e in molti casi anche nel consumatore critico sono stati in grado di creare indulgenza. Lo dico per primo, sono un loro cliente soddisfatto da anni e continuerà a esserlo, ma cerco di non perdere mai di vista le concatenazioni, cerco di tenere accesa la fiammella della consapevolezza. Da dove arriva il mio PowerBook? Chi lo ha fatto? Qual è il suo “costo etico”? È necessario che ne compri uno nuovo innescando una serie di meccanismi che comprendono sfruttamento di mano d’opera minorile? Posso fare qualcosa? ecc. ecc. Il mio PowerBook, come il mio obsoleto iPod sono oggetti, non sogni. Semmai possono servire come strumenti per i sogni: ascoltare i Jane’s Addiction e i Clash, vedere Casablanca, scrivere i romanzi ecc. ecc. Ma mai e poi mai saranno la mia Dream machine.

Il lutto  per Jobs è sentito e commosso come non lo è stato per  le operaie morte sotto il crollo di una palazzina per 3,95 euro… Mi chiedo come si possa piangere,  scrivere coccodrilli, a darsi all’agiografia per un genio del marketing, per un capitano d’industria, per un produttore di computer e telefoni? A rigor di logica dovremmo sentirci più vicini alle donne di Barletta, dovremmo parlare di loro, di che cosa significhi la loro tragedia oggi, qui. Italia, Europa, Occidente, anno domini 2011. Ma la notizia della morte di Jobs (notizia che andava data, inutile dirlo, naturalmente) ha cancellato il resto, ha fatto il suo lavoro di marketing e giornalisti, blogger, opinionisti, semplici frequentatori di social network ecc. hanno fatto la gara al ritratto, al ricordo, alla costruzione di un’edicola votiva virtuale, alla santificazione delle feste.

Eppure per quanto “alternativo”  Steve Jobs era un figlio di puttana, uno come tanti di quelli che ogni giorno contribuiscono allo smantellamento dei diritti dei lavoratori, solo che aveva maggior carisma e ci ha fatto credere di essere buono, ci ha fatto credere che i suoi prodotti fossero così indispensabilmente cool e politcamente corretti da essere irrinunciabili. Ci ha venduto uno status symbol alla portata di tutti, un piccolo sogno. Un industriale che con un walkman ha mandato a puttane il concetto di plusvalore di Marx e l’uomo in rivolta di Camus in un colpo solo. Che ci ha reso felicemente e (in)cosapevolemente consumatori. Non è stato l’unico, ma – per ora – è l’unico a cui tutti accendono un cero, l’unico  produttore di computer di cui scrivono sui muri “hai reso la nostra vita migliore”  e di cui citano le “massime” manco fosse Pascal,

Montaigne, Nietszche o Cioran…. Stay foolish, stay hungry… Stay foolish, stay hungry? facendo dell’ermeneutica spinta potrei anche scorgere: resta stupido e morto di fame… , Ci ha trasformato in consumatori perfetti e allo stesso tempo in divulgatori del verbo pronti a difendere a spada tratta i suoi prodotti sempre e comunque come fa il commentatore che al blando articolo di Aldo Grasso sul Corriere  sull’apertura dell’Apple Store a Bologna come “fenomeno sociologico” infischiandosene completamente delle questioni messe in campo scrive:

“Perché si dice che un computer Mac costa “il doppio”? Il doppio rispetto a cosa? Sono computer di fascia alta, di conseguenza costano tanto. Un Sony Vaio non costa oltre 1000€? Un AlienWare non costa oltre 1000€? Il Dell Adamo non costa tanto quanto un Macbook Air? E allora? Vuoi la qualità, paghi di più. Se invece vuoi il pc da supermercato da 500€ che ti dura 2 anni allora è un altro discorso, ma è come lamentarsi che una Audi superaccessoriata costi di più di una Fiat 500.”

Steve Jobs è come il megadirettore galattico in versione fratello più grande che ci passa i dischi dei Jefferson Airplane o dei Sex Pistols ma che in fondo ci spinge verso l’inginocchiatoio o l’acquario dei dipendenti. Ma Fantozzi leggendo Marx aveva capito: “Per 20 anni m’han fatto credere che mi facevano lavorare solo perché erano buoni… ” (Mi vengono in mente gli operai, e non solo loro, che parlano di Agnelli, della sua classe, del suo savoir faire, della sua lungimiranza e capacità imprenditoriale… dimenticando che – per dire un paio di banalità – ha costretto l’Italia al trasporto su gomma e una città come Torino a non avere la metropolitana fino a oggi costringendo i suoi stessi operai a comprarsi la fiat per andare a costruirne una e ha fatto di un’impresa un costo che ha gravato sulle tasche di tutti gli italiani senza restituire niente a nessuno… ecc.)

Allo stesso modo, mentre tutto sta crollando, ognuno pensa per sé e comincia a credere quallo che Fantozzi ha creduto per vent’anni. Comincia a fissare la Dream Machine… La Rotolongo a Bolzano, per fare solo uno dei tanti esempi (me lo raccontavano giusto ieri sera) licenzia selvaggiamente e gli operai invece di fare fronte difendono il buon padronato (chissà se il “singor Rotolongo” fa convention in lupetto e sneakers?) e si fanno le scarpe a vicenda, rinunciano ai loro diritti e ringraziano.

L’icona Jobs e la sua macchina dei sogni fatti di desideri e prodotti desiderabili è un tassello devastante del meccanismo capitalistico che dalla caduta del muro, delle torri e dei mercati è in terrificante espansione come il nulla della Storia Infinita e proprio come quel nulla avanza grazie alla nostra adesione. Steve Jobs è l’icona perfetta di questo capitalismo dei sogni. Un capitalismo dal volto umano, buono, giusto e persino cool. Quando, anni fa, scrissi con Oscar Marchisio, Bologna Operaia, un reportage nelle fabbriche dell’Emilia Romagna mi imbattei in una situazione simile ma ancora carica di conflitto, di consapevolezza, di consentitemelo coscienza di classe… Ormai abbiamo fatto il giro di boa però e credo sarà sempre più difficile esercitare lo scetticismo e compilare compendi del dubbio.

Anche in questo la comicità di Villaggio aveva visto lungo.

L’unico capitalista buono è quello morto, diceva sempre mio nonno. Uno è andato, ma la sua morte ha reso ancor più forte la sua icona…

PS a vanvera…  A proposito di notizie che fanno sparire il mondo. E basta con la querelle nonciclopedia – Vasco. Mentre wikipedia si oscura per protesta e succede di tutto, sotto i riflettori finiscono un branco di segaioli rancorosi che si nascondono, come educande da un maniaco in calore, dietro la parola satira e una vecchia cariatide che ha rovinato l’italica gioventù con le sue sgrammaticate banalità.

Liberi liberi siamo noi. Sì però liberi da che cosa? Chissà cos’è? Chissà dov’è? Think different va là.

GOD MACHINE – Dream Machine

Talk to yourself
Listen because no one else will
And shine your star
Shine your star
Shine your star
Lock your door
And keep the strangers away
Talk to your imaginary friends
That only you can see
And stare
Stare into your
Dream machine
See what you see but
don’t say that you
see it
Hide yourself less
someone will steal it
Hide your love, hide your love
Sunday velvet

34 thoughts on “Dream Machine (L’unico capitalista buono è quello morto)

  1. post colossale! grande J, fratello 🙂 il mio amico Truck Driver direbbe: invece di riempirvi la bocca con paroloni di elogio mentre vi spennano con nuovi, falsi e costosissimi bisogni, perchè non mettete a letto i figli, stappate un paio di menabrea gelate e fate gli stupidini con la vostra signorina? normalità, cazzo… altro che essere sempre eccezionali

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  2. Di Steve Jobs c’è una cosa che mi piaceva… il fatto che non mollava mai. Aveva un’idea e faceva di tutto per portarla alla nascita. E’ questo che mi piaceva di lui.

    Hai scritto:

    “Steve Jobs, dicevo, è icona ma icona di cosa, però? Non è una rockstar, non è un attore, non è uno sportivo, è un tizio che è partito con una “start-up” in un garage e ha fondato un’azienda di computer.”

    Già! Solo che prima di Apple i computer costavano talmente tanto che nessuno ipotizzava seriamente di farli entrare in tutte le case (cosa diceva mister IBM? Al mondo sono sufficienti 10 computer… o una roba del genere).

    Dopo la nascita di Apple tutte le aziende di computer hanno cominciato a puntare gli occhi verso la gente. Il mouse, idea geniale di Xerox, non era utilizzato neppure da chi i computer li aveva comprati per lavoro… con Apple il mouse è diventato un dispositivo di massa.

    A una intervista al Corriere della Sera, 15 anni fa (come vola il tempo…), Bill Gates dichiarò che nel futuro vedeva un dispositivo che si poteva comandare con le dita, capace di dare tutte le informazioni in tempo reale, e che questo dispositivo sarebbe stato portatile.
    I 13 anni sono passati e Apple ha fatto l’iPad… non l’ha fatto la Microsoft… l’ha fatto la Apple…

    Mi ricordo l’aneddoto su come nacque l’iPhone (chissà se è vero).
    A una delle prime riunioni in cui Apple (dopo la disastrosa join-venture con Motorola) decise di fare i cellulari per conto suo, Steve chiese ai suoi tecnici un telefono con un tasto solo, per accenderlo e spegnerlo. I tecnici gli spiegarono che era impossibile… che ci volevano almeno 10 tasti (da 0 a 9)… e lui li sbatté tutti fuori dalla stanza, urlando. Poi è apparso il primo iPhone…

    Ecco cosa mi piaceva di Steve… non si fermava davanti agli ostacoli. ^_^

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  3. Ho scritto infatti anche che Apple ha contribuito allo sviluppo tecnologico del mondo, alla diffusione orizzontale del computer, e forse senza di essa, molte cose non sarebbero come sono…
    Ringrazio più volentieri Linus Torvalds però… e tutti gli sviluppatori di software libero che chi ha cavalcato l’onda per un po’ per poi chuidersi a riccio… ma dimmi tu se devo fare il jailbreak di un dispositivo per poter usare cose che non siano proprietarie. Come dire che non posso mettere gli adesivi sul mio motorino (che mi hanno fregato vi ricordo…).
    Ma a parte questo, mi sembra che anche questo commento, per quanto benvenuto e interessante, sia fuori fuoco. È un altro lumino acceso. È un ricordo di un uomo a cui ti riferisci per nome, come fosse di famiglia e di cui parli quasi come un amico con aneddoti divertenti e illuminanti sulla sua geniale personalità… (ricordi quella volta che ha sbattuto fuori gli sviluppatori per la faccenda del tasto… che fico Steve eh? gliela ha fatta vedere a quei sapientoni di tecnici). Aneddoti che però sono marketing subliminale, rizomatico e virale.

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  4. @kaizenj:
    L’ho chiamato per nome perché io sono abituato a chiamare tutti per nome, non perché lo conoscessi… non mi piace dire “il signor taldeitali”… tutto qui 🙂 Non per sottolineare una vicinanza che non ho. Non mi piace essere chiamato per cognome, per cui non lo faccio io per primo nei confronti degl’altri.

    Quanto al jailbreak… oddio, non sarò un esperto, ma il software dei nokia è così aperto? E forse sei abituato a modificare il software contenuto nella centralina della tua auto? O il software che fa funzionare il tuo televisore? Ecco… tutta ‘sta storia dell’open e del close su un telefono mi sembra un pochino gonfiata!

    A ogni modo il commento su Jobs (così ti senti più a tuo agio) era volto a sottolineare il suo modo di pensare… guardare sempre avanti con curiosità, senza mai essere soddisfatti… non mollare mai, non sedersi mai… ecco, questo è quello che mi piaceva.
    E’ un motto da marketing subliminale? Non credo, visto che la maggior parte di coloro che fanno marketing mirano in realtà alla stabilità, e non alla innovazione. Poi son capaci di dirti che la loro utilitaria è geniale perché lo stereo ha il lettore cd! (quest’ultimo è marketing subliminale).

    Lo dici anche tu, no? Linux a avuto un bell’inizio e poi, ottenuto il successo, si è seduto sulla poltrona a godersi lo spettacolo…

    Jobs (vedi che se mi sforzo riesco a fare come si deve ^_^) non era santo… tutt’altro. Però il suo modo di pensare non è per nulla sbagliato (per me).

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  5. Dieri anche ad Aldo Grasso che se vuoi far durare un computer più di due anni e sicuramente più di un Mac puoi anche comprarti un pc “da supermercato” di 400 euro e metterci sopra un sistema operativo linux. A differenza di quelli fatti dalla Buonanima di Stivgiobbs sono gratuiti e aperti, puoi anche imparare l’informatica di base, pensa un po’. Detto ciò, saluto questo post con favore accettando queste parole come una liberatoria boccata d’ossigeno!

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  6. Posto anche qui un commento che in Lipperatura è stato censurato dall’oscurantista Lipperini:

    “Evviva Steve Jobs e i doni che ci ha lasciato. Abbasso chi si fa lunghe pippe per ripetere il vecchio ‘Est modus in rebus’. Ovvio, no? E’ un po’ la vecchia storia degli usi e abusi del coltello, utilissimo in sé, ma criticabile quando lo si adopera per tagliare la lingua ai dissenzienti…

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  7. Forse metto il culo in mezzo alle pedate (come direbbe qualcuno che conosco molto bene) dato che di tecnologia capisco poco e nulla, la uso e basta (e imparo a usarla mano a mano che mi serve a qualcosa) e per questo ringrazio tutti quelli che mi facilitano il compito, Steve Jobs compreso.
    Ma forse la tecnologia non era il punto centrale del post… nemmeno se Sony, IBM o altri hanno fatto di meglio o di peggio…
    Credo che l’autore intendesse farci ragionare su altro… Non è chiaro il video tratto dal film Fantozzi?
    Ma in fondo, chi sono io per criticare chi gode di un piacere masochistico? Se vi piacciono i padroni così prego accomodatevi pure.
    Personalmente preferisco guardare di più a ciò che ho sotto il naso e soprattutto rimpiango le donne di Barletta!

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  8. La faccenda dei tasti credo sia emblematica: semplificare sempre e comunque tutto, anche ciò che sembra paradossale dover fare. Fuggire dalla complessità, evitare tutto ciò che si allontana dall’elementare, rendere perfino inconcepibile un intervento attivo. Per vendere a prezzo elevato. Ho letto una storia simile anche per l’iPod, per la ghiera. Open source e mondo Mac sembrano trovarsi agli antipodi: l’uno all’insegna della gratuità, l’altro simbolo di opulenza; l’uno spartano, l’altro stracarico (ma non sembra); l’uno aperto, l’altro blindato; l’uno per smanettoni, l’altro per svagati. Il marketing può fare davvero molto: Jobs ci suggeriva di pensare differente perché ambiva a rappresentare l’alternativa nell’immaginario tecnologico di tutto il globo. Cosa vuoi, Coca o Pepsi?
    E il chinotto Neri? 🙂

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  9. Comunque siamo ancora fuori fuoco. Jobs racconta una storia, una storia piena di tossine e questa storia viene creduta, un po’ come in piccolo fa Valentino Rossi, l’eroe, il campione, il simpaticissimo, che però ha fottuto dieci euro dalle tasche di ognuno noi evadendo le tasse per milioni. Il ragazzo di colore che ruba, forse, un biscotto a Milano è stato ucciso a bastonate.
    Sono narrazioni e questi sono narratori. Abbiamo assoluto bisogno di dosi omeopatiche di narrazioni ostinate e contrarie che rimandino la complessità e raccontino storie che facciano da anticorpi.
    Qui non si parla di mac vs linux vs pc vs solaris vs sticazz… Qui non si parla dell’uomo Jobs. Qui si parla d’altro eppure, è evidentemente colpa mia, non si coglie di cosa.

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  10. Stay hungry, stay foolish… come quando per l’apertura del trony a roma la gente ha dato l’assalto al negozio come gli zombi (hungy e foolish)… sto parlando (anche) di questo

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  11. non mi rivolgo a nessuno in particolare ma questo post mi invita a scrivere cio che penso….sono anni che credo che la parola “umanita’” abbia tropi significati e che forse,ancora una volta,dimostri la totale imbecillita’ (stoltezza) della suddetta parola (piu contenitoe ormai, che contenuto).E’ vero interessa piu la fine di un iper-capitalista che la sorte disgraziata di cinque iper-sfruttare…..da molto,troppo tempo e’ cosi.Il “famoso” proletariato e’ sempre stato pronto a darsi in culo l’uno con l’altro e a incensare il “padrone” di turno……magari esiste nel dna dell’umanita’ (appunto) essere dei sottomessi e nello stesso momento disprezzare i tuoi simili…..boh (cmq bel post)

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  12. Un mix terrificante di istinto di sopravvivenza e mancanza di responsabilità ontologico.
    Credo che McCarty in La Strada abbia perfettamente centrato il bersaglio quando descrive le vittime rassegnate e pronte a farsi cannibaliazzire che padre e figlio trovano in uno scantinato oppure i catamiti che si fanno portare al guinzaglio pur di lasciare che siano i loro aguzzini a tenerli in vita…

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  13. Parlando di Jobs a una assemblea di condominio il sergente Hartman disse: “Io scommetto che è uno di quegli ingrati che lo mette in culo a qualche poveraccio senza usargli la cortesia di menarglielo davanti per sdebitarsi…” 😀 😀

    A Jobs comunque i MadMen della AMC gli fanno un baffo… straordinario comunicatore c’ha venduto una gabbia dorata e c’ha detto che solo comprandola potremmo essere liberi. Daje Steve!

    Certo che dal punto di vista innovativo le robe che s’è inventato [o ha avuto la fortuna di promuovere] sono state delle cose enormi dal punto di vista sociale.

    Finisco: gran bel post questo, me lo sono letto con gran gusto proprio.

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  14. piccola riflessione… tecnologia non e’ tendenza di mercato, ma semplicita’ di utilizzo e affidabilita’. x non parlare della grafica, che per chi e’ del mestiere… una macchina apple, rispetto ad un pc che utilizzi anche tu per connetterti e per pubblicare questo pezzo, ti dura 5 volte di + senza bisogno di cambiare processore … e allora, dove e’ il capitalismo? nell’utilizzo della prima, o del secondo? che dopo 5 anni, se non di meno, e’ da buttare per far posto al successivo. si puo’ impazzire anche per l’ultima canon, o l’ ultimo LCD, consumismo e capitalismo ok, ci sto, ma non e’ certo un’esclusiva della apple. sfruttamento minorile e condizioni disumane: Microsoft, Hp, Samsung, Asus, Logitech, tutti prodotti asssemblati anch’essi nelle fabbriche cinesi degli orrori. mi sembra riduttivo dare addosso alla apple e a steve jobs come capro espiatorio, o genio del male.

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  15. @ Angela: ancora fuori fuoco (per la cronaca sono un adepto della tecnologia ariana da decenni), il marketing dell’icona jobs funziona benissimo e il tuo commento, come quello di altri (non solo qui) ne è in parte la prova.

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  16. MA SMETTETELA COMUNISTI! Jobs era un profeta e la roba Apple è geniale e longeva, voi siete solo rosiconi vigliacchi che avete aspettato che morisse per poterne sparlare. Iene!

    Legenda per cazzoni: stavo facendo dell’ironia*,stavo facendo dell’ironia,stavo facendo dell’ironia, sono d’accordo con kaizenj, sono d’accordo con kaizenj, sono d’accordo con kaizenj (no, perché ormai se le cose non le scrivi facile facile ripetendole all’infinito non le capisce nessuno).

    * Uso il termine “ironia” nel senso di “far intendere una cosa mediante una frase di senso esattamente opposto. Ne sono alcuni semplici esempi:
    “Che bell’auto!” di fronte ad un catorcio
    “Hai avuto proprio un’idea geniale!” nel caso in cui una decisione abbia avuto effetti disastrosi.” (Wikipedia)

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  17. Dimenticavo: legenda è la parola che indica il modo in cui devono essere intese certe parole comprese in un testo; cazzoni significa tardi di comprendonio, poco svegli.
    ah, comprendonio vuol dire capacità di capire una situazione.
    Situazione significa…
    Non se ne esce, lo so.

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  18. Mi pare che fai un po’ di confusione; se, detto banalmente, io metto in commercio un pezzo di stronzo e tu lo compri, lo stupido non sono certo io… Mi stupiscono frasi tipo “ci ha trasformato in consumatori perfetti” o “ci ha reso felicemente e (in)cosapevolemente consumatori” adesso non conosco la tua storia personale, ma detto così sembra che Steve sia entrato dentro casa tua e ti abbia costretto ad acquistare prodotti Apple con una pistola puntata alla testa…

    A rigor di logica (come dici tu) è più normale avvicinarsi alla sua storia; rimane un esempio di personalità vincente (rifiutato da tutti ancora prima di nascere è sempre riuscito ad avere una rivalsa su tutto e tutti) che non si è mai lasciato abbattere da niente (eventi malattie persone ecc), ovviamente la storia di barletta è un dramma ma sono due cose diverse (e non mi metto a fare una classifica della gravità tra cose drammatiche)

    Comunque non voglio mettermi a difendere Steve Jobs perchè per quanto lo ammiri come persona, non lo considero un guru e non ho neanche alcun prodotto Apple, però non sono d’accordo con te: la colpa è della gente non certo sua…

    Sono invece d’accordo con te quando dici “come il nulla della Storia Infinita e proprio come quel nulla avanza grazie alla nostra adesione”; il problema però è la nostra (loro) adesione non certo Steve Jobs. Come direbbe Zack De La Rocha “what we don’t know keeps the contract alive and moving”

    P.S. Mi dispiace dirtelo ma non è stato lui a mandare a puttane la teoria del plusvalore di Marx che è andata a puttane parecchio tempo fa, forse 5 minuti dopo essere stata formulata – a livello teorico – e magari durante la prima rivoluzione industriale – a livello pratico

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  19. C’è da ragionare su ciò che scrivi, così su altri dei commenti che arrivano. Mi ci vorrà un po’ , le questioni in ballo non sono da poco e hanno a che fare con filosofia, sociologia, antropologia e pop culture (tanto per dirne un paio) sto lavorando a Dream Machine 2, non so quando e se sarà pronto… ma ci provo.

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