Venghino, siore e siori venghino! Madame Gualbruja e i : Kai Zen : vi attendono!
Nello stesso giro di carte, offriamo una lettura di tarocchi gratis per tutti e un viaggio nel laboratorio di scrittura più bislacco del mondo. Si parte da 15 riflessioni sulla nostra misera condizione umana, le si mettono all’origine dell’atto narrativo, si prosegue col suo divenire racconto e si finisce nel cuore dell’anima. Oppure al manicomio.Girate la carta e Madame vi dirà chi siete, cosa fate, cosa volete e cosa desiderate! Madame sa tutto di voi prima di voi!
Seguite il coniglio bianco oltre lo specchio nero:
Venghino, venghino, siore e siori, Madame Gualbruja vi attende…
In sottofondo il tormentone di Rino Gaetano cantato dal collettivo di famosi che stanno a casa gira ossessivo, mentre l’attenzione di Alberto è concentrata su tutt’altro.
Il filmato occupa un quarto dello schermo. Non è arrivato neanche a metà che ne fa partire uno nuovo. Lo manda avanti veloce, e poi un altro, e un altro. Li guarda svogliato, punta il cursore sulle anteprime dei video che l’algoritmo ha catalogato in categorie simili. Alle volte si imbatte in qualcosa di diverso, qualcosa degno della sua attenzione. Ogni tanto succede che l’intelligenza artificiale gli propini cose disgustose, talmente disgustose che non ha mai avuto il coraggio di cliccarci sopra, anche se è tentato, non l’ha mai fatto. Chissà perché? In fondo non c’è nessuno che lo guarda. Forse ha paura che quelle immagini si rivelino tutt’altro che repellenti. Eh, no per Dio, lui è un uomo tutto d’un pezzo. Come suo padre. Cosa direbbe se lo vedesse mentre si sofferma su una di quelle, quelle… cose? Una notifica di whatsapp illumina lo schermo dello smartphone. Dà una rapida occhiata, mentre sul computer il filmato continua la sua corsa verso la fine, il volume degli ansimi al minimo e comunque coperto dalle voci dei cantanti casalinghi. La porta è chiusa, nessuno entrerebbe senza bussare ma non si sa mai.
È Wilma. Cosa vuole adesso? Lascia che la superficie del telefono torni uno specchio nero e cambia filmato. E concentrati un secondo. Dài. Aumenta il ritmo, stringe la presa, manda avanti veloce. Lo ha già visto un milione di volte, ma alla fine si ritrova sempre lì. La fibbia della cintura sbatte sul bracciolo della poltrona girevole. Stacca la mano dal mouse, strappa con foga quattro kleenex dal porta fazzoletti e si scarica appena in tempo. Chiude gli occhi, sospira con malinconia e resta così per qualche istante. Niente di che. Un’altra notifica fa vibrare lo smartphone. Butta i fazzoletti nel cestino sotto la scrivania, si sistema la patta. Prova un pizzico di vergogna e tanta noia. Finisce sempre nello stesso modo, eppure lo fa tutti i giorni. In ufficio succede poco. Se suo padre non fosse chi è, non si troverebbe lì. Uno stipendio da funzionario ministeriale per passare il tempo a farsi le seghe… C’è chi sta peggio.
Controlla il nuovo messaggio sul telefono. È un messenger inviato dal profilo Facebook di Monica e Giampiero: un invito a cena per sabato della settimana entrante, quando sarà possibile anche andare a trovare gli amici, purché si rispetti il distanziamento. Abbiamo un tavolo che con le prolunghe fa due metri, possiamo apparecchiare a distanza di sicurezza. Non è fantastico?
Certo, come no. Lui lavora per una banca d’affari, lei è istruttrice di yoga. Combo micidiale. Il loro entusiasmo gli fa sempre venire voglia di suicidarsi. Già una coppia che condivide il profilo sui social mette depressione; non parliamo di andarci a cena, con loro che ti fanno vedere per la decima volta le foto del viaggio di nozze in equilibrio su quel cazzo di ponte tibetano. Dovrà inventarsi una scusa.
Sta per chiudere la pagina e cancellare la cronologia, quando un pop up appare nell’angolo in alto a destra. Strano, dovrebbero essere disabilitati. La finestrella è nera, tre neon si accendono formando un triangolo azzurro, poi un occhio giallo al suo interno e la scritta Madame Gualbruja seguita da un disclaimer:
Fai attenzione a queste parole: tu non mi conosci, ma io conosco te e conosco meglio di te le cose e le persone a cui tieni. Come il tuo paparino senatore, sempre troppo preso dai suoi incarichi per badare a te. Quanto ci tieni al suo giudizio, vero? Ancora oggi, sei proprio un bambinone! Anche se te ne vergogni, sei geloso di tutto ciò che lo distrae da te. I suoi elettori, le nottate alla sede del partito, le volenterose suffragette che si scopa. Segui questo link se non vuoi che sappia cosa fai in ufficio invece di lavorare…
E Alberto lo segue.
Madame Gualbruja: Benvenuto.
Alberto: Chi sei? Che succede?
Madame Gualbruja: Un giro di tarocchi?
Alberto: Adesso chiudo tutto e poi ti denuncio per estorsione…
Madame Gualbruja: Madame non vuole i tuoi soldi. Ti costerà solo un po’ fiducia e mi pagherai più avanti.
Alberto. Voglio proprio vedere…
Da un punto in alto a destra, una dietro l’altra volteggiano tre carte fino al centro dello schermo.
Madame Gualbruja: Ecco i primi tre tarocchi per la divinazione.
VI ARCANO MAGGIORE. IL PASTORE
VI arcano. Il Pastore
Il destino è un cerchio, un oscuro equatore. Seguire ed eseguire. La ruota gira, i figli diventano genitori, le pecore, pastori. Si affollano pulpiti già gremiti. Senza guida siamo persi. Senza perdita non ci troviamo. Padre, madre, grande fratello, grande sorella. Tutti uccidono, tutti saranno uccisi. Ogni cosa si trasforma in quello che temiamo.
Il pastore rovesciato: adesso fai paura, spaventati anche tu.
Per metà della tua vita hai cercato tuo padre e stai passando l’altra metà a cercare di ammazzarlo. Niente di nuovo. Sei ancora un giovane uomo e non ti libererai di tutto questo fino a quando non avrai un figlio e non sarai tu, allora, quello che qualcuno sta cercando di ammazzare. La vita è un cerchio, tesoro, niente più di questo. Pendevi dalle sue labbra da bambino e hai bisogno di staccargli la testa ancora adesso. Lo hai visto far piangere tua madre e lo hai odiato, giurato di fargliela pagare. Hai provato a fargli pesare la tua indifferenza ma non se n’è mai nemmeno accorto. Adesso che è arrivato il tuo turno di far piangere le donne, non ti tiri indietro. Giochi a nascondino, ti mostri per un attimo come loro ti desiderano e poi scompari. Hai incantato Wilma così. Uomo più giovane ma così serio e responsabile, così disponibile, per nulla spaventato da una relazione matura. Dopo due settimane ti eri stancato e ti sei messo pure a giocare con la sua amica, sperando in fondo che lei lo venisse a sapere. Hai orrore di te, eppure ti piaci.
XI ARCANO MINORE. LA FUNZIONE
XI arcano. La Funzione
Riti ancestrali di un futuro passato consumati nei mercati asiatici e funzioni religiose celebrate nei mercati finanziari. Carne di pipistrello, sangue di serpente, frutti della conoscenza avvelenati. L’egida della tecnica è una mela, la verità è menzogna, lo specchio è nello specchio in uno specchio nero, il comandamento è uno solo: condividi e sarai condiviso.
La funzione rovesciata: Questa frase è falsa.
Quante volte hai ascoltato l’amico di ritorno dalla vacanza esotica raccontare le prove iniziatiche affrontate per vivere fino in fondo l’esperienza? Ho mangiato il serpente, mi sono tatuato un drago in una bottega dell’angiporto di Macao. E tu pensavi che coglione, e poi hai fatto tale e quale quando è arrivato il tuo turno.
E ora si scopre che tutti questi riti nei quali ci siamo cibati della carne di animali proibiti hanno aperto il vaso di pandora del contagio… Ma aspetta, forse non è vero nemmeno questo, è il fake di un fake messo in giro da un bot per motivi che non saprai mai.
O forse sì. Questi riti ancestrali sono eucarestie primordiali, comunioni con divinità che si rivelano doppie nel loro dare e nel loro togliere. Jahvè ci ha dato la mela e ci ha cacciato dal paradiso terrestre. Il nuovo dio ha inventato la favola della zuppa di pipistrello per aggiornare i comandamenti con uno in più: condividi. La tua posizione, la tua salute, il tuo percorso. Il nuovo dio è un tossico di big data.
Ma non c’era bisogno che Dio ordinasse alla sua chiesa di condividere i propri dati, tutti quanti lo facciamo già, e allora perché? È uno stress test per vedere fino a che punto possiamo arrivare.
IX ARCANO MINORE. L’ORDITO
IX arcano. L’Ordito
Nella valle di silicio i timori sono proibiti e i desideri sconosciuti. Nella valle di silicio ogni domanda ha una risposta, ogni anima ha un prezzo in saldo, ogni filo conduce nei recessi del labirinto, ogni zero ha il suo uno.
L’ordito rovesciato: ogni risposta ha una domanda.
Quando ti hanno imposto di chiuderti, non eri preparato. Per anni ti hanno ripetuto gli stessi mantra: apriti al mondo, conosci, prova, agisci, consuma. Beviti la vita, cogli l’attimo, fallo e basta, senza pensare. Sii te stesso, basta che spendi per esserlo. In un attimo il mondo si è rovesciato. Adesso è tutto un non fare, non osare, non prenderti il rischio. Stai connesso, quello sì, ma tieniti a distanza. Consuma, se puoi, ancora sì, ma con consegna a domicilio, non farti vedere mentre lo fai, perché in tempi di crisi non sta bene. Dici a tutti dove sei, ma non farti vedere, confessa il peccatore e non il peccato. Confessati, condividi il meme e la rabbia contro il diverso, chi non sacrifica gli affari suoi all’altare della purificazione dal male.
E quando il gioco si fa idiota, si sa, gli idioti cominciano a giocare. Gli estremisti delle misure estreme, i menefreghisti perché tanto è lo stesso, i complottisti che si indignano per l’app che li traccia, che poi è solo un’altra delle tante che hanno già installato da anni sui loro smartphone.
Ma tu intanto ascolti la canzone cantata in cinquanta ognuno da casa sua, guardi la pubblicità progresso motivazionale con l’intro romantica di pianoforte, ti consoli sentendoti parte della grande assenza taumaturgica. Però attento a non postare fuori dal seminato, non allontanarti dal recinto, perché sembrano tutti buoni fino a quando non ti saltano addosso. E, a proposito, sabato vacci a cena da quei tuoi amici…
Le quindici pietre su cui meditare narrativamente che costituiscono l’ossatura del romanzo psichico di questo tempo sospeso ci hanno indotto uno stato di trance. Con l’illustratore Alberto Merlin, che ci ha accompagnato nel cuore di tenebra del colonialismo italiano con Cronache dalla Polvere, abbiamo tentato un esperimento di metempsicosi. L’essenza delle pietre è trasmigrata in altrettanti tarocchi. A ogni carta corrisponde una pietra, un arcano. Ne gireremo tre alla volta. Li interpreteremo e faremo la nostra divinazione in chiave di racconto. Al termine di questo viaggio màntico metteremo a disposizione le carte e le interpretazioni per il download in modo che tutti possano divinare senza di noi, medium da strapazzo. Che gli spiriti di Carl Gustav Jung, Wolfgang Pauli, P.K. Dick e Albert Hofmann guidino i nostri passi.
Venghino, venghino, siore e siori, Madame Gualbruja vi attende…
Wilma si sveglia con un sapore metallico in bocca. Forse è stato il vino di ieri sera, tra una chiacchiera e l’altra in videochat ha finito la bottiglia, non è più abituata. O forse è il poco movimento, o entrambe le cose.
Soles occidere et redire possunt / nobis cum semel occidit brevis lux / nox est perpetua una dormienda. Dall’altra stanza le giunge la voce un poco petulante di Filippo, che non rende onore ai versi di Catullo. Suo figlio è già sveglio davanti al portatile per la lezione di latino, che oggi doveva essere alla prima ora. Lo sente sempre più distante, da un po’ di tempo a questa parte, ma a sedici anni è normale, no?
Si trascina in bagno e poi in cucina a preparare la moka. Sul balcone opposto al suo, la vicina stende un pigiama osceno. Ieri l’ha vista rientrare in compagnia di un tizio che non aveva mai visto prima. Alla faccia delle norme di sicurezza.
Mentre aspetta che esca il caffè, scorre distrattamente i messaggi al cellulare e le prime mail della giornata e intanto ripensa alla discussione di ieri sera. Senza quasi che se ne accorgesse, le chiacchiere hanno preso una piega strana. Parlavano di uomini, in maniera scherzosa le sembrava, eppure c’era una vibrazione, un non detto, fino a quella frase di Olga: Tanto Alberto l’ha capito che le cose leggere non ti interessano.
Che cavolo ne sa Olga di quello che ha capito Alberto di lei? Ne ha parlato con lui? Non le risulta che Alberto si confidi con Olga, eppure quella battuta non sembrava buttata così tanto per dire. Avrebbe dovuto chiederle subito, però così alla sprovvista non le è venuto, non ci ha dato peso. Ma adesso, snebbiata la mente dall’alcol, prova fastidio.
Nella casella ci sono tre email, il suo ex marito che le chiede di pazientare un’altra settimana per l’assegno, figurarsi. Dovrà bussare per l’ennesima volta a denari a sua madre. Una prospettiva che non la rende felice. La seconda mail è la conferma del pagamento semestrale dell’abbonamento a Netflix, la terza è uno di quei messaggi ricattatori che fingono di averti hackerato la videocamera e minacciano di diffondere video di te che ti masturbi davanti a Pornhub. Lo manda una tale Madame Gualbruja. Wilma però non usa Pornhub, quindi è abbastanza sicura che siano scemenze… A guardar meglio, questa mail ha qualcosa di insolito. Madame Gualbruja non chiede soldi o bitcoin e in realtà non minaccia nemmeno. L’inizio del messaggio è accattivante.
Fai attenzione a queste parole: tu non mi conosci, ma io conosco te e conosco meglio di te le cose e le persone a cui tieni. L’indolente sedicenne che vive confinato nella sua stanza mentre tu leggi questo messaggio in cucina. I problemi di mantenimento che ti dà il tuo ex. E poi conosco Alberto e so perché finge di non essere interessato a te.
Vuoi capire se è l’uomo che aspettavi? Segui questo link…
Come diavolo fa a sapere tutte queste cose? Non ha nemmeno finito di porsi questa domanda che ha già cliccato sul link.
Viene trasferita in una chat room dallo sfondo nero. Il cursore lampeggia davanti al nome di Madame Gualbruja e poi si mette in movimento, spinto dalle parole.
Madame Gualbruja: Sei venuta, alla fine.
Wilma: Chi sei?
Madame Gualbruja: Sei di certo più interessata a scoprire chi sei tu. Un giro di tarocchi?
Wilma: Quanto mi costa?
Madame Gualbruja: Ti costerà fiducia, ma mi pagherai più avanti.
Da un punto in alto a destra, una dietro l’altra volteggiano tre carte fino al centro dello schermo.
Madame Gualbruja: Ecco i primi tre tarocchi per la divinazione.
Madame procede a interpretare le immagini che si sono disposte longitudinalmente, dall’alto in basso. Le sue parole si allungano e vorticano come una spirale silenziosa e ipnotica sul video.
PRIMO TAROCCO. ARCANO MAGGIORE: IL BUEN RETIRO
XIII arcano. Il buen retiro. Il ritiro dal mondo. Il mondo che si ritira, l’oggetto si sottrae al soggetto, entrambi diventano ectoplasmi. L’apocalisse è immanente. La natura fa il suo corso, la vecchiaia torna debole, la giovinezza forte. Delfini nei fiumi, polpi giganti nei canali, cervi nei parchi cittadini, persone imbambolate davanti al flusso di in-coscienza, allo streaming of non-consciousness. In clausura si scruta nell’abisso.
Il Buen retiro rovesciato: l’abisso scruta noi.
Era quasi scontato che uscisse per prima questa carta: la tua forzata clausura, innanzitutto. Ma quanto è davvero forzata, in effetti? Non hai la sensazione sottile che qualcuno, qualcosa, ti avesse già preparato a tutto questo? In fondo, a parte i primi giorni di scoramento e angoscia, a poco a poco ti sei tranquillizzata, tesoro. In fondo ci sono le consegne a domicilio, ci sono i social, c’è Netflix. Hai pure più tempo per pulire la casa… È cambiato davvero così tanto?
#iorestoacasa #andràtuttobene Pensa una cosa per volta e solo al presente. Non va meglio, così? Del resto ti eri già abituata a farlo da un po’ e un oblio confortante ti accompagna da tempo, un distacco graduale dalle ansie del mondo. Prova a pensare all’ultimo commento in rete che hai fatto, all’ultimo like che hai messo a una foto, pensa a quella foto e prova a ricordare dov’eri quando ci hai cliccato su, cosa c’era attorno a te nel mondo reale. Ti viene in mente? No, vero? Niente. Ecco…
SECONDO TAROCCO. ARCANO MAGGIORE: IL SICOFANTE
VIII arcano. Il Sicofante.
Gli occhi sono le spie dell’anima. Scrutano, guardano, osservano. Sono cattivi, sono buoni, fingono di non vedere, sono favorevoli o sfavorevoli. La sclera di porcellana, la pupilla di onice, l’iride prosciugato. Quelli della mente sono ciechi, quelli alle finestre sono attenti. La piscopolizia vigila. Se vedi qualcosa, di’ qualcosa.
Il Sicofante rovesciato: occhio per occhio, dente per dente.
Ora, dopo mesi di clausura, devi riabituarti a uscire, con le dovute cautele. Metti la mascherina anche quando non serve, meglio abbondare, perché siamo un popolo di indisciplinati e bisogna dare un segnale forte, vigilare su noi stessi, vigilare sul nostro vicino. Ti sorprendi a interessarti degli altri molto più di prima. Adesso che ti è chiaro che dal loro comportamento dipende la tua sorte, che alle loro cattive abitudini è appesa la tua salute, che dal loro rispetto discende la tua sicurezza, ora sì che ti interessano. Avevi mai fatto caso a come si veste la tua dirimpettaia, a che ora rientra la sera e con chi? Be’, adesso sì. Perché adesso conta, soprattutto adesso, che dopo settimane e mesi in casa, riprendi timidamente a mettere il naso fuori. E la prima cosa che fai quando esci è prendere la macchina. Con la mascherina.
TERZO TAROCCO. ARCANO MINORE: L’APPAGAMENTO. ROVESCIATO.
I arcano. L’Appagamento La dopamina ronza elettrica, i neuroni sono filamenti al tungsteno di lampadine impazzite. Un like, una scossa, un commento un bagliore, un retweet una scarica. Non basta. Piccole overdosi a incandescenza. Voltaggio troppo debole per fulminare, troppo forte per fermarsi. Sei anni di vita davanti allo schermo, sei anni di vita a scrollare, sei anni di vita a capo chino.
L’Appagamento rovesciato: la crisi d’astinenza, il fallimento di sistema. Errore 404.
Hai proposto a tuo figlio di uscire con te. Guanti, mascherina e un bel giro in auto per vedere finalmente un pezzetto di mondo, dopo tanto tempo. Ma lui si è mostrato indifferente, anzi, quasi infastidito. Troppo sbattimento, mamma, i dispositivi di protezione personale, il distanziamento da mantenere, il caldo. No, io resto qui, tanto è uguale. Ma sei sicuro? Sì ma’ tranquilla, io sto a posto.
Curioso come i giovani, che rischiano meno, siano i primi ad autorecludersi, si chiudono nelle loro stanze, si chiudono in se stessi, coccolati dal silenzio delle istituzioni che non si ricordano mai di loro nei decreti ministeriali. Mentre i vecchi, ben più esposti ai rovesci dell’esistenza, scalpitano per avere spazio e stare ancora in prima fila. Sono i vecchi, del resto, il motore economico del paese, è grazie alle loro pensioni che i giovani stanno a galla. È a causa delle loro pensioni che ai giovani è negata qualunque altra cosa che non sia stare a galla. Lo scontro generazionale rimane sotto la traccia della pigra convenienza.
Ma che cazzo dice questa?, pensa Wilma. Eppure con un brivido di inquietudine si rende conto che non una parola, tra quelle che Madame ha detto, è andata fuori bersaglio. Parla della situazione in generale, certo, cose che sanno tutti, ma anche di lei, del suo intimo.
Madame Gualbruja: Passiamo ad altre tre carte, adesso. Sono sicura che Alberto non si farà attendere…
La condizione dell’uomo è totalmente negativa. Se Dio è colui che è, l’uomo «è colui che non è» e questa deficienza di esistenza lo spinge a essere feroce.
Quanto alla visone filosofica orientale sono propenso a pensare che non sia possibile appropriasene se non in chiave strettamente fenomenologica di ampliamento dell’orizzonte conoscitivo. La lunga crepa che divide l’Oriente dall’Occidente nasce in seno al diverso atteggiamento nei confronti della volontà. Negazione e affermazione come descritto da Schopenhauer (in chiave exotica se me lo concedete) nel primo caso e da Nietzsche nel secondo. Gli archetipi stessi delle due civiltà rimandano a questa dicotomia. Non è forse la brama, il desiderio di conoscenza (una pulsione della volontà) a spingere Adamo a cogliere il frutto proibito? Millenni di atteggiamento contrapposto hanno divaricato spropositatamente i binari lungo cui abbiamo corso, distorcendoli e rendendoli impraticabili se non solo ai fini di osservazione e speculazione meramente teoretica. Le direzioni intraprese agli albori della storia hanno avuto una causa identica: il dolore. Ciò che ne è conseguito ha fatto in modo che l’uomo si ponesse di fronte a esso in modi diametralmente opposti. Alimentare il desiderio per sopperire alla sofferenza, eliminarlo ritenendolo causa stessa del dolore. Elementi in comune sono allora solo gli esordi e un certo tipo di ascesi. Santi e Bodhisattva che alla pratica della sofferenza (la vita) oppongono un certo grado di follia. Fermare il tempo nel tentativo di ricongiungere l’esserci con l’essere, con il vuoto. Un fallimento. Sia che si tenti di alimentare la volontà sia che si tenti di soffocarla, facciamo il suo gioco. Solo, noi occidentali non siamo in grado di fare la seconda cosa ma siamo bravissimi nell’applicarci con disperata efferatezza nella prima. Differenze ontologiche? Non credo. Differenze fenomenologiche incolmabili? Più probabile.
È in corso la festa di fine anno della scuola di mia figlia. La madre di un altro bambino, non so per quale motivo, mi parla del suo cane: un adorabile bastardino, per un terzo husky, per un terzo labrador, per un terzo non so cosa. Mi dice che si chiama Milo.
Ingenuo io a essere cordiale e chiedere lumi, sarà il solleone o le nove danze ininterrotte dei bambini vagamente psichedeliche che ci siamo orgogliosamente sorbiti: “Milo?”
“Sì, Milo. Come quello del Grande Fratello di quattro anni fa.
…
“Sì, dai, Milo del Grande Fratello.”
Ingenuo io, di nuovo, che spossato dal caldo e dal suo sguardo umido le rispondo soprappensiero: “Non guardo la tv o per lo meno non…”
“Come non guardi la tv?”
Il suo tono, lo ammetto, mi innervosisce e così, ça va sans dire: ingenuo io, invece di darle la solita razione di vetriolo che ammannisco a destra e a manca senza curarmi mai troppo delle reazioni, ribadisco il concetto: “No, non guardo la tv.“
“E come fai? Io ce l’ho pure in bagno. Ne ho una in ogni stanza e in salotto ho un 52 pollici… forse è un 54, non so, devo chiedere a mio marito…” Eccheppallemollami… Cerco di chiudere la conversazione: “Di solito quando sento parlare di Grande Fratello mi viene in mente 1984.”
“Ehhh, nel 1984 avevo meno di dieci anni…”
Sono disarmato e disidratato, provate a capirmi voialtri là fuori dallo schermo: “Ehm, intendevo il romanzo.”
“…”
“…”
“…”
“Quello di Orwell…”
“…”
“Geroge Orwell…”
“…”
Non so cosa fare, mi sento come fossi sui pattini sulla discesa di un garage con curva a gomito: “Ehm, il romanzo è ambientato in un futuro distopico….”
“Cosa?”
“Ecco, un futuro non proprio, come dire, dei migliori possibili in cui c’è, come posso… ecco, sì, un sistema di sorveglianza globale…” Ingenuissimo io.
“…”
Non so più come andare avanti, sono a corto di sarcasmo, non mi è mai successo, lo giuro: “… come se… Sì, un sistema di, tipo, telecamere che tutto vedono e che viene chiamato Grande Fratello…”
“Ah, lo hanno preso dal programma.”
“Veramente è del 1948.”
“Ma che dici?” Ride come fossi un demente, e in effetti lo sono, quando si ricompone mi riguarda con quei suoi maledetti occhi acquosi: “se la prima edizione è del 2000. Dai Taricone.. quello che è morto…”
“Intendevo il libro.”
“Ah.”
“È per quello che Orwell lo ha chiamato 1984, è il contrario di 48 ed essendo distopico, la specularità della cifra…”
Occhi acquosi.
Vorrei tirarle un pugno, ma ho una striscia di sudore salato che mi cola lungo la spina dorsale, devo portare all’interno della scuola ancora duecento sedie e otto tavoli lunghi e le energie vanno conservate… Ho caldo, troppo caldo e penso che la democrazia sia la peggiore delle… Se ne va. Se ne va. Rimango a fissare l’asfalto crepato del cortile. Mi si avvicina un’amica, madre di un’altra bimba. Ha sentito tutto. Cerco un appiglio: “Sono troppo snob, lo so…”
“No. Sono loro che ti fanno diventare snob.”