Cake – Fashion Nugget (Capricorn Records 1996)

Giorno presumibilmente lo stesso e il tavolo resta trapezoidale a qualche distanza da me, il bicchierino vuoto del deca come portacicche, ma la cenere cade sul pigiama da questa sigaretta che resta sempre accesa nella mia mano e il televisore non lo sento, là di fronte, in fondo, non si può cambiare canale, so che sono sempre quelli, che si scambiano le divise restando gli stessi a parlare di politica, di farmaci, le mie dita lasciano strisciate di cenere sulla giacca, dentro la tv le persone che ho intorno discutono di non so che, alcuni con la divisa da infermiere, altri con la tuta da ballo, le cravatte da dibattito, ma non posso cambiare, cambiano loro, purché sugli altri canali ci sia la stessa cosa, solo una volta mi interessava un film, una notte, e non c’era nessuno nel mondo circostante a interrompere la storia, ero nella parte principale, ma non era il mio corpo, e gli altri arrivavano dopo ed erano felini con lunghi artigli e un aspetto parzialmente umano e quando c’è stata la scossa più forte e la terra è diventata tutta un piano inclinato, sono rimasti avvinghiati lassù dove l’immagine è unita all’esistenza, lasciando scivolare giù solo le immagini di riserva, mentre io sono caduto intero con la parte vulnerabile e la mia immagine insensibile è rimasta là, sola, ogni tanto la vedo, quelli che stanno bene la maltrattano e la deridono, tanto non soffre, dicono, anche se si restringe fino ad arrivare alle dimensioni di un bambino, la legano con le cinghie al letto e gli infermieri vanno a ballare in tv mentre i dottori commentano le partite e danno i voti ai giocatori, ora c’è poco da fare, così mi tengo occupato davanti al tavolo progettando di fare le stesse cose nello stesso modo, per farle restare le stesse, sapendo che è un’impresa vana, che tutto diventa presto diverso, forzato, solo apparente, e devo mostrare di credere che funzioni così, anche se non si spiega perché a volte sono ospite di ricevimenti imperiali, con la selvaggina e la frutta dei quadri fiamminghi mantenuta fresca da una luce che non si estingue, e le belle dame mi accarezzano i capelli e il viso, invece altre volte sono incatenato al buio per punizione, certo non per colpa mia, ricevo acqua sporca, croste di pane e di formaggio, so che una donna c’era e non c’è più, non importa se ride di me, se ricorda, chissà, ma non importa, mi dicono che tutto andrà a posto con la terapia, mi addormento e per un po’ non ci penso, forse succede quando voglio far sapere la mia preoccupazione, perché mi hanno messo dentro una bomba che prima o poi scoppia e mi uccide e anche che il dottore dovrebbe starci attento e se conosce un modo per disattivarla, ah, ma vedrà con l’aggiustamento della terapia, ma la terapia un bel niente, io so che prima della terapia c’è la musica dentro la testa, poi va via, poi torna, poi a un certo punto non sento altro, non che ce la farò, che andrà meglio o che sarà diverso, sento solo che sopravvivrò, che sopravvivrò, che sopravvivrò… (Invisible Monster)

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