Caro Babbo Natale (in ritardo)

Caro Babbo natale,

sono io. Sono quel bambino che una trentina abbondante d’anni fa ti scriveva quelle lunghe e presumibilmente pallosissime lettere di tre pagine, piene zeppe di tediose richieste. Che non hai mai esaudito. Ecco, ti propongo di rifarti adesso. Ascoltami. E prendi nota. Vorrei tutti i libri che per mancanza di tempo non riesco a leggere. Vorrei regalarne qualcuno. Vorrei che chi prende decisioni leggesse un po’ più spesso, giusto per capire come cammina il mondo. Vorrei che chi prende decisioni camminasse un po’ più sovente a piedi, giusto per rendersi conto della sostanziale inutilità della sua carica e della sua persona. Vorrei che chi prende decisioni per una volta lo facesse nell’interesse di una città offesa e vilipesa, piuttosto che del suo orticello elettorale. Vorrei che i diritti tornassero ad essere diritti e non favori. Vorrei che i doveri tornassero di moda. Vorrei vivere in una città normale, con concittadini normali, magari barattando un po’ della cialtroneria e della spacconeria meridionale che ci contraddistingue con un pizzico di tristanzuola austerità elvetica, o di civiltà e pragmatismo scandinavi. Vorrei che a dirmi come si sta al mondo siano persone che sanno come si sta al mondo, non una manica di fancazzisti, intrallazzini, sottopancia, raccomandati e cose inutili. Vorrei svegliarmi il 26 dicembre e scoprire che questi anni sono stati un brutto sogno. Ma ho la sgradevole impressione di essermi rivolto alla persona sbagliata. Qui ci vorrebbe Dio in persona. Altro che Babbo natale.
Alessio Caspanello

Caro Alessio,

io non so se Dio esista, ma Babbo Natale di sicuro sì, visto che sono io. Ti sei dunque rivolto alla persona giusta. Almeno di questo mi sono convinto, visto che il vestito da Santa Claus riposa in una bustona nel mio studio, in attesa che domani notte io assuma le sembianze del rosso panzone per la gioia di mia figlia e dei miei nipoti. Il problema, qui, è che tu, come pure mio nipote grande (le bimbe no, ché sono troppo piccole) date un po’ troppe cose per scontate quando vi rivolgete a Babbo vostro. Mio nipote, per esempio, nella letterina ha scritto “Voglio la macchina fotografica dello zio (da comprare necessariamente)”. L’allegro chirurgo invece è facoltativo. E adesso arrivi tu, con ‘sto popo’ di richieste. Ragazzi, pure se potessi e volessi accontentarvi, mi sa che non sarebbe tanto giusto. Numero uno, la macchina fotografica dello zio costa un pacco di soldi e a lui l’hanno regalata per i 40 anni, mica per i 7. Numero due, per avere al potere gente acculturata, che fa il proprio dovere con scrupolo e onestà, non ci vuole Dio o Babbo Natale, ci vogliono elettori che abbiano un candidato come quello fra le loro priorità e non uno che gli fa assumere di favore il figlio/fratello/cugino alla posta.
Guglielmo Pispisa

Alessio Caspanello – Guglielmo Pispisa

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