Vuelvo al Sur 1. Reportage dal centro del mondo.

Villa 21, Buenos Aires

Maria Ester es una piba / que nacio para cojer / ella es loca por los burros / no hay pija que le venga bien. (Los Pibes Chorros)

Aspetto il mio contatto tra Cordoba e Pringles. Il sole brucia e mi rintano in una stazione di servizio con l’aria condizionata al massimo. Mi concedo una bottiglia d’acqua gelata poi torno all’incrocio rovente e aspetto. Aspetto. Con tre quarti d’ora di ritardo lo vedo attraversare la strada e venirmi incontro sorridente. È alto meno di un metro e sessanta, la maglietta si tende sul ventre a mappamondo e sotto il cappello con la visiera ha uno sguardo da eterno ragazzino. Prendiamo un autobus verso Retiro e la stazione dei treni. Assistiamo a una lite tra l’autista e un tizio particolarmente su di giri a cui partecipa mezzo autobus con commenti, suggerimenti e parolacce. La guida mi fa notare che più andiamo a sud più ci si imbarbarisce, a ogni fermata i volti, gli abiti e i comportamenti cambiano. Non prendermi per razzista dice, è una questione genetica, se per generazioni soffri la fame il tuo cervello, come il tuo fisico, non può crescere. Buenos Aires è uno specchio del mondo. Il Sud è sempre il Sud, anche su scala ridotta, i quartieri bene sono a nord le villa miseria a sud. È così. Liquida la questione con estrema facilità, è molto pratico e sa di cosa parla. Io sono portato alla complessità o forse all’ingenuità della complessità, ma io vengo da nord.

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