Tutta quella brava gente

Compagni, cittadini, fratelli, partigiani…

TUTTA QUELLA BRAVA GENTE è in libreria!

Da quasi un decennio riposava nel nostro cassetto un romanzo. 
Jadel e Guglielmo lo hanno cominciato quasi per gioco. Volevamo scrivere un giallo, uno di quelli classici che più classici non si può e ambientarlo a Bolzano. 

Lo hanno abbozzato, ma poi la vita li ha portati altrove, fino a quando qualche anno fa lo hanno ripescato dagli archivi. Hanno tenuto l’ambientazione, i personaggi, una parte di trama e buttato alle ortiche gran parte della classicità. Giallo è giallo, per carità, ma come al solito si sono fatti prendere la mano e gli sono scappate alcune ibridazioni selvagge. Le hanno tenute a bada, ma non è stato semplice.  

Oggi, dopo una vicenda editoriale che ha sorpreso noi per primi, quel romanzo approda finalmente in libreria per i tipi di RIzzoli. Il dinamico duo lo ha firmato con lo pseudonimo  Marco Felder. Uno nom del plume scelto quasi (quasi. eh) per caso che se no quelli del marketing si suicidavano, ma dietro quel nome da campione di slittino del Liechtenstein ci sono loro due al 100%: i vostri amichevoli : Kai Zen : di quartiere o meglio 2/4 di : Kai Zen :.

Il titolo? Già, il titolo… Quelli del marketing avevano da dire anche su quello e si sono battuti fino allo stremo per un classico titolo “un qualcosa di qualcosa”, avente presente? Be’, per una volta abbiamo lasciato che si suicidassero e abbiano optato per “Tutta quella brava gente” che riprende la citazione in esergo presa da una canzone di Nick Cave & the Bad Seeds che ci ha ispirato una parte della storia: Jubilee Street.

Se avete voglia di leggere un giallo poco ortodosso ambientato nella “ridente” cittadina di Bolzano, oggi è un buon giorno per andare in libreria.
In ottobre e novembre saremo in giro per la penisola a presentarlo: stay tuned.
PS il romanzo naturalmente è in copyleft.


All those good people down on Jubilee Street
They ought to practice what they preach
Here they are to practice what they preach
Those good people on Jubilee Street

 

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Kai Zen goes NABA: 27th May 2014, at 6:00 pm

Milano, Strangeways Here We Come

NABA continues the collaboration with Indiana Production started on the occasion of the project “Italy in a Day, un giorno da italiani”, docu-film directed by Gabriele Salvatores and co-produced with Rai Cinema and Scott Free, hosting the series “Collective Frames. Research Lab on the artistic and collaborative production”. The protagonists of the third appointment “Cronache da un’identità collettiva sulle pratiche di scrittura collaborativa”, taking place at NABA Campus on May 27th, will be Aldo Soliani and Jadel Andreetto of Kai Zen.

The series of appointments, promoted by NABA Multimedia Arts and curated by Maresa Lippolis, Course Leader of NABABA in Media Design and Multimedia Arts, will present the fourth and last event “Il montaggio come mappa nel film Italy in a Day” with Chiara Griziotti on 3rd June.

COLLECTIVE FRAMES

Cronache da un’identità collettiva sulle pratiche di scrittura collaborativa
Tuesday, 27th May 2014, at 6:00 pm
NABA – Building L, Room L 0.2
Via Darwin 20, Milan

 

Pensieri di nessuno. Russia centrale in pedalò last part: l’egocentrismo degli scrittori e l’effetto cazzo.

Ottavo giorno

imageLa mattina ci rechiamo al monastero di Optina Pustyn, meta di pellegrinaggi spirituali fra le più importanti del paese. Qui sono passati praticamente tutti, anche fra gli scrittori, Dostoevskij, Gogol, Zukovskij, Turgenev e, naturalmente, Tolstoj, che a quanto pare rimase colpito dalla personalità dello starec, padre Amvrosij, che da parte sua trovò lo scrittore “molto orgoglioso” (forse un modo ottocentesco per dire che era un po’ stronzo). Il posto è più grande di Shamordino, con varie chiese e un ampio cimitero. Sostiamo a lungo nella chiesa principale, ancora icone, ancora lapidi, ma l’atmosfera è più turistica e ricca rispetto al monastero di ieri, e dunque il nostro misticismo a comando non scatta con lo stesso impeto.image_1 Compriamo miele dalla mensa dei pellegrini, un plotone di soldati in mimetica verde ascolta le spiegazioni di una guida davanti a una tomba, una coppia di sposi, molto elegante, va probabilmente a ricevere una benedizione, lui sembra Putin giovane, solo un poco più alto e fresco. Andrea e io ci scambiamo deprimenti aneddoti sull’inefficienza degli uffici stampa (ho scoperto che lamentarsi dell’ufficio stampa è un’abitudine ricorrente fra gli scrittori, l’equivalente, immagino, della pubalgia per i calciatori, semplicemente qualcosa di impalpabile a cui addossare la colpa, una specie di nostra egotica malattia professionale).

Dopo pranzo di nuovo in pullman alla volta di Mosca. Ci vorranno ore di fluida guida di Pasha, di discussioni su libri e film che hanno cambiato la vita, di pettegolezzi su giornalisti e ancora lamentazioni a carico di uffici stampa. Andrea mi parla di una cosa che gli ha insegnato un suo amico giornalista, una cosa chiamata “effetto cazzo”, che consiste nel piazzare nelle prime righe di un articolo una tale botta a sorpresa che al lettore vien da esclamare “Cazzo!” e a quel punto non smetterà più di leggere. Una cosa come “Tutti si ricordano bene di Gloria, qui nel reparto maternità dell’ospedale di XXX, perché è alla sua terza gravidanza, ma soprattutto perché ha dodici anni.” I buoni articoli devono avere l’effetto cazzo, e probabilmente anche i buoni libri è bene che se ne dotino, perché ormai nessuno legge più niente a parte i tweet e dunque hai massimo 140 caratteri per agganciare la preda. In effetti non so se mi piaccia l’idea di fare lo scrittore-predatore, ma devo ammettere che ho usato l’effetto cazzo in più di un incipit di miei romanzi. Continua a leggere

Pensieri di nessuno. Russia centrale in pedalò part seven: il Pomeriggio Giovane di Kozelsk

Settimo giorno

imageRipartiamo di buon mattino sotto l’eterna pioggia per visitare Kaluga, che si rivela una bella città, la più ricca fra quelle che abbiamo visto, a parte Mosca. C’è anche qui l’immancabile Lenin di pietra davanti a un casermone municipale, ma l’architettura è generalmente gradevole e ben tenuta. image_2Facciamo quasi shopping in una spaziosa strada pedonale e passeggiamo in un parco mentre Svetlana ci parla dei micidiali ritmi lavorativi che nell’Ottocento gli impiegati dell’amministrazione cittadina erano tenuti a rispettare, ringraziando pure per l’opportunità. image_4Non so bene perché ce ne parli, ormai sono così abituato a mandare giù informazioni turistiche in apparenza sconnesse fra di loro che non mi faccio più domande.

A pranzo, il ristorante è molto elegante; c’è addirittura un orso impagliato all’ingresso, che regge un vassoio con sopra una bambolina e una bottiglia di vodka. I camerieri ti sfilano i piatti da sotto il naso non appena ti dimostri disinteressato al loro contenuto. Continua a leggere

Pensieri di nessuno. Russia centrale in pedalò part six: il cesso peggiore di tutte le Russie

Sesto giorno

IMG_9691Al risveglio mi viene richiesta una dose supplementare di pazienza, perché l’albergo, che porta il pomposo nome di Atlantida, per la prima colazione non prevede latte né caffè né alcuna pietanza dolce o assimilabile a quel che dalle nostre parti si suole mettere in bocca prima di mezzogiorno. Ci sono solo formaggio e insaccati e tè. E dunque bevo tè e mangio pane e burro sul quale strofino una zolletta di zucchero (non hanno nemmeno quello in polvere, solo zollette scabre e irregolari nella forma).

Di nuovo, ancora e sempre in pullman, la nostra sempre più stanca e allegra e noncurante band di scrittori oggi dovrà fare una tappa lunga e presumibilmente noiosa. Pasha, l’autista, memore di una richiesta fatta ieri da Eliana, sosta nei pressi di un cartello stradale con la scritta OREL, che la nostra amica vuole fotografare per il suo giornale. Per farlo deve attraversare la strada, che ha otto corsie dove le auto filano come schegge. Arrivata dall’altra parte però, Eliana si confonde con i caratteri cirillici e ci accorgiamo che sta fotografando un altro cartello. Svetlana si intenerisce e attraversa pure lei per avvertirla. Ritornano abbracciate, correndo oltre le traiettorie degli automobilisti sfreccianti. Non so bene perché, ma trovo delizioso questo minuscolo episodio di solidarietà femminile. La vodka non c’entra dato che non posso berne.

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Lungo il tragitto ci fermiamo presso un parallelepipedo prefabbricato a lato dell’autostrada che fa le veci di autogrill e funziona con tutta evidenza a gestione familiare. I dolcetti simili a muffin che ci serve la signora dietro il bancone hanno la fragranza di prodotti fatti in casa, perché lo sono. Il rovescio della medaglia è il bagno, una cabina di assi di legno marce con un buco nel pavimento. Sotto il buco, un terrapieno digradante e maleodorante. Faccio una foto. Non riesco a impedirmelo.

A Briansk, al confine con Ucraina e Bielorussia, visitiamo un museo della resistenza partigiana. È un tripudio di monumentalità essenziale e retorica nazionalista, com’è giusto che sia. Un lungo muro squadrato, marmoreo e rossiccio su cui sono impilati i nomi dei caduti, una enorme scheggia di pietra conficcata nel cielo, un fuoco a gas che rianima il falò di bronzo alla memoria di quegli stessi caduti, dei quali una signora robusta coperta da uno spolverino grigio impermeabile, di foggia militare, ci canta le gesta.  Continua a leggere

Pensieri di Nessuno. Russia centrale in pedalò part five: odio i boy scout

Quinto giorno

Diretti a Spasskoe Lutovinovo per far visita alla residenza della famiglia di Ivan Sergeevic Turgenev.

IMG_9300Anche quella di Turgenev, come per Tolstoj, è una ariosa, principesca tenuta. La signora di mezza età che ci accompagna parlandoci dello scrittore ha un cardigan verde lungo fino al ginocchio, capelli rosso acceso e occhi in tono col cardigan. Appresa la nostra nazionalità, ci chiede se capiamo il francese. Noi non lo capiamo, almeno non tutti, dunque lei parlerà russo e all’interprete toccherà lavorare. La signora appare alquanto rammaricata e prosegue per qualche battuta nel suo francese civettuolo, del quale va evidentemente fiera e che gode a sfoggiare. I nostri sguardi ebeti la convincono a desistere subito. Dal suo modo di parlare e di muoversi, molto energico e teatrale, e dalla cura con la quale è truccata, direi che è stata un’attrice e che ha attraversato tempi migliori. Tempi nei quali veniva applaudita da nutrite platee e amata da giovani registi spiantati, o magari solo tempi in cui ha desiderato cose del genere senza ottenerle e finendo poi ad accompagnar comitive a Spasskoe Lutovinovo per campare.

Nel viale d’accesso alla casa padronale ci sono cespugli di rosa canina. Anastasja, la guida spiegazzata, ne coglie qualche frutto e ce li offre. Sono una via di mezzo tra bacche e pomodorini asciutti, non sanno di niente, ma se ne mangi più di quattro o cinque non caghi per una settimana, a quanto si dice. Nessuno di noi si offre per fare la prova.

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