S.I.A.E ◊ M.A.F.I.A

     La SIAE ci chiede il pizzo. Il comune di Negrar (VR) deve sborsare ben 300 euro per aver portato in scena (gratuitamente) lo spettacolo della Compagnia Fantasma “I Sentieri di Seth” tratto dal nostro libro “La Strategia dell’Ariete“.

Due funzionari SIAE, abbigliati come agenti immobiliari della periferia povera di Lugano, hanno assistito alla piéce per poi palesarsi con tanto di distintivo per “difendere” gli interessi degli autori, cioé noi. Noi eravamo presenti. Abbiamo sottolineato che la licenza creative commons di cui ci avvaliamo consente a chiunque di riprodurre, modificare ecc. ecc. (senza scopo di lucro) la nostra opera.*

Ora, a qualche mese di distanza, la SIAE multa il comune perché dice che La Strategia dell’Ariete non è in creative commons e che noi andiamo protetti. Insomma pretendono il pizzo sulle nostre produzioni, che da sempre sono libere di circolare.

Bene. Sappiano i signori della SIAE che a metodo mafioso rispondiamo con metodo mafioso. D’ora in poi fate attenzione a presentarvi alle nostre “esibizioni”. Siamo in quattro, incazzosi e feroci.

* Nel colpophon dei nostri libri si trova questa dicitura che ci sembra abbastanza chiara in proposito – evidentemente la SIAE assume funzionari analfabeti – :

Quest’opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: si consente la riproduzione parziale o totale dell’opera e la sua diffusione per via telematica, pubblicazione su diversi formati, esecuzione o modifica, purché non a scopi commerciali o di lucro e a condizione che vengano indicati gli autori e che questa dicitura sia riprodotta.
Ogni licenza relativa a un’opera derivata deve essere identica alla licenza relativa all’opera originaria.
Gli autori difendono la gratuitá del prestito bibliotecario e sono contrari a norme o direttive che, monetizzando tale servizio, limitino l’accesso alla cultura. Gli autori e l’editore rinunciano a riscuotere eventuali royalties derivanti dal prestito bibliotecario di quest’opera.

6 thoughts on “S.I.A.E ◊ M.A.F.I.A

  1. Pingback: Xaaraan - Il blog di Antonella Beccaria » Copyleft Festival: ospite Licio Gelli (ma per fantasia e a fumetti)

  2. Anni fa, quando di Creative Commons ancora non se ne parlava, ad una mia amica è successo qualcosa di ancora più paradossale

    Una compagnia teatrale amatoriale (e quindi povera di mezzi) decide di mettere in scena alcuni suoi racconti depositati in SIAE.
    Contattano il funzionario di zona per sapere se fosse possibile cederne gratuitamente i diritti, ma la cosa si risolve con una serie di “non se ne parla nemmeno” e fingono di non capire il problema dal momento che, se l’autrice lo desidera, potrà poi restituire alla compagnia tutti i proventi.

    Pagano quindi fino all’ultimo spicciolo (diritti, percentali sulle rappresentazioni, pizzo sui biglietti) ed aspettano.
    Passano mesi, ma dalla SIAE non giungono notizie, tantomeno denaro.
    Dietro pressanti richieste, in SIAE non fanno che tergiversare chiedendo di avere ancora pazienza, poi si schermano dietro presunte trafile burocratiche ed alla fine lo dicono chiaro e tondo: Le opere risultano registrate come racconti, ma non come rappresentazioni teatrali, quindi l’autrice non ha il diritto di percepire una beneamata fava.

    Ma allora, perché fare pagare diritti su opere teatrali non registrate?

    Brutto il paragone fra mafia e SIAE, la mafia non è ancora così a corto di etica.

    Ciao
    -T2-

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  4. Diversi anni fa a mia madre successe di vedersi strappare più biglietti di quanti ne fossero necessari, con la pretesa che si dovesse pagare anche quelli. Per fortuna che aveva contato le persone presenti alla serata, aveva timbrato un biglietto per ognuno e conservata la matrice (con metà timbro), ed aveva documentato tutto! In questo modo, quando quel funzionario – mentre lei parlava con il collega di questo tizio – ha aperto il blocchetto non esaurito ed ha strappato i biglietti restanti, lei non si è fatta prendere in giro.
    Disse: “E questi da dove escono? Erano attaccati! Controllate anche voi, potete anche verificare che è tutto in ordine! Il Suo collega ce li aveva in mano, li ha strappati lui adesso chissà per quale motivo! Di questi non vi dobbiamo proprio niente!”
    E infatti non poterono obiettare nulla.

    E la mattina dopo si recò presso la sede della SIAE e portò tutto com’era, anche quelli di troppo che erano stati strappati dal funzionario e fece reclamo.

    Io non ricordo se quella serata fosse per un convegno o una festa perché ero troppo piccola, però si trattava di un evento di beneficienza, creato da una società No-Profit!
    Molti funzionari SIAE non hanno perso il brutto vizio di chiedere soldi anche a chi non ne chiede e a chi non ci guadagna, né ci guadagnerà mai!

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  6. Siamo figli della SIAE Sono Daniele Bergonzi, uno dei membri della Compagnia Fantasma, parte in causa nel Negrar-gate. La faccenda di Negrar ha assunto toni grotteschi, come già il buon kai zen Jadel ha esposto, ed essendo passate più di 24 ore le probabilità di scoprire il colpevole diminuiscono drasticamente. Lasciamo che l’ingiustizia faccia il suo corso. Io scrivo qui per un altro motivo, magari controcorrente, ma scrivo per ringraziare pubblicamente la SIAE. La ringrazio perchè a sua insaputa è un pò la mamma della Compagnia Fantasma, e come ogni buon genitore può farci indispettire ogni tanto, ma non può essere odiato completamente. Vi racconto il perchè dico questo. Nel maggio del 2002, quando i miei gusti letterari non erano del tutto affinati, iniziai a lavorare alla riduzione drammaturgica del best seller di P.Suskind “Il profumo”, ne volevo trarre un racconto da rappresentare in teatro, un monologo insomma. Da lì a qualche tempo mi venne in mente di contattare la Siae per sapere se la cosa fosse legale o meno. Dopo un pò di rimbalzi tra siae, casa editrice, agente di Suskind stesso capii che non tutti erano d’accordo sull’operazione. Lo capii quando ricevetti una mail che riportava più o meno la seguente frase: “G.le sig Bergonzi, se porterà a termine il suo progetto le faremo una causa milionaria”, firmato SIAE, TEA, P.Suskind e Giuseppe Verdi. Ero un incosciente ed impavido drammaturgo a quei tempi e visto che lo spettacolo sarebbe andato in scena in un piccolo teatro alle porte di Reggio Emilia pensai che sarebbe bastata un pò di discrezione per evitare le ire del rinnovato Asse Tutelante Berlino-Roma. Continuai quindi con il lavoro e a settembre lo spettacolo era pronto per andare in scena. I preparativi fremevano, noi avevamo studiato tutto nei minimi dettagli, tranne il nome della compagnia a dire il vero, che colti impreparati e non del tutto consci di esistere chiamammo in quattro e quattr’otto appunto Compagnia Fantasma. A tre giorni dalla Prima restava solo da spedire le e-mail di invito all’evento ai nostri futuri fans. Non scenderò nei dettagli del dissoluto stile di vita che conducevamo allora – si sarà poi risoluto negli anni a venire?- fatto sta che alla domanda del mio prode compare Andrea Giovannucci :”Che faccio, l’invito lo mando a TUTTA la mailing-list?”, io risposi con l’ingenuità di un bambino a cui venga chiesto per assurdo: “la vuoi mangiare tutta questa torta alla panna?”, e cioè : SI, evvai! Risultato: il giorno seguente squilla il telefono, dall’altra parte della cornetta una voce di donna mitraglia una sequenza di parole in tedesco. Non ne capisco mezza ma il senso della telefonata è chiaro. Gli agenti di Suskind ci hanno beccato. Faccio finta di non capire e riattacco. La sera però, ogni dubbio è sciolto da una mail di un funzionario della TEA, l’editrice che deteneva i diritti del romanzo. “G.le Sig.Bergonzi, siamo sorpresi che nonostante la nostra diffida lei abbia continuato nel suo progetto drammaturgico su “Il Profumo”, ma cosa ancor più sorprendente è per noi ricevere l’invito alla prima del suo spettacolo. Abbiamo già allertato i nostri ispettori che si recheranno il prossimo sabato sul luogo della rappresentazione. La dobbiamo avvertire che se lo spettacolo andrà in scena…” . Già, nella mailing list erano compresi gli indirizzi di tutti i simpatici Tutelatori dei diritti degli autori mondiali universali. Bella cazzata, eh? Ne è seguita subito una telefonata della responsabile del teatro di Reggio Emilia con la quale abbiamo convenuto l’annullamento dello spettacolo per “problemi tecnici”. E ora? Io avevo riscritto quel testo per mesi, lo spettacolo era fatto, non potevamo buttare via il lavoro (piccolo particolare, quando anni dopo è uscito il film di hollywood tratto dallo stesso romanzo sono andato a vederlo. Non mi è piaciuto granchè ma la sceneggiatura era praticamente identica alla mia drammaturgia di allora, se avessi depositato il testo…). Ed allora pensammo bene di rappresentarlo nel primo posto che ci avrebbe ospitato, fuori da ambienti istituzionali, nascosto, poco importava se lo avessero visto in quattro gatti. Dopo mezza giornata di ricerche trovammo il luogo che faceva al caso nostro: il circolo ARCI della Grada, a Bologna. Andammo a proporci, ci sbronzammo assieme al proprietario e fissammo la data dello spettacolo. Invitammo un pò di amici, questa volta ad uno ad uno di persona, preparammo la sala, l’impianto audio. Tutto a posto. Senonchè due minuti prima di andare in scena si presentano due tizi nerovestiti che si identificano come due ispettori SIAE. E ci risiamo. Ma dico io, con tutti i faccendieri, ladri bancarottieri, evasori fiscali e rottinculo che popolano il nostro bel paese, proprio a noi quattro sfigati dentro il circolino arci devono venire a rompere i coglioni?! Vabeh. Domanda dell’ispettore: “Che cosa rappresentate?”. Risposta mia: “Mah, degli estratti..” Ispettore: “Di cosa?”. Io: “Di romanzi…dell’ottocento”. Ispettore: “Capisco. E come si intitola lo spettacolo?”. Io: “Estratti”. Solo per quella cazzata io mi sarei arrestato da solo, e invece il tenente della Siae se la beve e non s’accorge manco che per tutta la sala c’erano appesi volantini che recitavano”Stasera la Compagnia Fantasma mette in scena “Il Profumo, di P.Suskind”. Il collega del tenente, un sergente forse, passa al responsabile delle musiche di scena, Alessandro Giovannucci. “E per quanto riguarda le musiche, chi sono gli autori?” Alessandro la mette giù dura “Tutti morti da almeno settant’anni. Tranquillo”. Ovviamente erano tutti vivi e vegeti, figurarsi che palle usare solo musiche di parrucconi di inizio secolo. Insomma, non si sa come, i due marescialli scribacchiano qualcosa sui loro taccuini e abbandonano la sala. Evidentemente senza lasciare neanche microspie e telecamere nascoste, perchè di lor signori non ci hanno più dato nessun problema. Anzi, lo spettacolo fu un successo, o almeno noi ci divertimmo talmente a farlo che la cosa ci andò a genio. Forse un pò troppo, perchè a più di sei anni di distanza la Compagnia Fantasma è ancora qui e ha continuato a mettere in scena romanzi, racconti e a musicarli come gli pare e piace. E il tutto in modo completamente pulito e non in cirolini arci nascosti, ma in teatri, grosse manifestazioni e perfino su Radio Rai, senza che la mamma SIAE se ne avesse a male. Perchè dopo le prime scottanti esperienze abbiamo cercato in tutti i modi di “regolarizzarci”, di ottenere i permessi. Ma i regolamenti interni di questo organismo fatiscente sono talmente ingarbugliati che gli stessi funzionari che lavorano in uffici contigui la pensano- cosa ci sarà da pensare poi nell’applicare un regolamento?- in modi completamente diversi. Vi risparmio i cavilli sulla differenza tra rappresentazione a memoria e lettura integrale di un racconto, percentuali di estratti musicali di un brano ecc. Fatto sta che da anni ci muoviamo, lavoriamo e cerchiamo di sopravvivere in una sorta di falla burocratica, il bug di un sistema impermeabile che non permette ai suoi utenti coatti di venire a conoscenza dei meccanismi che lo regolano. In attesa che altri due ispettori SIAE entrino dalla porta del teatrino di Negrar di turno a farci sapere quali nuove dall’agenzia locale. Noi cerchiamo solo di fare il lavoro che ci piace: leggere le parole di grandi scrittori. E se poi qualcuno dall’ascolto ne trae beneficio tanto meglio. Magari capiterà che durante un controllo due soldatini presteranno attenzione a una lirica sgrammaticatura di Bukowski o a una perla di saggezza di Carver e come per magia svestiranno le loro giacche bigie modello SIAE per indossare due tuniche arancioni e cantare melodie ari krishna per strada, quando piove o quando c’è il sole, chissà? Nel frattempo noi continuiamo a leggere a scrivere e a recitare nella speranza che tra settant’anni, o molto prima, decadano anche i diritti di rompere i coglioni al prossimo.

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