Gens Italica

A grande richiesta, pubblichiamo anche qui il racconto di Natale di Kaizen g uscito sul blog Resistenze in Cirenaica. Buon 2017.

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Il tenente Lorusso fissava lo sguardo spiritato nello specchio del bagno. Il rado ciuffo, che nei momenti di forma migliore gli rendeva meno avvilente la calvizie e in quelli di più ardito ottimismo fascista lo convinceva di avere ancora i capelli, stavolta si ergeva arruffato e triste sulla sommità del cranio. Si asciugò entrambe le mani con cura sul cotone rigato della canottiera tesa sul ventre gonfio, poi avvicinò il volto alla propria immagine riflessa. Uno schiocco risuonò come una scudisciata rimbalzando sull’intonaco delle quattro pareti raccolte della stanza. La florida guancia destra gli si tinse dell’impronta scarlatta delle dita.

“Buon Natale minchione.” Continua a leggere

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INVERNOINCIRENAICAfebbraioBLU

Per dirla tutta

Eccomi di nuovo tra voi. Truck Driver tra i suoi fedeli. Contenti? Vi sono mancato? E chi se ne frega (in entrambi i casi).

Sento sempre gente parlare male. Male del vicino, male dello straniero. Male di quello che succede in ogni parte del mondo. Tutti parlano male del Medio Oriente, e la Siria di qui, e l’Iran di là, e l’Egitto che potrebbe islamizzarsi troppo dopo la rivolta, e la Libia che è in preda a svariate tribù di fanatici. Sento parlare solo male della Cina e dell’India, che sì, sono enormi potenze economiche ma non rispettano i diritti umani, l’ambiente, i lavoratori, i poveri ecc. ecc. C’è gente che parla male anche del Sudamerica, ovviamente: troppo violento, troppo instabile, troppo ‘Repubblica delle Banane’. L’Africa al solito non conta un cazzo, se non per quel minimo di groppone in gola a Natale nel vedere i bambini denutriti o i danni da estrazione selvaggia del petrolio o le montagne di rifiuti tecnologici che scarichiamo puntualmente da quelle parti. Afghanistan, Pakistan, Kazakhstan e compagnia bella poi manco si possono definire paesi civili, e via dicendo per il resto del globo.

Insomma di buono parrebbe rimanga solo l’occidente, e in particolare: Continua a leggere

This is the way – step inside

 

 

Ci sono giorni in cui non restano che suoni e parole. Dischi che girano e rigirano sul piatto. Giorni in cui ideologie e religioni non sono solo, come diceva Cioran, crociate contro lo humour, ma insopportabili rumori di fondo, brusii, ronzii, manifestazioni sottotono che  gracchiano e incitano sotto le mie finestre. Ho i vetri a prova di baccano eppure sono lì sotto. Invocano  e condannano la guerra, innalzano cartelli, sventolano bandiere, hanno sete di sangue ma vogliono bere solo in bicchieri di cristallo di Boemia o di carta, quelli piccoli da distributore automatico di caffè. E il disco gira e gira e sposto la puntina sempre da capo, sullo stesso solco, di nuovo e di nuovo ancora. Il vinile nero implacabile ripete con i suoi bassi analogici il mantra di cui ho bisogno. E allora apro le finestre, trascino le casse sul davanzale e alzo il volume. Lo alzo e lo alzo ancora. Ne ho abbastanza di voi, ma non ancora di quel ritmo fradicio e sbilenco. E la mostra dell’atrocità ve la vomito addosso, in un conato di note, in uno sforzo sonico, un flusso liquido di basso, un rigurgito grumoso di batteria, un bava biliosa di chitarra e uno sputo appiccicoso di saliva. This is the way – step inside.

Asylums with doors open wide
Where people could pay to see inside
For entertainment they watch his body twist
Behind his eyes he says: I still exist
This is the way – step inside —

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Italia & criminali di guerra

Caro Guglielmo, è stato necessario prendermi a martellate i polpastrelli per evitare di scrivere di Berlusconi anche stavolta, ma evidentemente Dio ci vuole bene, e ha deciso che metà della Libia avrebbe potuto tranquillamente essere sterminata perché io e te si potesse avere qualcosa di interessante da scrivere anche stavolta. E quindi parliamo di Muammar Gheddafi. Che poi è l’equivalente beduino di… no, niente. Continua a leggere

Meglio di Beruschi

Ecco, lo sapevo. Mi sembrava. C’è scritto proprio qui su Wikipedia: la Libia non è più tra gli stati canaglia. E che cazzo. Allora calma e gesso. Ragiona, ragiona. Tutti qui a rompere i coglioni costacosa. E Gheddafi di qui e Gheddafi di là. ‘Sto beduino… guarda che bordello che ci va a combinare. Continua a leggere