Dieci anni di Strategia

Correva l’anno 2007 quando svelammo (e sventammo, almeno per un po’) i piani dell’Antica Segreta Società dell’Ariete: un granello di polvere nelle placide sabbie del tempo. Un decennio dopo riapriamo i vasi canopi, restituendovi accesso al sito rizomatico che si era perduto nei meandri misteriosi della rete e naturalmente al nostro allegorico romanzo. – Di cos’era poi l’allegoria? – Che Khnumm possa vegliare su di voi. Anzi siamo sicuri che lo stia già facendo… E ricordatevi sempre che «chi incontra il Demone muore, chi non muore diventa schiavo, chi non diventa schiavo diffonderà il demone.»

Qui il pdf: sda e qui anche in epub e mobi: www.kaizenlab.it/senzablackjack.html

e qui una guida alla scoperta della Strategia di Wu Ming 2

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La Strategia dell’Ariete in scena

E dopo averlo scaricato aggratis da http://www.kaizenlab.it/senzablackjack.html potete anche guardarvi lo spettacolo della spettacolare Compagnia Fantasma

La Strategia dell’Ariete trasloca

More about La strategia dell'ArieteAbbiamo deciso di spostare il sito dedicato al romanzo rizomatico all’interno del sito ufficiale di Kai Zen:

http://www.kaizenlab.it/sda/

Kai Zen’s issues on issuu

Il profilo era aperto da tempo ma non avevamo mai trovato il modo e il tempo di aggiornarlo… Be’ da oggi ci trovate anche su issuu… la libreria virtuale da cui potrete leggere, sfogliare e scaricare i nostri romanzi… Se poi volete dare un sostegno alle nostre truppe che da anni avanzano al passo del leopardo con il coltello del copyleft tra i denti…

Intervista per Whipart

Oscar Barone ci ha contattati per un’intervista sul portale Whipart.it

Lla riportiamo sotto e ringraziamo Oscar per l’interesse.

Pillole di scrittura collettiva made in Kai Zen

 

Come riuscire a fare in modo che l’esperienza letteraria di quattro scrittori possa non essere distruttiva? Al collettivo Kai Zen la parola.

 
Dal tempo in cui il collettivo Wu Ming ha iniziato a far parlare di sé, si sono scoperte negli anni diverse iniziative di scrittura collettiva più o meno di successo.
Quest’oggi abbiamo il piacere di avere con noi uno degli esempi più riusciti di questo fare letteratura: Kai Zen.
Ringraziandoli anticipatamente, poniamo loro alcuni quesiti sul come riuscire a trovare il modo di intrecciare l’esperimento letterario di ben quattro persone.

Come nasce il vostro collettivo? Perché Kai Zen?
Nel lontano 2003 tre di noi hanno partecipato a un’iniziativa di scrittura collettiva lanciata su internet. Era una storia da far proseguire scrivendo i capitoli successivi all’incipit dato. Ognuno di noi è stato scelto per uno dei capitoli che proseguirono la storia. Il risultato fu gradevole – intitolato Ti chiamerò Russell – e un piccolo editore di Imola, Edizioni Bacchilega, decise di pubblicarlo e di presentarlo ufficialmente alla Biblioteca di Imola. Ogni partecipante prescelto fu invitato, e lì tre Kai Zen si conobbero. Da quel momento facemmo comunella ed è nato il nostro progetto.
Kai Zen era il nome di una band di rock industriale, stile Nine Inch Nails, presente nel libro, nella quale suonava uno dei protagonisti. Il nome ci piacque e lo adottammo subito.

Perchè mettersi in quattro a scrivere un libro?
La domanda sarebbe: perché mettersi a scrivere un libro?
Nel nostro caso la differenza sta tutta nel metodo di lavoro. A volte funziona, altre no, e il risultato varia sia per l’autore singolo che per quello ‘collettivo’. Il punto è avere gli stimoli giusti per scrivere. Avere qualcosa da dire. Per noi essere in quattro significa soprattutto poter contate su un numero maggiore di stimoli e di punti di vista.

Quanto differisce la nascita, la gestazione di un libro scritto a otto mani, rispetto al classico one man?
Differisce molto perché tutta la prima fase consiste in un brain storming durante il quale confrontiamo idee, approcci, punti di vista e le tematiche alla ricerca del soggetto e del giusto taglio da dare alla storia che andremo a scrivere. Quando questa è condivisa, lo sviluppo pratico del lavoro è – ripeto – sostanzialmente una questione di metodo di lavoro. D’altronde se ci pensiamo nessun autore dei classici è lasciato davvero solo: ci sono sempre editor, ghost writer, amici/consiglieri e molte altre figure che dispensano consigli e via dicendo. Noi facciamo tutto tra di noi.

Per voi Jam Session è una parola applicabile esclusivamente nell’ambito musicale?
No, per noi musica e letteratura sono molto più simili di quanto sembri. Noi stessi siamo una rock band dove il suono dello strumento di ciascuno di noi è in funzione dell’amalgama e del risultato-canzone. E una buona band deve saper anche improvvisare, facendo Jam session e affinando la conoscenza del proprio strumento.

Quanto pesa il fattore Internet sulla vostra azione letteraria?
Moltissimo. Noi siamo in effetti un’entità esistente grazie a Internet. Ci siamo conosciuti attraverso la rete, lavoriamo ogni giorno insieme in rete, abbiamo vizi e virtù di tutto quello che è figlio di internet. Supportiamo inoltre la condivisione, la collaboratività, l’apertura dei saperi e l’interscambio con il popolo della rete.
Senza internet non ci sarebbe kai zen.

Osservando la vostra produzione, sembra che abbiate iniziato ad ispirare la vostra struttura narrativa a quella di grandi classici. L’ultimo vostro lavoro in uscita (Delta Blues) per esempio, è una rielaborazione di Cuore di tenebra di Conrad.
Partendo da un lavoro di questa caratura – su cui si è scritto e spanto – , non c’era il rischio di sembrare in qualche modo a corto di idee?

Il rischio c’era, ma grazie al modo in cui abbiamo sviluppato la traccia originale, crediamo si intravedano giusto un paio di ideuzze originali made in Kai Zen.
E poi il prossimo romanzo (non cover) è in dirittura d’arrivo; ove rimanessero dubbi, basta aspettare un po’ . Kai Zen è un insieme di progetti di varia natura, di respiro differente, tra i quali l’insolita idea della cover, che potremmo tra l’altro ripetere in futuro.

Kaizen è il termine che contraddistingue una metodologia di miglioramento continuo. Visto dall’alto di una piramide produttiva, le idee dei piani inferiori dovrebbero filtrare verso i piani alti – coloro che hanno il potere vero e proprio -, apportando una miglioria al sistema produttivo.
Quanto di questa filosofia è applicata al vostro sistema compositivo?

La pratica aziendale del kaizen è sicuramente una coincidenza ironica e per noi divertente, dato che adoriamo le prese in giro, ma non ha niente a che vedere con il funzionamento delle nostre cose.
Basti sapere al fatto che noi stessi stiamo tutti al piano terra, quindi non ci sono gerarchie ma al massimo differenti specializzazioni che negli anni abbiamo imparato a sfruttare meglio.
Al limite potremmo definire i piani alti il cervello e quelli bassi i piedi, così chi ci vuole attaccare avrà agio a dire che le idee ci vengono dal basso e che scriviamo con i piedi.

Bella questa. Idee dal basso per essere attuate ai piani alti. Vista con gli occhi di una persona attenta agli scontri di questi giorni, può essere assurta ad uno dei tanti slogan dei giovani manifestanti. Qual è la componente sociale della vostra produzione?
E’ sempre presente, quantomeno in filigrana. In Delta blues è evidente, dato che l’intero progetto e la collana Verdenero nascono con chiari fini sociali ed ecologici. Fermo restando che il primo e più importante passo verso un serio impegno sociale è fare bene il proprio lavoro, che nel nostro caso è raccontare storie.
Ottimo comunque il concetto delle idee che vengono dal basso; ci piace.

Un ultima domanda sciocca: qual’è l’anno in cui preventivate di ricevere il Nobel per la letteratura?
Duemilaventisei. Abbiamo fatto una scommessa in proposito con i nostri figli (che sono tutte figlie, in realtà).

» Sito ufficiale dei Kai Zen
» Il blog ufficiale dei Kai Zen
» Wiki sulla metodologia Kaizen

La Strategia dell’Ariete

Ecco, ci hanno chiesto in molti (pochi in realtà, ma ‘molti’ suona meglio :)) come fare per leggere il nostro primo romanzo, Premio Salgari 2008, dato che la tiratura originaria è andata esaurita e quei simpaticoni dei nostri editori originari non si sono esattamente fatti in quattro per affrontare la questione. Problemi loro, noi tanto ricchi – per il momento – non lo diventeremo, per cui ci fa piacere poter sempre contare sulla rete per rendere disponibile il nostro libro, gratuitamente. Dove? Su www.lastrategiadellariete.org, ovvio. Ma anche altrove, tipo qui:

http://www.feedbooks.com/userbook/9232

Che altro dire? Leggetelo, se non lo avete già fatto, perchè è avventuroso, divertente, fumettaro, sborone, improbabile, oscuro, folle, storico, violento, e finisce coi botti. Non ci credete? Metteteci alla prova.

Non vi costa niente.

La Compagnia Fantasma e La Strategia dell’Ariete

More about La strategia dell'ArieteDiteci se non sono fantastici ‘sti ragazzi…

Durante il loro reading del nostro romanzo in quel di Arezzo, tempo fa, i quattro kai zen presenti tra il pubblico ostentavano nonchalance ma presentavano peli ritti come paletti sugli avambracci, per l’emozione.

E tutto in copyleft, ovviamente…

Enjoy

Tv Italia

Una delle cose per me più difficili da spiegare ad amici e conoscenti stranieri, nel momento in cui calcano il suolo italico, è la nostra televisione. Com’è fatta, perchè è così, a cosa serve ecc… Come tutte le altre cose, anche la tv è lo specchio di una nazione, e già mi viene da ridere. Pensate agli spot della tim, della vodafone o di wind: questa è l’Italia! La cultura che trasuda da quegli irresistibili sketch, il buon gusto, la sottile intelligenza… che meraviglia. Non che gli spot siano per forza meglio altrove, intendiamoci. In Olanda una pubblicità su due è di un’assicurazione: la dice lunga sulla divertente imprevedibilità di quei simpatici stangoni biondi. Al confronto con la frizzante società olandese il Carnevale di Salvador de Bahia è una seriosa presentazione di un romanzo storico (tipo La strategia dell’Ariete  🙂 ). Le altre sono invece pubblicità su cibi pronti, con improbabili voci dall’accento esotico  – tipo italiano o spagnolo – che invitano a provare la nuova squisitezza pronta in due minuti.

Il problema da noi è che, lasciando perdere la pubblicità, c’è poca qualità nella programmazione in generale e ci sono tante stranezze difficilmente spiegabili a chi non ha dovuto avere a che fare con ‘sto paese dalla nascita di Drive In in avanti. Sulla qualità della programmazione lascio volentieri la parola alle migliaia di esperti televisivi che sembriamo poter vantare sul nostro suolo. Tanto che mi chiedo: ma com’è? Tutti ne sanno, e la tv fa così schifo? Forse allora ho ragione io nel proporre un cambiamento drastico. Budget ridotti a un decimo per ogni emittente. Basta nuovi programmi, format, ospitate, marchette, premi e cotillon vari e vai di GRAN revival: film vecchi, varietà vecchi, documentari vecchi. Scommettiamo che il pubblico gradirebbe, e non poco? Meglio Walter Chiari di Panariello, mi sembra non ci possano essere dubbi.

Vediamo invece le stranezze italiche. Sapete che le adoro.

-perchè nell’informare circa i disastri internazionali si dà sempre così tanto spazio agli eventuali italiani coinvolti? Capisco il concetto di nazione (peraltro presente solo in questi casi, ai mondiali di calcio e se mercenari in Iraq) e il preoccuparsi dei compatrioti, ma fatto come lo fanno i vari tg italici è semplicemente fastidioso. Del tipo: Haiti, più di 100.000 morti, città rase al suolo. Colleghiamoci con la Farnesina per i due italiani feriti al mignolo. Scusate lo humour macabro, ma mica è colpa mia. I grotteschi sono loro. Gli italiani sono come gli altri, sapete, cari organi di informazione? Muoiono, nascono, corrono, mangiano, corrompono, evadono le tasse, fanno i cazzi loro in macchina e vanno a puttane anche se poi la domenica vanno in chiesa. Non è una notizia.

-perchè non si sente mai il risultato o non si vedono almeno alcune immagini di uno straccio di partita di tennis, o basket o che ne so quale altro sport sui canali non a pagamento? Sempre e solo calcio? Dopo è troppo comodo, ogni quattro anni durante le Olimpiadi, fare i gradassi e bastonare a destra e a sinistra gli italiani in gara nelle varie discipline (dure quanto mai il calcio potrà essere) che non portano a casa medaglie. Ma che ne sapete voi, cosiddetti giornalisti sportivi italici, delle realtà internazionali del triathlon o del salto con gli sci? O meglio, dove sono andati i giornalisti specializzati in quegli sport? Tutti a lavorare nei call center, scommetto, per dar spazio ai cacciatori di gossip del pallone e notizie di calcio mercato.

-qual’è il ruolo esatto della soubrette nel panorama tv italico? Io non vedo soubrette nella televisione olandese, siamo sicuri che sia obbligatorio? Se sì, che almeno canti come si deve o faccia un balletto, o qualcosa. Personalmente i varietà di quel tipo mi fanno CACARE, ma magari all’italiano medio… Se invece non fanno altro che stare accanto all’abbronzato presentatore di turno sfoggiando un sorriso da ehm… testa tra le nuvole, scosciate e scollate, mimando sì o no con la testa a seconda che la frase detta dall’abbronzato sia positiva o negativa, per poi lanciare la pubblicità beccandosi in risposta migliaia di ‘cagna bonazza’ mormorato tra i denti dai telespettatori di sesso maschile in ascolto, allora non so. E anche programmi che si reputano più ‘culturali’ rispetto alla norma fanno così, mi sembra, tipo ‘che tempo che fa’. Il perchè non lo so. Ma che sia ora di scuotere un campanello di dimensioni gigantesche, ridestarsi tutti e finalmente cambiare rotta?

La mia proposta: un talk show con gente seduta attorno a un tavolo, vestita come capita (maglioni, tshirt), che parla una per volta, ascolta, ironizza, ride e un presentatore che agevola, lascia spazio, non seppellisce di complimenti, non osanna, nè accomoda, semmai fa domande spigolose, sempre con un taglio divertente, e cerca di scoprire il lato più interessante dell’ospite. Oppure, forse meglio ancora: niente talk show. Cinema muto d’avanguardia, a reti unificate, alle 20:45. Così, per prendere una boccata d’aria fresca.

STRANGER IN A STRANGE LAND

Bologna 1992, Chi c’era e non dormiva? Chi c’era con una camera in affitto da dividere in sei e il cesso lo puliamo a turno?

Chi c’era la sera con la birra RAFFO in una mano e un joint nell’altra, in via dello scalo al Bestial Market al ritmo di techno e Pipikini?

Chi c’era al 36 e poi al 38 in via Zamboni a far finta di studiare che in verità mi guardo attorno  che forse passa la Simo, quella carina con la matita infilata nei dreadlock e la maglietta dei “Rich Kids on Lsd”? Chi c’era al cantinone delle case occupate del Pratello, ai concerti degli Spamabilly Borghetti che non potevi saltare al ritmo della musica altrimenti ti sfondavi il cranio sul soffitto perché il cantinone era davvero una cantina bassa e umida che dopo mezz’ora di concerto puzzava di minestrone rancido?? Chi c’era in piazza Verdi tutte le sere a fare tardi al Piccolo o buttati in terra nella piazza, a chiacchierare, scherzare, parlare, quel che ti pare basta che non tiri fuori la chitarra che sennò te la sfascio in testa come Belushi in “Animal House”? Chi c’era al vicolo Bolognetti d’estate a sentire un po’ di musica e fumare un po’ che poi magari becchi la tipa che studiava il pomeriggio al 36 e ti lumava di brutto che tanto la Simo non passa più e poi quella matita fra i capelli da quanti cazzo di mesi è che non se la toglie?

Se c’eri e non dormivi oppure se c’eri ma non a Bologna, chessò a Pisa, Firenze, Roma, Urbino, MIlano e tutti quei posti con l’università bella bella, costosa costosa e gli affittacamere taccagni e laidi che però mi sono divertito lo stesso, allora raccontaci la tua esperienza sul blog. All’ex-studente che avrà scritto il racconto più bello regaleremo una copia della “STRATEGIA DELL’ARIETE”, il nostro long-seller d’annata. Per tutti gli altri una lattina di birra RAFFO del 92′ autografata da Aldo dei Kavalla Kavalla!!

A giovedì prossimo…

Cassiel’s Song

More about La strategia dell'ArieteA distanza di quasi tre anni, “La Strategia dell’Ariete”, nonostante sia esaurito grazie al copyleft è un vero e proprio longseller anzi longdownloaded.

Direttamente dal cielo sopra Berlino arriva la recensione di Cassiel:

È bene premettere a questa recensione che il romanzo del collettivo Kai Zen risulta fuori catalogo ed esaurito da tempo. Sarebbe atto di sadismo istigare un desiderio di lettura che può essere difficilmente soddisfatto. Ma nel sito dedicato al romanzo, non solo è possibile scaricarlo gratuitamente, ma è anche possibile prelevare una serie di contenuti speciali. Tutto il loro materiale letterario, d’altronde è prodotto anche in copyleft, con licenza creative commons.

Il romanzo storico ha molteplici strade, quelle del tempo, del luogo e della destrutturazione oggettiva. Attraversa le strade della finzione e quelle della ricostruzione minuziosa. Il romanzo storico è sempre un atto soggettivo, come sempre è soggettiva l’interpretazione della Storia.

Ma quando la narrativa storica veste anche i panni del romanzo totale, le cose si complicano. Il romanzo totale è quasi sempre un’esperienza di letteratura militante, non è mai un’operazione fine a se stessa, che si caratterizza, oltre per gli elementi tipici della fiction, soprattutto per alcuni canoni specifici: rispetto della documentazione, interpretazione e manipolazione, a volte critica storico-politica.

Affidarsi alla realizzazione di un romanzo totale, vuol dire avere la consapevolezza della possibilità dello stravolgimento di tali canoni. E vuol dire, soprattutto, radicalizzare ancor più la visione soggettiva per metterla al servizio della Storia collettiva, attraverso la visione totale. Un’apparente contraddizione in termini, ma una contraddizione necessaria e viva, come appunto è la Storia: una contraddizione viva che gronda sangue e carne.

I Kai Zen, nella “Strategia dell’Ariete”, estremizzano sia l’esperienza di romanzo totale, che quella di romanzo storico, e espandono la materia narrata ben oltre le pagine di questo romanzo. Una Storia che assume se stessa e procede in tutti i lati possibili, superando i vari livelli storico-narrativi contenuti e che continua nell’immaginazione dei lettori. Non a caso i Kai Zen perseguono la totalità anche attraverso l’espansione del loro essere collettivo, con progetti letterari che coinvolgono gli stessi lettori.

“La Strategia dell’Ariete” è però, nella sua sublime “incompiutezza”, anche un romanzo compiuto con una trama e un finale, con un incedere avvolgente e avvincente. I piani di lettura sono molti e anche il più semplice è salvaguardato. Ed il facile, anche in letteratura, è difficile a farsi: scrivere letteratura popolare, conservando tutti i migliori elementi di tale genere, senza scadere nel cattivo gusto e farlo al massimo delle possibilità. “La Strategia dell’Ariete” coglie nel segno perché è tutto questo.