Parlavo di recente con un tipo russo (ok, era una bionda da urlo ma cercate di capire…) tra una vodka e l’altra, quasi in confidenza, seppure ci conoscessimo poco e niente. Parlavo e ascoltavo, e mi si materializzavano sempre più davanti agli occhi le grosse lettere in stampatello, tridimensionali, della parola RELATIVITÁ. No, non c’era lsd nella vodka e no, Einstein o altri meno famosi cervelli emigrati non c’entrano nulla. I russi sono diversi, sapete? Distanti da noi, davvero. Non è il nostro mondo. Sì, hanno auto fottutamente moderne e altrettanto odiose, adorano l’ostentazione, pagano in dollari, comprano più vestiti dei giapponesi ecc.. ma non pensano come noi. Vedono le cose da un altro punto di vista. Oltre cortina? Forse. Ma non (solo) la cara vecchia cortina sovietica, bensì quella mentalità retaggio della loro gloriosa e controversa storia, dei popoli, dei fatti, dei luoghi, della pura geografia. Della distanza dall’occidente, dei mancati chewing gum distribuiti alla popolazione nel dopoguerra, dell’innata allergia all’America, a Hollywood e mille altre cose. E’ strano parlare con un russo delle cose che succedono. La pensa spesso all’opposto rispetto a come la pensi tu, eppure non lo ritieni un fesso o un pazzo criminale. Be’, su George W. Bush la pensavamo uguale, a dire il vero. Ma si sa, sulle ambulanze è inutile sparare.
– No, no, parlo d’altro. La pensa all’opposto ma alla fine la sua attitudine è come la nostra, italica. Il mondo ce l’ha con noi? E chi è il mondo per giudicare? Putin è un porco? Sarà mica un angelo Sarkozy o il Premier australiano (sono avanti: niente google, lascio così- Premier australiano)? La Yukos o la Gazprom sono imprese criminali? Ah! Mi viene da ridere… Devo forse fare qualche nome d’occidente o è più elegante glissare? E la democrazia, esiste? Funziona? I russi sono patriottici, dice il tipo. Non so se è la vodka o che cosa, ma ci credo. D’altronde anch’io, all’estero, mi sono trovato a volte a decantare lodi italiche che manco fossi un ministro dell’attuale governo. E non era la vodka.
– E come funziona allora? Funziona che i saputelli internazionali spesso e volentieri sono a dir poco odiosi, e funziona che come al solito nessuno guarda l’orto di casa propria ed è pronto a distruggere quello altrui. Penso alle meravigliose performance dei nostri impavidi caschi blu nei Balcani, tanto per fare un esempio. Chi siamo noi per giudicare? E soprattutto, chi decide chi giudica, e in base a che cosa? E come si passa dal giudizio ai cacciabombardieri? Parliamone. Ho conversato qualche tempo prima anche con un tipo serbo (giuro, è vero) e lui mi ha buttato sul tavolo, uno dopo l’altro, una serie di sassolini di dimensioni non valide per il vezzeggiativo che aveva nelle scarpe circa i fatti della Serbia, del Kosovo, dell’occidente che esporta democrazia e così via. Aveva torto, forse, ma chi ha ragione?
Prospettiva, quindi.
Coerenza.
Buon senso.
Relatività storica e geografica, magari.
Ipocrisia, vade retro.
– Il russo: ‘Dicono che la Russia è un paese corrotto. E gli altri?’
– ‘Be’, in certi paesi la cultura della corruzione non fa presa sulle persone. Posso assicurarti che è così.’
– ‘E allora? Invece in Russia tutto è corrotto. Ogni poliziotto per strada è corruttibile. Ma alla gente va bene così. – Anche a te andrebbe bene così, se ti fermano e al posto della multa potessi pagare solo un quarto o un terzo come mazzetta.’
– ‘Ma è sbagliato.’
– ‘Amico mio – salute – la lista delle cose sbagliate devono ancora pubblicarla, è in continuo aggiornamento. E, bada bene, alcune righe vengono addirittura tolte col tempo.’
Buona questa, ho pensato. Lui ha continuato: ‘E poi, fammi capire, gli altri paesi non sono corrotti? L’Italia?’ Si è corretto da solo: ‘Gli altri?’
– ‘Vedi tu, oggi a causa della crisi finanziaria più corrotta di sempre sono tutti in braghe di tela.’ Facevo lo spiritoso. Comunque, il fatto che per lui la corruzione non fosse un problema, DAVVERO mi colpiva molto. Mi ci incazzo praticamente ogni giorno, su ‘sta cosa. Com’è possibile? Prospettiva? Modo di vivere? D’un tratto ho tirato fuori l’asso nella manica, il fiore all’occhiello dei giusti d’occidente. La causa con la C maiuscola.
– ‘Sì, però Anna Politkoskaja…’
Non so se è stata tattica, sbadataggine o cosa. ‘E’ una storia degli anni di Yeltsin, non ricordo bene.’
– ‘Che dici, amico? è morta 3 anni fa.’
– ‘Davvero?’ Sembrava sincero. Com’era possibile? Poi ha aggiunto: ‘Be’, non è sicuro che sia morta per la questione cecena, magari è stato qualcun altro, no?’
– ‘Non credo proprio. E non voglio dire niente altro che l’uccisione di un giornalista in quel modo è una cosa molto brutta. E che per me Putin è senza dubbio un maiale, in questo senso.’
– ‘Sono d’accordo. E’ uno pericoloso, era del kgb, un russo patriottico senza scrupolo.’ Ma non sembrava disturbato a riguardo. Ha aggiunto: ‘Ma scusa, è la prima volta che accade? Non ci sono giornalisti uccisi in altri paesi? A me suona come la storia più vecchia del mondo: il potere che schiaccia chi ne smaschera le nefandezze.’
– ‘Sì, certo, ma magari in altre epoche. Qualche decina di anni fa, nell’epoca delle ideologie, dei forti sconti sociali.’ Ho pensato a Mino Pecorelli, ma poi ho pensato al Messico di oggi, all’Iran, alla Cina. Forse si riusciva anche a vedere, che le mie certezze scricchiolavano.
– ‘Amico, cos’è qualche decina d’anni nella storia dell’uomo? Cosa crediamo di essere noi? Siamo solo una minuscola fase, un nulla nella scala del tempo. Crediamo di sapere e di poter controllare tutto, ma così pensavano anche quelli prima di noi, qualche decina d’anni fa. Certe cose fanno parte del mondo. Certe dinamiche esistono da sempre, e ovunque.’
– ‘Ma ammazzare una giornalista perchè parlava delle porcate russe in Cecenia è comunque uno schifo.’
– ‘Vero. Non dovrebbe succedere.’
Il tizio mi disarmava puntualmente. Io, cresciuto a pane e Amnesty, coraggioso (col culo al caldo sul mio divano europeo) e bello come il sole, non riuscivo a dimostrare che la Russia è pericolosa, l’Italia sì corrotta ma cambierà e il nord Europa un modello perfetto di società. Cominciavo a provare fastidio.
– ‘Giornalisti uccisi. Politici uccisi. Terrorismo. Attentati. Porcate di ogni tipo. Non succedono ovunque, e anche oggi? Non hanno mica ucciso per strada quel regista ad Amsterdam, nella tua Olanda?’
– ‘Sì, Theo van Gogh.’
– ‘E quel gruppo di bastardi non ha fatto mica saltare in aria mezza metropolitana come se fosse uno scherzetto, a Londra? La sicurezza dov’era? La polizia, l’ordine, la serenità sociale ecc…’
– ‘Non so.’
– ‘E l’11 settembre? Vogliamo parlarne? Chi ha fatto cosa? Un amico in Francia mi ha detto che un blogger piuttosto audace ha sparato a destra e a manca certe teorie ‘non allineate’ e il giorno dopo si è trovato la polizia a casa. Per idee espresse. In Francia.’
Relatività.
Simpatico, il russo. Gli ho sorriso. Altro bicchierino di vodka.
Na Zdorovie.
Ah, se avete tempo andate a rivedervi il GRANDIOSO dialogo tra Johnny e Boris in ‘Rapina a mano armata’ di Stanley Kubrick. Perchè? Per il magnifico accento russo dell’ex lottatore e per le sue perle di saggezza, a noi quasi incomprensibili.
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