Dieci anni di Strategia

Correva l’anno 2007 quando svelammo (e sventammo, almeno per un po’) i piani dell’Antica Segreta Società dell’Ariete: un granello di polvere nelle placide sabbie del tempo. Un decennio dopo riapriamo i vasi canopi, restituendovi accesso al sito rizomatico che si era perduto nei meandri misteriosi della rete e naturalmente al nostro allegorico romanzo. – Di cos’era poi l’allegoria? – Che Khnumm possa vegliare su di voi. Anzi siamo sicuri che lo stia già facendo… E ricordatevi sempre che «chi incontra il Demone muore, chi non muore diventa schiavo, chi non diventa schiavo diffonderà il demone.»

Qui il pdf: sda e qui anche in epub e mobi: www.kaizenlab.it/senzablackjack.html

e qui una guida alla scoperta della Strategia di Wu Ming 2

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Ode al dj

a_aaa-Crazy-djBuondì.

Vi ricordate ancora di me? Ma sì, dai. Il camionista della rete. Quello della merda e del sesso. Quello drastico e sboccato, che ascolta heavy metal e odia i SUV… Vi siete già dimenticati? Ingrati. Infami. Bastardi. Bastarda tutta la rete, ecco, così frenetica, superficiale e intimamente stupida. Ha ragione la Cina ad ingabbiarla, altro che… Altro che Facebook, che Twitter, che Google, che Wikipedia.

AGLI ALTIFORNI, CAZZO!

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Per dirla tutta

Eccomi di nuovo tra voi. Truck Driver tra i suoi fedeli. Contenti? Vi sono mancato? E chi se ne frega (in entrambi i casi).

Sento sempre gente parlare male. Male del vicino, male dello straniero. Male di quello che succede in ogni parte del mondo. Tutti parlano male del Medio Oriente, e la Siria di qui, e l’Iran di là, e l’Egitto che potrebbe islamizzarsi troppo dopo la rivolta, e la Libia che è in preda a svariate tribù di fanatici. Sento parlare solo male della Cina e dell’India, che sì, sono enormi potenze economiche ma non rispettano i diritti umani, l’ambiente, i lavoratori, i poveri ecc. ecc. C’è gente che parla male anche del Sudamerica, ovviamente: troppo violento, troppo instabile, troppo ‘Repubblica delle Banane’. L’Africa al solito non conta un cazzo, se non per quel minimo di groppone in gola a Natale nel vedere i bambini denutriti o i danni da estrazione selvaggia del petrolio o le montagne di rifiuti tecnologici che scarichiamo puntualmente da quelle parti. Afghanistan, Pakistan, Kazakhstan e compagnia bella poi manco si possono definire paesi civili, e via dicendo per il resto del globo.

Insomma di buono parrebbe rimanga solo l’occidente, e in particolare: Continua a leggere

LA MARCIA VIRTUALE SU ROMA…

La scorsa settimana il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (D.d..L. 733) tra gli altri con un emendamento del senatore Gianpiero D’Alia (UDC) identificato dall’articolo 50-bis: “Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet”; la prossima settimana Il testo approderà alla Camera come articolo nr. 60. Questo senatore non fa neanche parte della maggioranza al Governo… il che la dice lunga sulle alleanze trasversali del disegno liberticida della Casta. In pratica in base a questo emendamento se un qualunque cittadino dovesse invitare attraverso un blog (o un profilo su facebook, o altro sulla rete) a disobbedire o a istigare contro una legge che ritiene ingiusta, i providers dovranno bloccarne il blog o il sito. Questo provvedimento può far oscurare la visibilità di un sito in Italia ovunque si trovi, anche se è all’estero; basta che il Ministro dell’Interno disponga con proprio decreto l’interruzione dell’attività del blogger, ordinandone il blocco ai fornitori di connettività alla rete internet. L’attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro 24 ore; pena, per i provider, sanzioni da 50.000 a 250.000 euro. Per i blogger è invece previsto il carcere da 1 a 5 anni oltre ad una pena ulteriore da 6 mesi a 5 anni perl’istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all’odio (!) fra le classi sociali. In pratica questa legge può ripulire immediatamente tutti i motori di ricerca da tutti i link “scomodi”. In pratica sarà possibile bloccare in Italia (come in Iran, in Birmania e in Cina) Facebook, Youtube e la rete da tutti i blog che al momento rappresentano in Italia l’unica informazione non condizionata e/o censurata. Non a caso siamo l’unico paese al mondo in cui una media company (Mediaset) ha citato YouTube per danni chiedendo 500 milioni euro di risarcimento. Con questa legge non sarà più necessario, nulla sarà più di ostacolo anche in termini preventivi. Dopo la proposta di legge Cassinelli e l’istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra meno di 60 giorni presenterà al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al “pacchetto sicurezza” di fatto rende esplicito il progetto del Governo di “normalizzare” con leggi di repressione internet e tutto il sistema di relazioni e informazioni che finora non riusciva a dominare. Mentre negli USA Obama ha vinto le elezioni anche grazie ad un uso intelligente di internet, l’Italia prende a modello la Cina, la Birmania e l’Iran. In Italia gli unici media che hanno riportato la notizia sono stati la rivista specializzata “Punto Informatico” e il blog di Beppe Grillo.

Quality time

Abbiamo il fottuto difetto di importare dagli anglosassoni vagonate intere di immaginario indistinto. Dall’Asia arrivano le t-shirt e gli oggetti di plastica a prezzi stracciati, dai bianchicci lentigginosi e talvolta obesi invece linguaggio, concetti e stili di vita. Troppi, senza ombra di dubbio. Perchè tra la roba buona – e non sarò certo io a negarne l’esistenza, io che guido il mio Scania sotto il sole padano allo zenit ascoltando country a tutto volume e sputando tabacco dal finestrino, manco fossi sulla Route 66  – ce n’è anche di pessima, e il peggio è che non ce ne accorgiamo. Perchè è da Alberto Sordi in poi che l’anglosassone funziona, no matter what. Certo, è vero, al tempo cingomme, piano Marshall e scudo Nato ci sembravano manna dal cielo ed avremmo importato qualsiasi dannata cosa ci avessero chiesto. Ed è vero, Hollywood, il rock’n’roll, Beatles e Rolling Stones hanno lavorato sodo per decenni nel fabbricare sogni da esportazione, e di recente MTV, globalizzazione e internet ci hanno dato l’inesorabile botta finale. Ma quando è troppo, è troppo.

Tipo, è da qualche tempo che in rete, nei social network, tra gli splendidi, i professionisti in carriera, i focacciari che si riempiono tutto il giorno la bocca di internazionalità, non sapendo che questa è soprattutto un maledetto fardello che non ti fa mai stare tranquillo nella vita (sarà giusto così? Sarà bello qui? Sarà meglio di là? Dove costa meno? Non mi starò mica facendo fottere? Oddio…), tutti dicono che per il weekend  – o per la vacanza, o la serata – vogliono spendere ‘quality time’ con il caro di turno.

AARGH!

Quality time? Che cazzo mi rappresenta? Cosa sono, pomeriggi spesi a valutare in controluce manoscritti medievali francesi stesi in sublime calligrafia su pregiatissima pergamena vergine di puledro? Lunghe serate estive consumate passeggiando a piedi nudi su spiagge deserte, al calar di un sole rosso come fuoco, sino a giungere a un delizioso ristorantino di crostacei e vino bianco con accesso diretto dal mare? Non capisco. E se fosse invece una modesta trattoria sulla via Emilia sarebbe ancora quality time? Quali sono i parametri esatti? Per me porta sfiga la semplice dichiarazione di intenti: se DEVO stare benissimo per forza, di certo qualche stronzata capita. Tipo, dopo cena (sempre lì sulla spiaggia deserta di chissà dove) e sull’orlo del dolce abbandono alle reciproche coccole d’ammore, una scoria di insalata si appiccica al canino destro, lo copre praticamente del tutto, e mi fa sembrare Benny Hill sdentato mentre sorride alla pin up nelle famose comiche dei nostri anni. Oppure, un fattone puzzolente che mi si avvicina – nel pieno del mio quality time con la mia innamorata – e mi chiama per nome, mi chiede dove fossi stato la sera prima, perchè non fossi passato a ritirare la roba come d’accordo, e mi dice in modo brusco che di me non si fida più, che guarda come vado in giro, e con chi, eccetera eccetera.

Quality time. Tempo tecnicamente uguale al resto ma più intenso, mi sembra di capire. Più vissuto, più respirato. Dio mio che voglia di fare una pernacchia di mezz’ora… E se invece io e la mia cara ce ne stassimo nello scantinato ammuffito a limonare e a dire un sacco di cazzate? Sarebbe abbastanza di qualità, come intrattenimento? Merita un tweet? O bisogna per forza spendere dei bigliettoni per pagare la qualità del nostro tempo, rimpinzandolo di chissà quali inutili intrugli, tipo i menù a 60 euro a testa di un ristorante alla moda? Quando a casa per circa 2 euro a testa avrei preparato due bucatini cacio e pepe da favola e ci saremmo scolati il fiaschio di mio zio che pesta l’uva a Montepulciano…

Ma fa niente, quality time per Dio! Che c’avete, le braccine corte? Il cuore duro come una corteccia? Scucite ‘sta fresca, se ci volete veramente bene al vostro caro. Perchè la vita è breve e va resa speciale. Sempre e comunque. Anche se non sappiamo come. Speciamola! 

su Rieducational Channel

Na Zdorovie

sexy-russian-girl-pink-t-shirtParlavo di recente con un tipo russo (ok, era una bionda da urlo ma cercate di capire…) tra una vodka e l’altra, quasi in confidenza, seppure ci conoscessimo poco e niente. Parlavo e ascoltavo, e mi si materializzavano sempre più davanti agli occhi le grosse lettere in stampatello, tridimensionali, della parola RELATIVITÁ. No, non c’era lsd nella vodka e no, Einstein o altri meno famosi cervelli emigrati non c’entrano nulla. I russi sono diversi, sapete? Distanti da noi, davvero. Non è il nostro mondo. Sì, hanno auto fottutamente moderne e altrettanto odiose, adorano l’ostentazione, pagano in dollari, comprano più vestiti dei giapponesi ecc.. ma non pensano come noi. Vedono le cose da un altro punto di vista. Oltre cortina? Forse. Ma non (solo) la cara vecchia cortina sovietica, bensì quella mentalità retaggio della loro gloriosa e controversa storia, dei popoli, dei fatti, dei luoghi, della pura geografia. Della distanza dall’occidente, dei mancati chewing gum distribuiti alla popolazione nel dopoguerra, dell’innata allergia all’America, a Hollywood e mille altre cose. E’ strano parlare con un russo delle cose che succedono. La pensa spesso all’opposto rispetto a come la pensi tu, eppure non lo ritieni un fesso o un pazzo criminale. Be’, su George W. Bush la pensavamo uguale, a dire il vero. Ma si sa, sulle ambulanze è inutile sparare.
– No, no, parlo d’altro. La pensa all’opposto ma alla fine la sua attitudine è come la nostra, italica. Il mondo ce l’ha con noi? E chi è il mondo per giudicare? Putin è un porco? Sarà mica un angelo Sarkozy o il Premier australiano (sono avanti: niente google, lascio così- Premier australiano)? La Yukos o la Gazprom sono imprese criminali? Ah! Mi viene da ridere… Devo forse fare qualche nome d’occidente o è più elegante glissare? E la democrazia, esiste? Funziona? I russi sono patriottici, dice il tipo. Non so se è la vodka o che cosa, ma ci credo. D’altronde anch’io, all’estero, mi sono trovato a volte a decantare lodi italiche che manco fossi un ministro dell’attuale governo. E non era la vodka.
– E come funziona allora? Funziona che i saputelli internazionali spesso e volentieri sono a dir poco odiosi, e funziona che come al solito nessuno guarda l’orto di casa propria ed è pronto a distruggere quello altrui. Penso alle meravigliose performance dei nostri impavidi caschi blu nei Balcani, tanto per fare un esempio. Chi siamo noi per giudicare? E soprattutto, chi decide chi giudica, e in base a che cosa? E come si passa dal giudizio ai cacciabombardieri? Parliamone. Ho conversato qualche tempo prima anche con un tipo serbo (giuro, è vero) e lui mi ha buttato sul tavolo, uno dopo l’altro, una serie di sassolini di dimensioni non valide per il vezzeggiativo che aveva nelle scarpe circa i fatti della Serbia, del Kosovo, dell’occidente che esporta democrazia e così via. Aveva torto, forse, ma chi ha ragione?
Prospettiva, quindi.
Coerenza.
Buon senso.
Relatività storica e geografica, magari.
Ipocrisia, vade retro.
– Il russo: ‘Dicono che la Russia è un paese corrotto. E gli altri?’
– ‘Be’, in certi paesi la cultura della corruzione non fa presa sulle persone. Posso assicurarti che è così.’
– ‘E allora? Invece in Russia tutto è corrotto. Ogni poliziotto per strada è corruttibile. Ma alla gente va bene così. – Anche a te andrebbe bene così, se ti fermano e al posto della multa potessi pagare solo un quarto o un terzo come mazzetta.’
– ‘Ma è sbagliato.’
– ‘Amico mio – salute – la lista delle cose sbagliate devono ancora pubblicarla, è in continuo aggiornamento. E, bada bene, alcune righe vengono addirittura tolte col tempo.’
Buona questa, ho pensato. Lui ha continuato: ‘E poi, fammi capire, gli altri paesi non sono corrotti? L’Italia?’ Si è corretto da solo: ‘Gli altri?’
– ‘Vedi tu, oggi a causa della crisi finanziaria più corrotta di sempre sono tutti in braghe di tela.’ Facevo lo spiritoso. Comunque, il fatto che per lui la corruzione non fosse un problema, DAVVERO mi colpiva molto. Mi ci incazzo praticamente ogni giorno, su ‘sta cosa. Com’è possibile? Prospettiva? Modo di vivere? D’un tratto ho tirato fuori l’asso nella manica, il fiore all’occhiello dei giusti d’occidente. La causa con la C maiuscola.
– ‘Sì, però Anna Politkoskaja…’
Non so se è stata tattica, sbadataggine o cosa. ‘E’ una storia degli anni di Yeltsin, non ricordo bene.’
– ‘Che dici, amico? è morta 3 anni fa.’
– ‘Davvero?’ Sembrava sincero. Com’era possibile? Poi ha aggiunto: ‘Be’, non è sicuro che sia morta per la questione cecena, magari è stato qualcun altro, no?’
– ‘Non credo proprio. E non voglio dire niente altro che l’uccisione di un giornalista in quel modo è una cosa molto brutta. E che per me Putin è senza dubbio un maiale, in questo senso.’
– ‘Sono d’accordo. E’ uno pericoloso, era del kgb, un russo patriottico senza scrupolo.’ Ma non sembrava disturbato a riguardo. Ha aggiunto: ‘Ma scusa, è la prima volta che accade? Non ci sono giornalisti uccisi in altri paesi? A me suona come la storia più vecchia del mondo: il potere che schiaccia chi ne smaschera le nefandezze.’
– ‘Sì, certo, ma magari in altre epoche. Qualche decina di anni fa, nell’epoca delle ideologie, dei forti sconti sociali.’ Ho pensato a Mino Pecorelli, ma poi ho pensato al Messico di oggi, all’Iran, alla Cina. Forse si riusciva anche a vedere, che le mie certezze scricchiolavano.
– ‘Amico, cos’è qualche decina d’anni nella storia dell’uomo? Cosa crediamo di essere noi? Siamo solo una minuscola fase, un nulla nella scala del tempo. Crediamo di sapere e di poter controllare tutto, ma così pensavano anche quelli prima di noi, qualche decina d’anni fa. Certe cose fanno parte del mondo. Certe dinamiche esistono da sempre, e ovunque.’
– ‘Ma ammazzare una giornalista perchè parlava delle porcate russe in Cecenia è comunque uno schifo.’
– ‘Vero. Non dovrebbe succedere.’
Il tizio mi disarmava puntualmente. Io, cresciuto a pane e Amnesty, coraggioso (col culo al caldo sul mio divano europeo) e bello come il sole, non riuscivo a dimostrare che la Russia è pericolosa, l’Italia sì corrotta ma cambierà e il nord Europa un modello perfetto di società. Cominciavo a provare fastidio.
– ‘Giornalisti uccisi. Politici uccisi. Terrorismo. Attentati. Porcate di ogni tipo. Non succedono ovunque, e anche oggi? Non hanno mica ucciso per strada quel regista ad Amsterdam, nella tua Olanda?’
– ‘Sì, Theo van Gogh.’
– ‘E quel gruppo di bastardi non ha fatto mica saltare in aria mezza metropolitana come se fosse uno scherzetto, a Londra? La sicurezza dov’era? La polizia, l’ordine, la serenità sociale ecc…’
– ‘Non so.’
– ‘E l’11 settembre? Vogliamo parlarne? Chi ha fatto cosa? Un amico in Francia mi ha detto che un blogger piuttosto audace ha sparato a destra e a manca certe teorie ‘non allineate’ e il giorno dopo si è trovato la polizia a casa. Per idee espresse. In Francia.’
Relatività.
Simpatico, il russo. Gli ho sorriso. Altro bicchierino di vodka.

Na Zdorovie.

 

Ah, se avete tempo andate a rivedervi il GRANDIOSO dialogo tra Johnny e Boris in ‘Rapina a mano armata’  di Stanley Kubrick. Perchè? Per il magnifico accento russo dell’ex lottatore e per le sue perle di saggezza, a noi quasi incomprensibili.