Da oggi è disponibile sul sito di RAI ALTO ADIGE la prima puntata del podcast, anzi del mockcast, MORTE DI UN GIALLISTA BOLZANINO, prodotto da Studio Banshee e Riff Records per la RAI con il sostengo della Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige – Cultura Italiana. Il podcast è stato scritto da Jadel Andreetto e Guglielmo Pispisa, le musiche e la produzione sono di Stefano d’Arcangelo e Stefano Campetta.
Le puntate saranno disponibili ogni giovedì dopo la diretta della trasmissione Zeppelin condotta da Paolo Mazzucato.
Le quindici pietre su cui meditare narrativamente che costituiscono l’ossatura del romanzo psichico di questo tempo sospeso ci hanno indotto uno stato di trance. Con l’illustratore Alberto Merlin, che ci ha accompagnato nel cuore di tenebra del colonialismo italiano con Cronache dalla Polvere, abbiamo tentato un esperimento di metempsicosi. L’essenza delle pietre è trasmigrata in altrettanti tarocchi. A ogni carta corrisponde una pietra, un arcano. Ne gireremo tre alla volta. Li interpreteremo e faremo la nostra divinazione in chiave di racconto. Al termine di questo viaggio màntico metteremo a disposizione le carte e le interpretazioni per il download in modo che tutti possano divinare senza di noi, medium da strapazzo. Che gli spiriti di Carl Gustav Jung, Wolfgang Pauli, P.K. Dick e Albert Hofmann guidino i nostri passi.
Venghino, venghino, siore e siori, Madame Gualbruja vi attende…
Wilma si sveglia con un sapore metallico in bocca. Forse è stato il vino di ieri sera, tra una chiacchiera e l’altra in videochat ha finito la bottiglia, non è più abituata. O forse è il poco movimento, o entrambe le cose.
Soles occidere et redire possunt / nobis cum semel occidit brevis lux / nox est perpetua una dormienda. Dall’altra stanza le giunge la voce un poco petulante di Filippo, che non rende onore ai versi di Catullo. Suo figlio è già sveglio davanti al portatile per la lezione di latino, che oggi doveva essere alla prima ora. Lo sente sempre più distante, da un po’ di tempo a questa parte, ma a sedici anni è normale, no?
Si trascina in bagno e poi in cucina a preparare la moka. Sul balcone opposto al suo, la vicina stende un pigiama osceno. Ieri l’ha vista rientrare in compagnia di un tizio che non aveva mai visto prima. Alla faccia delle norme di sicurezza.
Mentre aspetta che esca il caffè, scorre distrattamente i messaggi al cellulare e le prime mail della giornata e intanto ripensa alla discussione di ieri sera. Senza quasi che se ne accorgesse, le chiacchiere hanno preso una piega strana. Parlavano di uomini, in maniera scherzosa le sembrava, eppure c’era una vibrazione, un non detto, fino a quella frase di Olga: Tanto Alberto l’ha capito che le cose leggere non ti interessano.
Che cavolo ne sa Olga di quello che ha capito Alberto di lei? Ne ha parlato con lui? Non le risulta che Alberto si confidi con Olga, eppure quella battuta non sembrava buttata così tanto per dire. Avrebbe dovuto chiederle subito, però così alla sprovvista non le è venuto, non ci ha dato peso. Ma adesso, snebbiata la mente dall’alcol, prova fastidio.
Nella casella ci sono tre email, il suo ex marito che le chiede di pazientare un’altra settimana per l’assegno, figurarsi. Dovrà bussare per l’ennesima volta a denari a sua madre. Una prospettiva che non la rende felice. La seconda mail è la conferma del pagamento semestrale dell’abbonamento a Netflix, la terza è uno di quei messaggi ricattatori che fingono di averti hackerato la videocamera e minacciano di diffondere video di te che ti masturbi davanti a Pornhub. Lo manda una tale Madame Gualbruja. Wilma però non usa Pornhub, quindi è abbastanza sicura che siano scemenze… A guardar meglio, questa mail ha qualcosa di insolito. Madame Gualbruja non chiede soldi o bitcoin e in realtà non minaccia nemmeno. L’inizio del messaggio è accattivante.
Fai attenzione a queste parole: tu non mi conosci, ma io conosco te e conosco meglio di te le cose e le persone a cui tieni. L’indolente sedicenne che vive confinato nella sua stanza mentre tu leggi questo messaggio in cucina. I problemi di mantenimento che ti dà il tuo ex. E poi conosco Alberto e so perché finge di non essere interessato a te.
Vuoi capire se è l’uomo che aspettavi? Segui questo link…
Come diavolo fa a sapere tutte queste cose? Non ha nemmeno finito di porsi questa domanda che ha già cliccato sul link.
Viene trasferita in una chat room dallo sfondo nero. Il cursore lampeggia davanti al nome di Madame Gualbruja e poi si mette in movimento, spinto dalle parole.
Madame Gualbruja: Sei venuta, alla fine.
Wilma: Chi sei?
Madame Gualbruja: Sei di certo più interessata a scoprire chi sei tu. Un giro di tarocchi?
Wilma: Quanto mi costa?
Madame Gualbruja: Ti costerà fiducia, ma mi pagherai più avanti.
Da un punto in alto a destra, una dietro l’altra volteggiano tre carte fino al centro dello schermo.
Madame Gualbruja: Ecco i primi tre tarocchi per la divinazione.
Madame procede a interpretare le immagini che si sono disposte longitudinalmente, dall’alto in basso. Le sue parole si allungano e vorticano come una spirale silenziosa e ipnotica sul video.
PRIMO TAROCCO. ARCANO MAGGIORE: IL BUEN RETIRO
XIII arcano. Il buen retiro. Il ritiro dal mondo. Il mondo che si ritira, l’oggetto si sottrae al soggetto, entrambi diventano ectoplasmi. L’apocalisse è immanente. La natura fa il suo corso, la vecchiaia torna debole, la giovinezza forte. Delfini nei fiumi, polpi giganti nei canali, cervi nei parchi cittadini, persone imbambolate davanti al flusso di in-coscienza, allo streaming of non-consciousness. In clausura si scruta nell’abisso.
Il Buen retiro rovesciato: l’abisso scruta noi.
Era quasi scontato che uscisse per prima questa carta: la tua forzata clausura, innanzitutto. Ma quanto è davvero forzata, in effetti? Non hai la sensazione sottile che qualcuno, qualcosa, ti avesse già preparato a tutto questo? In fondo, a parte i primi giorni di scoramento e angoscia, a poco a poco ti sei tranquillizzata, tesoro. In fondo ci sono le consegne a domicilio, ci sono i social, c’è Netflix. Hai pure più tempo per pulire la casa… È cambiato davvero così tanto?
#iorestoacasa #andràtuttobene Pensa una cosa per volta e solo al presente. Non va meglio, così? Del resto ti eri già abituata a farlo da un po’ e un oblio confortante ti accompagna da tempo, un distacco graduale dalle ansie del mondo. Prova a pensare all’ultimo commento in rete che hai fatto, all’ultimo like che hai messo a una foto, pensa a quella foto e prova a ricordare dov’eri quando ci hai cliccato su, cosa c’era attorno a te nel mondo reale. Ti viene in mente? No, vero? Niente. Ecco…
SECONDO TAROCCO. ARCANO MAGGIORE: IL SICOFANTE
VIII arcano. Il Sicofante.
Gli occhi sono le spie dell’anima. Scrutano, guardano, osservano. Sono cattivi, sono buoni, fingono di non vedere, sono favorevoli o sfavorevoli. La sclera di porcellana, la pupilla di onice, l’iride prosciugato. Quelli della mente sono ciechi, quelli alle finestre sono attenti. La piscopolizia vigila. Se vedi qualcosa, di’ qualcosa.
Il Sicofante rovesciato: occhio per occhio, dente per dente.
Ora, dopo mesi di clausura, devi riabituarti a uscire, con le dovute cautele. Metti la mascherina anche quando non serve, meglio abbondare, perché siamo un popolo di indisciplinati e bisogna dare un segnale forte, vigilare su noi stessi, vigilare sul nostro vicino. Ti sorprendi a interessarti degli altri molto più di prima. Adesso che ti è chiaro che dal loro comportamento dipende la tua sorte, che alle loro cattive abitudini è appesa la tua salute, che dal loro rispetto discende la tua sicurezza, ora sì che ti interessano. Avevi mai fatto caso a come si veste la tua dirimpettaia, a che ora rientra la sera e con chi? Be’, adesso sì. Perché adesso conta, soprattutto adesso, che dopo settimane e mesi in casa, riprendi timidamente a mettere il naso fuori. E la prima cosa che fai quando esci è prendere la macchina. Con la mascherina.
TERZO TAROCCO. ARCANO MINORE: L’APPAGAMENTO. ROVESCIATO.
I arcano. L’Appagamento La dopamina ronza elettrica, i neuroni sono filamenti al tungsteno di lampadine impazzite. Un like, una scossa, un commento un bagliore, un retweet una scarica. Non basta. Piccole overdosi a incandescenza. Voltaggio troppo debole per fulminare, troppo forte per fermarsi. Sei anni di vita davanti allo schermo, sei anni di vita a scrollare, sei anni di vita a capo chino.
L’Appagamento rovesciato: la crisi d’astinenza, il fallimento di sistema. Errore 404.
Hai proposto a tuo figlio di uscire con te. Guanti, mascherina e un bel giro in auto per vedere finalmente un pezzetto di mondo, dopo tanto tempo. Ma lui si è mostrato indifferente, anzi, quasi infastidito. Troppo sbattimento, mamma, i dispositivi di protezione personale, il distanziamento da mantenere, il caldo. No, io resto qui, tanto è uguale. Ma sei sicuro? Sì ma’ tranquilla, io sto a posto.
Curioso come i giovani, che rischiano meno, siano i primi ad autorecludersi, si chiudono nelle loro stanze, si chiudono in se stessi, coccolati dal silenzio delle istituzioni che non si ricordano mai di loro nei decreti ministeriali. Mentre i vecchi, ben più esposti ai rovesci dell’esistenza, scalpitano per avere spazio e stare ancora in prima fila. Sono i vecchi, del resto, il motore economico del paese, è grazie alle loro pensioni che i giovani stanno a galla. È a causa delle loro pensioni che ai giovani è negata qualunque altra cosa che non sia stare a galla. Lo scontro generazionale rimane sotto la traccia della pigra convenienza.
Ma che cazzo dice questa?, pensa Wilma. Eppure con un brivido di inquietudine si rende conto che non una parola, tra quelle che Madame ha detto, è andata fuori bersaglio. Parla della situazione in generale, certo, cose che sanno tutti, ma anche di lei, del suo intimo.
Madame Gualbruja: Passiamo ad altre tre carte, adesso. Sono sicura che Alberto non si farà attendere…
Tutti pronti per la fase 2? Non vi azzardate a rispondere “siamo nati pronti”, la battuta è troppo vecchia. Pronti o no, abbiamo deciso di dare un seguito al discorso avviato con lo scorso post. Giusto un’illusione di compiutezza in questo strano tempo dispari.
Il nostro compagno di avventure Alberto Merlin si è fatto ispirare dalle nostre quindici pietre e ha disegnato quindici meravigliosi, perturbanti, acidissimi tarocchi. Così abbiamo pensato di sottoporveli tre alla volta, come dei cartomanti cialtroni, e farne la divinazione. Una divinazione un po’ narrativa, visto che il lupo perde il pelo ma non il vizio…
I primi tre arcani verranno rivelati domani a mezzogiorno.
Nel 2017, dopo tre piani quinquennali, quattro romanzi totali, due romanzi, un blog, presentazioni in giro per il mondo, simposi, conferenze, workshop, reading sonorizzati e azioni di guerriglia narrativa pensavamo che la missione fosse terminata. L’esperienza : Kai Zen : ci sembrava avesse esaurito le sue possibilità. Dai primi esperimenti in rete siamo tornati in strada, alla penna abbiamo preferito voce, basso, chitarra, batteria e i libri degli altri. Tre lustri sono tanti, le nostre vite sono cambiate radicalmente da quel fatidico 18 febbraio del 2002 che ha sancito la nascita dell’amichevole ensemble narrativo di quartiere, ma proprio mentre la tentazione di scrivere un “comunicato” sulla fine delle ostilità si faceva sempre più impellente, lo spirito dei tempi ci ha messo i bastoni tra le ruote. Non faremo la differenza, ne siamo consapevoli, ma non ci piace l’indifferenza. Raccontare storie è una responsabilità, prima di tutto verso chi ci sta vicino, verso i nostri figli, le persone che amiamo, gli amici, i compagni di viaggio, la comunità di lettori che ci ha seguiti fin qui e verso le persone che ci hanno sostenuto e aiutato a farlo.
Non sappiamo cosa diventerà : Kai Zen : né se continuerà a chiamarsi così o chi ne farà parte. Sappiamo però che la fiamma che ha animato le nostre narrazioni negli ultimi diciassette anni non si è mai sopita, come non lo ha fatto la nostra voglia di condividerle. Le cose cambiano, ma subire il cambiamento non ci è mai piaciuto. Preferiamo andare i direzione ostinata e contraria, essere da un’altra parte quando tutti ci pensano in un determinato spazio tempo. Siamo fuoriluogo, siamo quasiparticelle, mettiamo il culo in mezzo alle pedate. Abbiamo scritto romanzi ibridi, piegato i generi, cercato l’etica nell’estetica e viceversa, spalancato le porte della nostra umile officina. Quando tutto sembrava destinato a venire ingoiato da un buco nero, abbiamo pensato che in fondo sull’orlo del buco nero è passato solo un decimo di secondo dal big bang. Guardarsi indietro era questione di un battito di ciglia, mentre davanti a noi c’era l’orizzonte degli eventi. Non era più necessario terminare la missione, non era nemmeno più necessaria la missione. Ci bastavano la passione, la morale e il cielo stellato. È così che nell’anno del Signore 2019 ha visto la luce il mosaic novel, il romanzo a mosaico, un’altra ibridazione, un’altra sbandata, un’altra direzione. Il primo frutto di questo nuovo corso si chiama Cronache dalle Polvere, lo ha pubblicato Bompiani, è firmato Zoya Barontini e il 28 di giugno lo presentiamo a Bologna. Non è uno sguardo sul passato anche se racconta del passato, non è uno sguardo sul futuro, anche se è destinato a un pubblico giovane. È una narrazione nata sull’orlo del buco nero, qui e ora.