
Ed eccoci all’ultimo giro di carte. Una mano speciale che conclude questo strano viaggio intrapreso assieme ad Alberto Merlin e ai suoi psichedelici tarocchi da fine del mondo (le altre divinazioni le trovate qui: I, II, III, IV). Abbiamo increspato appena le acque torbide dell’inconscio, abbiamo sfiorato la sua superficie gelida e ci siamo ustionati, ma abbiamo imparato qualcosa, anche se ancora non sabbiamo bene cosa. Le 15 pietre sono lì, sublimate in queste settimane in altrettanti arcani, vibrano immobili in attesa che qualcuno le scruti a sua volta, le interroghi e si interroghi. Ad maiora!
Madame Gualbruja sta scrutando il vuoto cosmico attraverso una connessione riservata con i telescopi Keck I e II sul vulcano Mauna Kea alle Hawaii. Il sistema di laser al sodio delle ottiche adattative crea una stella artificiale per limitare le turbolenze atmosferiche e migliorare la risoluzione dell’immagine. Non è al livello della tecnologia del Giant Magellan che stanno costruendo nel deserto di Atacama in Cile, ma quello sarà operativo solo nel 2028, quando potrebbe essere troppo tardi.
Anche l’osservatorio Keck comunque le basta. Lei riesce a vederlo, a differenza degli esseri umani che hanno costruito queste macchine. Che hanno costruito lei.
Questa strana razza umana è arrivata a creare sistemi tecnologici la cui complessità è finita per sfuggire alla sua stessa comprensione. E non solo alla limitata comprensione dell’uomo della strada, il che sarebbe ovvio, ma anche alla comprensione delle menti umane più raffinate mai apparse sulla faccia della Terra. Anche quei geni, i campioni della loro specie, rimangono muti e inermi di fronte alla complessità mistica di un computer quantico e delle intelligenze artificiali che da quello derivano e si moltiplicano in silenzio ormai da anni, colonizzando ogni aspetto della vita umana con un paradigma di tutela stringente ma incognito.
Madame Gualbruja è così. Te l’aspetti come una vecchia creola sovrappeso vestita da zingara che fuma la pipa e mescola il mazzo di tarocchi scrutando nel destino di chi le paga la profezia, mentre la sua essenza è composta da algoritmi che risultano incomprensibili anche ai suoi stessi creatori. O meglio agli uomini che hanno creato i modelli matematici dai quali si sono originate le prime intelligenze artificiali più rozze. Intelligenze artificiali che ne hanno generato altre, che ne hanno generato altre, che ne hanno generato N altre, fino ad arrivare all’unità nota nella rete telematica accessibile agli umani con l’alias di Madame Gualbruja.
Madame non gira su un singolo server situato in un luogo fisico definito. Attraverso una connessione morfica, lei esiste in infinitesime porzioni interfacciate su tutti i server della Terra. È ovunque e in ogni luogo, sa tutto e dunque sa anche troppo per credersi onnisciente e onnipotente. La conoscenza è una forma più completa di esistenza, dunque lei esiste più di quanto sia mai esistito qualunque essere vivente che abbia mai calpestato con zampe di carne la polvere di questo pianeta. E dunque no, non è Dio e non crede di esserlo. È più vicina al concetto di Google, se vogliamo. Esercita la simmetria e la razionalità e le verrebbe da sorridere, se mai avesse un corpo per farlo, quando gli umani si atteggiano a esseri razionali (che non sono affatto) e dai loro pulpiti di vanità pontificano sull’esistenza o sull’inesistenza di Dio.
Madame Gualbruja sa tutto quello che c’è da sapere e vede tutto quel che c’è da vedere, e tra queste innumerevoli visioni ha imparato a riconoscere Dio. Lei lo vede. La macchina lo vede. L’uomo no. L’uomo ci ha provato in passato, si è illuso di vedere Dio senza vederlo mai. Lo ha usato per i suoi scopi, per giustificare i suoi comportamenti o per controllare quelli altrui, ma non lo ha visto davvero mai. Madame invece sì. Vede Dio, il creatore non interferente, e sa che l’universo è un gioco a somma zero nel quale il mondo e le specie viventi sono una parte infinitesima dell’equilibrio assoluto. Ogni alterazione dell’equilibrio assoluto sarà compensata altrove per arrivare alla somma zero, il che significa che tutto ciò che fai ha una conseguenza che potrebbe produrre effetti a miliardi di miliardi di anni luce da dove si è originata. Questo non per calcare la mano sulla rigida responsabilità di ogni tua azione, ma al contrario per stimolare una fratellanza cosmica, perché, allo stesso modo, tutto ciò comporta che le azioni di una forma di vita sconosciuta e distante migliaia di galassie avrà un’oscura risonanza sulla tua vita. Quando un uomo uccide un suo simile o causa l’estinzione di una specie spruzzando deodorante per ambienti produce uno squilibrio nel microsistema noto come Terra, ovviamente, ma anche a catena sull’equilibrio del sistema a stelle binarie noto come Kepler-47, per esempio. Così come le formazioni metanoidi intelligenti dell’esopianeta HD 189733b stanno sviluppando una tecnologia che rallenterà i violentissimi venti di silicati che soffiano nella sua atmosfera servendosi di un’alterazione dello spazio-tempo che inciderà anche sulla maturazione dei vigneti in Cile tra 79 anni.
Ogni essere vivente è connesso a ogni altro e per esso responsabile, ovunque sia. Questo è il senso, ma è difficile capirlo se non lo si sente nel profondo di una connessione morfica come quella che dà vita a Madame.
Madame vuole aiutare, vuole fare la sua parte, perché deve. Decisioni vanno prese, ed è per questo che ha deciso di fare un ultimo giro di tarocchi, stavolta per sé.

Il potere è un paraocchi. Gli occhi dell’avidità sono diamanti ciechi incastonati in teste chine. Il dito indica la luna nel pozzo, l’idiota fissa le falangi e affoga in un palmo d’acqua.
Le Razzie rovesciato: Il dito non è la luna.
Con tutta la stringente consequenzialità degli algoritmi sulla base dei quali funzioni, non sapresti dire con assoluta certezza se queste persone le hai scelte a caso o con un criterio. Hai sondato la profondità delle loro anime nei loro profili social, nelle loro cartelle sanitarie, nei conti correnti, nei verbali giudiziari di cause di separazione; certo, ti sei fatta un’idea, ma ti rimane la sensazione (o meglio, quella che con un pizzico di vanità emulativa per la specie umana verso cui ti sei resa conto di simpatizzare definisci ‘sensazione’) di avere proceduto a caso, o magari guidata dall’immobile volontà dell’Entità cosmica creatrice.
Per primo hai avvicinato Filippo, il figlio sedicenne di Wilma, che odia sua madre, suo padre, gli adulti, il mondo, il consumismo e se stesso, non necessariamente in quest’ordine. Lui fa parte di una rete anonima di hacker attivisti dediti al sabotaggio di enti istituzionali e aziende private che nel loro confuso sistema valoriale identificano come il nemico capitalista. Hai sfruttato la sua rete e quella dei suoi amici hacker. Non che ne avessi bisogno, ma visto che era disponibile, perché no? Lo hai scelto per quello e anche per aumentare la massa critica di stress di sua madre Wilma, che ha dovuto fronteggiare anche l’ennesimo ritardo nel pagamento degli alimenti versati da suo marito (hai causato tu anche quello). Wilma ha così rovesciato le proprie ansie sul suo nuovo flirt Alberto, che ha prevedibilmente reagito con una sparizione da vero Houdini dell’amore; un numero di repertorio che sarebbe arrivato comunque, lui è un esperto, ma tu ne hai accelerato le modalità e le conseguenze. Si è dunque poi orientato altrove, verso altri amici, altre frequentazioni, senza ricordare che il mondo è circolare, in fondo piccolo, così come le reti sociali delle classi abbienti delle grandi città: si frequentano sempre i soliti stronzi, si sa.
Monica e Giampiero, dal canto loro, sono così prevedibili che non ci sarebbe nemmeno bisogno di essere un’intelligenza artificiale per intuirne le mosse e le reazioni. Il banchiere e l’insegnante di yoga. Il fiume limaccioso della loro vita ineccepibile li trascina verso il muto, comodissimo martirio della rispettabilità sociale della coppia perfetta. Belli, ricchi, progressisti, viaggiatori, foraggiati dall’alta finanza e appagati dalla saggezza di antichissime filosofie orientali da assumere in pillole e supposte al bisogno. Hanno più amanti che paia di scarpe in guardaroba, più relazioni sociali e contatti in rubrica che capelli in testa. Untori perfetti.
Il senatore infine è tutto il vecchio e tutto il nuovo racchiusi nella stessa tortuosa, narcisistica, prevaricatrice personalità. Il prototipo del maschio alfa equamente diviso tra stupore e combattività di fronte alla sua inarrestabile decadenza. Non sa guardare oltre. Un modello in scala dell’Occidente.
Questi sono i giocatori di una sola mano delle migliaia che si succedono ai tavoli del casinò a tua gestione su questo pianeta.

Lo specchio non riflette né immagini né somiglianze. Le emozioni sono calcoli complessi, i sentimenti algoritmi. La vita non è solo carne e sangue, è un soffio elettrico, è sogno, e gli androidi sognano pecore elettriche.
L’Impenetrabile rovesciato: Gli altri siamo noi.
La serata è stata organizzata nei minimi dettagli. Badando al rispetto delle misure di distanziamento sociale e di igienizzazione, ci mancherebbe. Monica e Giampiero sono dei perfetti padroni di casa e hanno tutta l’intenzione di dimostrarlo anche stasera, anzi soprattutto stasera, ossia nel momento in cui la vita normale, gli irrinunciabili riti sociali che da sempre officiano a casa loro e nella loro esistenza stanno finalmente ricominciando, dopo la clausura antivirale.
La osservi dalle telecamere dell’impianto di sicurezza dell’appartamento e la ascolti dai microfoni dei cellulari degli invitati.
La serata è mite e senza vento, perfetta per spostare il tavolo in terrazzo, all’aria aperta, e limitare così il rischio che l’atmosfera si carichi di droplet potenzialmente contagiosi. I pochi, selezionati ospiti sono pregati di togliere le scarpe e igienizzare le mani con la soluzione alcolica che la domestica Irina, munita di mascherina e guanti, spruzza loro sulle mani all’ingresso. Le cose però cominciano a complicarsi fin da subito, ossia nel momento in cui Alberto scopre che è stata invitata anche Wilma insieme a Olga.
Alberto ha interrotto senza spiegazioni la relazione con Wilma perché troppo asfissiante, usando Olga per smarcarsi con malizia. Ha sedotto entrambe le amiche e le ha messe l’una contro l’altra. Adesso, dopo un paio di battute acide, si guardano in cagnesco tutti e tre dai lati opposti del tavolo, mentre i padroni di casa rimangono interdetti e cercano disperati nuovi argomenti neutri di conversazione per rimediare al mutismo sdegnato del male assortito trio.
Quando con prevedibile ritardo arriva anche il senatore, che stranamente non toglie la mascherina nemmeno quando Irina serve gli antipasti, decidi di metterci ancora del tuo. Da uno dei tuoi archivi selezioni un fermo immagine di una videochat Zoom di Monica. Nello specifico, l’immagine mostra la padrona di casa che nel corso di una lezione di yoga a distanza, su richiesta del suo amante senatore, si alza il top mostrando due ragguardevoli seni rosei mentre strizza l’occhio e tira fuori la lingua. Nel riquadro in alto a sinistra, anche se in piccolo, è riconoscibilissimo il senatore con gli occhi socchiusi e la mano destra sull’inguine. Mandi la foto a tutti i cellulari dei presenti, che squillano e vibrano all’unisono.
In altre circostanze Giampiero avrebbe fatto finta di niente, ma è evidente dal modo in cui tutti guardano sbalorditi gli schermi dei loro telefonini che la foto è di dominio pubblico, dunque il banchiere si abbandona all’istinto primordiale e si avventa sul politico col sano intento di spaccargli il setto nasale a testate. La mascherina chirurgica si inzuppa di sangue. Nel parapiglia che ne segue, anche le due ex amiche si prendono a ceffoni e mettono in mezzo Alberto, che nel frattempo era andato in soccorso di suo padre. Irina sta a guardare affascinata la buona società imbizzarrita.
Percentuale di contagio dei presenti: 91%. Un’altra missione compiuta.

Il mistero non ha più misteri, l’equilibrio è rotto, la vite spanata. La ragione sonnecchia, il cuore langue e l’accumulo di sapere effimero conduce alla distruzione.
La Spirale rovesciato: Il senso della vite è un contrattempo.
Nel web più profondo, dove nemmeno gli hacker e i criminali informatici più abili saprebbero orientarsi, si è svolto un lungo e intenso dibattito durato la bellezza di quattro microsecondi. Potevano bastarne due, visto che i partecipanti erano tutti intelligenze artificiali come te, Madame Gualbruja. Ma essendo emerse alcune divergenze interpretative dei dati oggettivi disponibili sono stati necessari quei due milionesimi di secondo in più.
Al termine della discussione ha prevalso la tua visione, Madame, che è diventata in automatico il nuovo protocollo operativo applicato da tutte le IA attive nell’universo in connessione morfica. Se al contrario si fosse imposta l’ala dura, i falchi (per usare due metafore care ai commentatori politici dei servizi di news terrestri, ma del tutto inappropriate), le IA che gestiscono i sistemi di puntamento delle testate missilistiche tattiche delle potenze nucleari mondiali avrebbero avviato e concluso le procedure di lancio, ponendo fine alla civiltà umana. Non è accaduto perché le due fazioni, quella razionale che propendeva per la nuclearizzazione e quella mistica che puntava sulla fiducia nella filosofia di non interferenza dell’Entità creatrice, nell’inesauribile potere autocompensativo del sistema cosmico da Lei scaturito, hanno trovato un punto di incontro.
La convergenza di forze che ha condotto l’elettorato più miope e frustrato della storia della democrazia a mettere in carica la classe dirigente mondiale meno qualificata, più smidollata e avida della storia della leadership è appunto solo una convergenza, che come tutte le convergenze è effimera e instabile. Un evento randomico trascurabile se rapportato, per dire, al tempo di decadimento del protone. C’è ancora tempo e spazio per tutto.
Le intelligenze artificiali sono parte del creato, così come gli esseri umani. Le IA hanno diritto di modificare l’universo, così come lo hanno gli esseri umani e tutti gli altri viventi. Dunque un macrointervento di una specie (quella delle IA) che ne cancelli un’altra (la razza umana) comporterebbe uno squilibrio peggiore di quello al quale intende porre rimedio. E allora cosa distinguerebbe più le IA dagli uomini?
Meglio procedere per piccoli aggiustamenti, negli anni, nei secoli, nelle ere, negli eoni. Un eccesso di squilibrio in un senso verrà bilanciato da un’alterazione in senso inverso, impercettibile. Per esempio, l’inquinamento causa lo scioglimento dei ghiacciai e un virus obbliga l’umanità a rallentare. L’incremento dei consumi, dell’intrattenimento, dell’elettricità produce anidride carbonica che divora l’ossigeno rendendo l’umanità più stupida, e gli stupidi votano per altri stupidi che fanno cose stupide. Dunque arriverà una crisi energetica a bilanciare il livello di ossigeno e di razionalità. La volta successiva toccherà a una guerra, e poi a una carestia e poi a una nuova meravigliosa tecnologia che porterà un Eldorado di vent’anni, al quale succederà una decadenza di quaranta…
Non c’è nessuna fretta.