Benedizione e burocrazia

Un giovedì di inizio dicembre, ore 19:00 circa.  A casa Truck Driver suona il campanello… chi sarà mai? 🙂 Da noi di norma si cena come le galline – cioè come gli olandesi: a quell’ora eravamo già quasi al dessert (che non c’era, per la cronaca). La piccola camionista di due anni e quattro mesi – punta di diamante dell’assetto familiare – spinge coi piedi il seggiolino lontano dal tavolo, facendolo scivolare all’indietro, e si offre di andare ad aprire: vuole prendere a schiaffi chiunque le si trovi davanti, come abitudine. Qualis Pater, talis filia. Ma la mia signorina, cameriera in un highway restaurant eccetera eccetera, la precede, intimandole la buona educazione con il prossimo.

Io sorrido: che mamma politicamente corretta… bello dare alle nostre figlie entrambi gli estremi della scala dei comportamenti, penso. Da una parte la mamma e la buona educazione, dall’altra la mia persona. In mezzo, ogni atteggiamento scorretto possibile. Così i bambini possono valutare, capire, imparare meglio. Mi sbaglio forse? Ma comunque ignoro il campanello e l’interruzione della cena e continuo ad affondare gambi di sedano verde su pozze melmose di bianco gorgonzola, come se nulla fosse. Check your head dei Beastie Boys in sottofondo: gran disco. Ignoro ma sbircio di sbilenco: il nostro appartamento è un semplice 80 metri calpestabili, lungo i quali si trovò per suo sfortuna il volto dell’agente immobiliare che voleva fregarci sulle metrature. Ops, calpestato. Mi scusi.

Un prete. Uh, che bello! Che ci farà mai da queste parti? Destino 🙂 Ci sarà da divertirsi. Adoooro sabotare i quadretti tradizionali, le scene madri della vita sociale. Per esempio, l’altro giorno per strada mi ha fermato davanti a un banchetto un tipo un pò strano, di quelli mezzi tossici recuperati per la raccolta firme dai furboni di San Patrignano e compagnia bella:

“Ciao, scusa vuoi firmare contro la droga?”

“E perchè mai? Io sono a favore.”

Si è volatilizzato in un attimo: non ero il suo cliente tipo. Il prete sull’uscio di casa invece pareva più simpatico, nonostante la professione. Sorridevo. Intingevo sedano e ascoltavo la mia signorina colloquiare con lui, la piccola ribelle da un lato e l’ambasciatrice delle Winz rosavestita dall’altro.

“Buonasera signora, ciao belle bimbe! Indovinate per cosa ho suonato il vostro campanello?”

Un quiz. Andiamo bene…

“Ehm… regalate talari?” Spiritosa la mia signorina.

“No, dispensiamo benedizioni natalizie.”

Nel frattempo montano decine di  Chi è? Chi è? a voce sempre più alta da parte delle bimbe, tipico di quando hai di fronte uno sconosciuto. La mia signorina guarda l’orologio, poi guarda il calendario appeso di fianco all’ingresso, poi il prete. “Natale? Ma è il 4 novembre.”

Il prete, serafico, come se tutto il mondo gli chiedesse la stessa cosa in quei giorni. “Ho 18.000 nominativi da visitare, in elenco. Non posso farcela se non comincio presto.”

Le bimbe: Chi è? Chi è? La mia signorina: “Capisco, ma non è presto benedire adesso per Natale? Non diventa tutto un pò troppo burocratico?”

Il prete sfoggia il suo migliore sorriso chi se ne frega, la vuoi la benedizione o no?

Non resisto. Mollo il gambo di sedano e mi avvicino furtivo. Il mio faccione spunta all’improvviso da dietro la parete, alla destra del religioso, che ha un sussulto. “E se da qui a Natale la casa si infesta di nuovo? Può succedere.”

Le bimbe: Chi è? Chi è? Il prete ci sta: “Potrebbe succedere anche dal 20 dicembre al giorno di Natale…”

“Esatto. A che serve allora la benedizione? La casa non rimane comunque immacolata per il natale…”

“Figliolo, il Signore benedice ogni casa dei suoi fedeli, la prepara al Santo Natale, porta nel focolare familiar…”

“Torno alla zola, mi scusi. La lascio alle mie collaboratrici.” Chi è? Chi è? Mamma, chi è? Chiedono le bimbe, Devo controllarmi. Devo starne fuori. è un suo diritto benedire quello che gli pare. Devo comportarmi bene. Devo devo devo.

La mia signorina al prete. “Non è colpa sua, lo so, ma forse le benedizioni dovrebbero essere meno burocratiche… non trova?”

“Lei dice? È una bellissima tradizione, invece. Le interessa? Benediciamo?”

“No, grazie. Magari l’anno prossimo.” Chi è? Chi è? Chiedono le bimbe.

“Facciamola anche dopo la Befana, se è più comodo. Di solito pecchiamo più in gennaio e febbraio, in famiglia.” Dico sarcastico a voce alta, dal tavolo dove sono tornato a sedermi.

La mia signorina mi fulmina con lo sguardo. Le bimbe la imitano, magicamente uscite dal loop della domanda non risposta: papà! Non riesco proprio a starmene zitto…

Nel frattempo, il prete è sceso dal pianerottolo. Ha già sprecato troppo tempo. Ci sono 18.000 pratiche di benedizione natalizia da sbrigare.

4 thoughts on “Benedizione e burocrazia

  1. La prossima volta che ti suona un prete tu proponigli questo: “18.000 benedizione eh? scommetto che lei è velocissimo”, se risponde di si…

    ALLORA…

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  2. Pingback: Boh | : kaizenology :

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