Io li odio i nazisti dell’Illinois, ma anche la bolzanesità

Questa sera suoneranno gli Zetazeroalfa a Bolzano? Non si sa. Chi ha seguito la vicenda sa che Casa Pound / Casa Italia aveva annunciato o meglio aveva fatto trapelare in via ufficiosa – insomma aveva lanciato il sasso nascondendo la mano – che la band romana avrebbe calcato il palco dalle parti del ex-Lager di via Resia. La strategia dei nostri è sempre più o meno la stessa: alzare un polverone e far parlare di sé. Quella del Lager però è stata davvero una mossa sconsiderata. Dopo anni di torpore la città bomboniera ha risposto e più che puntare i riflettori sui quattro naziskin che animano le allegre serate bolzanine, si è ritrovata a fare i conti con la propria indole antifascista e a scoprire una volta per tutte che l’antifascismo sudtirolese è senza ombra di dubbio “bilingue”. Per chi non conosce il territorio è difficile capire cosa ci sia di inaudito in questo incontro etnico, ma è qualcosa di straordinario.
Bolzano è piccola, pulita e ordinata. Cresce, si dota di università, museo di arte contemporanea, accademia di ricerca scientifica, wi-fi nei parchi e di un’altra serie di piccole e grandi cose che le cominciano a dare aria da città sempre meno provinciale che nel 2019 potrebbe essere capitale della cultura europea (in combinazione – combutta con il Nord Est e Venezia). Il problema è che gli abitanti rimangono gli stessi. La bolzanesità si trasmette di padre in figlio e l’attività principale rimane la frequentazione dei bar. La bolzanesità è il provincialismo – ricco – allo stato puro. Ci sono possibilità, soldi, welfare, benessere, “misura d’uomo”, posizione geografica (la porta d’Europa) eppure la gente rimane inchiodata da generazioni al bancone di un bar.
Nei piani alti, come ovunque nel resto della penisola, si pensa in modo clientelare e negli snodi strategici (salvo qualche eccezione) vengono sistemati funzionari per questioni politiche e non meritocratiche, per questo ti ritrovi a parlare con uno dei massimi responsabili della ripartizione cultura di talk show televisivi come paradigma culturale.
E i fascisti? Che c’entrano i fascisti?
I fascisti a Bolzano c’entrano sempre. Per la questione etnica di cui sopra la maggioranza degli italiani di Bolzano ha sempre votato MSI e derivati in contrapposizione al voto tedesco dato con maggioranza bulgara alla SVP (Südtiroler Volkspartei). I due partiti si sono alimentati per decenni l’un l’altro grazie alla questione dell’appartenenza linguistica.
Ma e i neofascisti? I neofascisti provengono spesso dai quartieri italiani “popolari” (a Bolzano il termine è fuorviante: le case di via Genova per esempio sembrano i bungalow del club med) da qualche anno a questa parte hanno alzato la cresta, o meglio la crapa pelata, e hanno intessuto una rete con Casa Pound, con Radio Bandiera Nera, con il Fronte Veneto Skinhead. Sono pochi ma si danno da fare. Cercano di coinvolgere pubblico giovane con concerti punkrock, rockabilly ecc ecc., e con attività varie (alcune dicono loro di utilità sociale) e hanno base, naturalmente, nell’unico posto che un vero bolzanino ama frequentare: un bar. Sono pochi ma non si fanno molti scrupoli, qualche anno fa in una rissa c’è scappato il morto, e alcuni di quei pochi sono finiti in galera, anche se purtroppo non tutti.
E il concerto degli ZZA? Il concerto, scoperta la bufala del Lager, è stato spostato in discoteca in zona industriale: il Dub. Nomen omen visto che di solito si occupa di dub, afro, raegge e via danzando. Sembra che uno dei proprietari fosse in ferie mentre l’altro conosceva uno dei fasci per vie laterali e non capisse nulla di questioni politiche, al ritorno del socio si è sentito cazziare e ha deciso di cancellare la serata dal calendario. Sarà anche che l’SVP ha annunciato pubblicamente la sua contrarietà allo svolgimento del live e che nessun imprenditore, dico nessuno, in provincia si sognerebbe di inimicarsi la forza politica numero uno che da oltre mezzo secolo governa queste lande. Oltre alle voci sulla gestione del Dub e suoi gestori, ci sono quelle sull’ennesimo spostamento del live in un’altra sede. C’è che dice si terrà all’Ex Life, un’altra discoteca decentrata. I soliti informati dicono anche che la digos sia già in fermento (eh sì anche a Bolzano ogni tanto tocca lavorare, invece che rompere le scatole a qualche quindicenne che si fuma una canna) perché è previsto l’arrivo in città di qualche centinaio di neofascisti (addirittura in pullman) e se il concerto non si tiene potrebbe esserci qualche problema di ordine pubblico. Devo ammettere che c’è qualcosa di affascinante e divertente al pensiero di vedere il centro della città con le sue birrerie chic piene di fighetti, turisti e ragazze conciate come al gran ballo della regina di Svezia, in preda al panico a causa di un manipolo di nazisti ubriachi fradici e pronti a menare le mani mentre gli sbirri in tenuta antisommossa li inseguono di locale in locale…
E l’antifascismo? Ecco il punto ed ecco le note dolenti ovviamente. Ma andiamo con ordine.
In pochi giorni diversi gruppi di persone si sono trovate, all’insaputa degli altri, attorno a un tavolo di un bar, ça va sans dire, a discutere della cosa. La questione del Lager era una bufala ma in effetti era stata una sparata davvero troppo, troppo grossa per non suscitare incazzature e perplessità e come scrivevo più sopra si è rivelata per Casa Pound un boomerang. Volevano attirare l’attenzione? Be’ ci sono riusciti ma hanno in qualche modo risvegliato lo spirito antifascista di questa città che durante la guerra si è trovata davvero tra due fuochi e che se l’è presa in quel posto sia dai fascisti che dai nazisti e che ha avuto una resistenza articolata, complessa e strenua. Senza contare che ha ospitato ben due Lager (via Resia e Gries) che nel corso del tempo si sono rivelati ben più che semplici snodi di smistamento prigionieri (qualche anno fa hanno arrestato in Canada “la bestia di Bolzano” un ufficiale nazista di origine ucraina di stanza in via Resia con la passione per le torture e le morti dolorose).
In maniera disorganizzata attorno ai tavoli dei bar si è discusso di cosa e come fare per rispondere, non tanto alla provocazione di quattro sfigati, ma a un interrogativo che da anni è rimasto sepolto sotto la coltre del benessere e della bolzanesità: c’è qualcuno là fuori? O siamo tutti talmente avvinghiati al bancone del bar, di generazione in generazione, da non essere più in grado di riconoscere la realtà dalla chiacchiera alcolica? (e vi risparmio in questa sede ogni divagazione teoretica sul concetto di realtà).
Ieri, con un’organizzazione minima e un semplice passaparola, una delle piazze centrali della città bomboniera si è riempita di gente. Un presidio antifascista quasi improvvisato, al limite dello spontaneo, per certi versi naif. C’era di tutto, gente di ogni età e di ogni tipo. Punk rurali e signore in dirndl, redskins e ragazze in tacco a spillo, metallari e padri di famiglia con bimbi al seguito. Poche persone della mia generazione. Meno di quelle che speravo. Molti avevano detto sarebbero venuti. Ma è inutile la bolzanesità per chi è nato negli anni ’70 forse ha attecchito, per qualche strana ragione, di più che sugli altri.
Le note dolenti? Be’ questo paese ha un serio problema di metabolizzazione della complessità e della storia, non dico nulla di nuovo o sconvolgente, ma è così. E se il presidio antifascista è stato bello, oltre che un successo date le premesse (il poco tempo, la disomogeneità, la dis-organizzazione ecc. ecc.) e ha avuto un esito insospettato che si trasformerà nel boomerang (ci arrivo dopo) c’è stato anche il rovescio della medaglia.
Mentre la gente si assiepava e si annusava, mentre si scambiava sguardi per capire chi ci fosse e chi si fosse, non è mancato il megafono libero e da lì purtroppo sono partite molte cazzate. Si sono avvicendati nell’ordine, come in un film di Fantozzi, politici sinistrorsi ma nemmeno troppo, sindacalisti zelanti (mi chiedo quanti dei lavoratori “sindacati” da lui ci fossero tra la gente. Scommetto nessuno.), personaggi pseudopubblici e istituzionali vari e un partigiano in là con gli anni. Per fortuna, con emozione visibile, sono intervenuti alcuni ragazzi giovani, giovanissimi, che in italiano e in tedesco hanno detto la loro con schiettezza e veracità. Volevo sentire le loro di voci, non quelle di quei quattro cialtroni pronti al comizio e a dare addosso a Berlusconi attribuendogli una improbabile paternità o una supervisione – protezione di Casa Pound per via di un lambiccatissimo passaggio inerente la politica locale. (D’accordo, d’accordo, il consigliere provinciale del PDL ha detto che non c’era nulla di male nel concerto degli ZZA – sono solo ragazzi che vogliono divertirsi – ma il poveretto non sa cosa dice e di cosa parla… ma credo che il presidente del consiglio se ne sbatta allegramente i coglioni di quattro naziskin e di tutto il fascismo extraparlamentare, anzi del fascismo tout court).
Il partigiano poi, dopo un intervento sconclusionato ma commovente, si aggirava tra la gente e quando qualcuno, durante il comizio del politico sinistroide reduce del ’68 ha commentato “ma perché invece non lasciano la parola ai giovanissimi che sono venuti qui da Merano e da altre città, quello risponde: “no, no. Direbbero quello che gli passa per la testa.” Ora il rispetto per i partigiani è una cosa, stare a sentire una stronzata del genere è un’altra.
Il presente ce lo hanno regalato i sessantottini e i settantassettini, e chi ora da vecchio non vuole lasciare spazio a nessuno, partigiano compreso, che alla notizia – ed ecco il boomerang – che tutti quelli che discutevano sparsi per i bar – tedeschi e italiani – e che si sono trovati proprio grazie a questo presidio e hanno pensato di unire le forze per preparare un evento antifascista il 25 aprile come mai prima in quel di Bolzano, lontano anni luce dalle solite feste a base di intillimani, birra e würstel, bolznesità e provincialismo, ha detto: “faremo una festa dell’ANPI”, impossesandosi subito dell’iniziativa. Insomma anche lui ha una poltrona da difendere. Ma questa volta mi sa che, oltre ai fasci, anche la bolzanesità se ne andrà a fare in culo.
Bella ciao.

7 thoughts on “Io li odio i nazisti dell’Illinois, ma anche la bolzanesità

  1. Non posso che condividere queste parole. Ieri ero presente e mi stupisco a leggere qui le STESSE IDENTICHE COSE che mi sono ritrovato a pensare (collegamento telepatico..who knows). Resta un problema fondamentale, a Bolzano, è necessario riaprire gli spazi di militanza ed è necessario farlo fuori da quei partiti che, per le perverse logiche della politica locale, si trovano a sostenere maggioranze di governo. Ieri da quel megafono si sono sentite troppe analisi sconclusionate e troppi ragionamenti avulsi dalla realtà dei fatti. La sensazione, dolceamara, è di aver fatto un passo avanti e due indietro.

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  2. Ciao Jadel,
    condivido quello che hai scritto nelle conclusioni. Condivido lo spirito, ma se non fosse che l’episodio me lo ha confermato Flavio, date le premesse zeppe di errori ed imprecisioni, dovrei dubitare della veridicità del tuo racconto. Insomma non è bellissimo criticare la superficialità riportando fatti in modo un po’ troppo superficiali, no?

    PS
    Ma i ragazzi che non hanno potuto parlare sono proprio quelli dell’ANTIFA (Antifada secondo SEL e CGIL)?

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  3. Caro Andreas Perugini
    mi sembra un po’ superficiale (le e non li!!!) criticare in modo così superficiale chi dedica tempo non solo per essere presente al presidio ma anche per tentare di fornire una critica utile e costruttiva. Forse dovresti dedicare qualche minuto in più alla lettura (e anche alla scritture dei tuoi commenti)e poi sparare quello che semmai avrai da dire.
    Io al presidio c’ero e credo che questo intervento sia un buon punto da cui partire per ri-pensare le modalità degli interventi antifascisti.
    Infine, forse non sai leggere, ma Jadel non ha mai scritto che non hanno fatto parlare i giovani.

    Ps: ti consiglio vivamente di approfondire la lettura, di pensare prima di rispondere di botto e di scrivere tu qualcosa di meno superficiale sull’argomento.

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  4. Cara Marian, leggo solo ora il tuo intervento e tu chissà quando leggerai il mio…
    Sta di fatto che Jadel che scrive, contrariamente a quanto tu auspichi, mi sembra molto poco propenso ad aprire dibattiti. Quindi la base stessa della tua difesa d’ufficio secondo me viene evidentemente a cadere.
    Oltre a molte imprecisioni (che ammetto mi abbiano parecchio disturbato) ha scritto: “ma perché invece non lasciano la parola ai giovanissimi che sono venuti qui da Merano e da altre città, quello risponde: “no, no. Direbbero quello che gli passa per la testa.” Da qui io ho dedotto che alcuni (desumo gli Antifa meranesi) non hanno potuto parlare. Tu, invece, cosa hai capito, scusa!?
    Glisso sul tuo tentativo di denigrare il mio intervento basandoti su un mio evidente refuso quando il tuo assistito non conosce la differenza tra “centrano” e “c’entrano” 😉 Volevo evitare di polemizzare su queste cose ma hai spostato tu in questo ambito la discussione.

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  5. Quante storie per un refuso… anzi no, fai una cosa consideralo come avessi usato il verbo centrare nel senso di fare centro… 🙂
    Sta di fatto che la domanda rimane e ricorda una canzone degli Ianva.
    Dov’eri tu quel giorno?

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