Presidente: “L’imputato ha qualcosa da aggiungere alla sua deposizione testé letta?”
Bresci: “Il fatto l’ho compiuto da me, senza complici. Il pensiero mi venne vedendo tante miserie e tanti perseguitati. Bisogna andare all’estero per vedere come sono considerati gli italiani! Ci hanno soprannominati maiali…”
Presidente: “Non divaghi…”
Bresci: “Se non mi fa parlare mi siedo”
Presidente: «Resti nel tema.»
Bresci: “Ebbene, dirò che la condanna mi lascia indifferente, che non mi interessa punto e che sono certo di non essermi sbagliato a fare ciò che ho fatto. Non intendo neppure presentare ricorso. Io mi appello soltanto alla prossima rivoluzione proletaria”
Presidente: “Ammettete di avere ucciso il re?”
Bresci: “Non ammazzai Umberto; ammazzai il Re, ammazzai un principio! E non dite delitto ma fatto!”
Presidente: “Perché lo avete fatto?”
Bresci: “Dopo lo stato d’assedio di Sicilia e Milano illegalmente stabiliti con decreto reale io decisi di uccidere il re per vendicare le vittime”.
Il Presidente chiese a Bresci perché avesse compiuto quel gesto
Bresci: “I fatti di Milano, dove si adoperò il cannone, mi fecero piangere e pensai alla vendetta. Pensai al re perché oltre a firmare i decreti premiava gli scellerati che avevano compiuto le stragi